CDIT0110

speciality_conservativa La “Sindrome del dente incrinato”: un case report Autori_Gianfranco Politano, Adele Scattarella, Andrea Forabosco, Italia Ringraziamenti Si vuole ringraziare l’amico Vincenzo del laboratorio odontotecnico “Musella” di Montale (Modena) per il supporto odontotecnico di alto valore e per la realizzazione del manufatto utilizzato nella clinica di questo articolo. _Introduzione Esistono molte classificazioni in letteratura della “Sindrome del dente incrinato” (SDI) che possono ingenerare confusione, così come la vasta gamma di sintomi, che si associano a questa condizione clinica, che non formano sempre un pattern ben preciso e distinto(1). Cameron ha introdotto la denominazione di “Sindrome del dente incrinato” nel 1964(2) sebbene Ritchey e suoi collaboratori presentarono 22 case reports di questa condizione ben 7 anni prima(3). Secondo l’International Association for the Study of Pain, la SDI è un “dolore dentale breve e acuto, spesso non compreso finché non si giunge alla frattura completa del dente”(4). Il termine “dente incrinato” è generalmente usato per descrivere lo sviluppo di una frattura che segue l’asse lungo del dente. Le incrinature superficiali (generalmente indicate come “craze lines”) sono limitate allo smalto. Eccesive forze occlusali possono determinare la progressione dell’incrinatura dallo smalto alla dentina. Le incrinature possono aumentare in profondità e ampiezza, consentendo il passaggio di molecole di cibo e la colonizzazione da parte dei batteri presenti nel cavo orale(5). Dal momento che la frattura è incompleta, senza visibile soluzione di continuità dei frammenti, si è anche parlato di “frattura a legno verde”(6). Comunemente le linee di frattura seguono una direzione mesio-distale. Nei molari inferiori, l’incrinatura decorre in genere vestibolo-linguale(4). Le incrinature possono sorgere dalla struttura coronale del dente o dalla porzione radicolare e interessare denti sani o trattati endodonticamente(1). I sintomi variano a seconda che siano interessati denti con tessuto pulpare integro, iperemico o necrotico o denti trattati endodonticamente(1). La classificazione di Williams(7) distingueva fra: _ Classe I: frattura verticale incompleta dello smalto e dentina senza coinvolgimento pulpare; _ Classe II: coinvolgimento pulpare (irreversibile); _ Classe III: coinvolgimento del parodonto; _ Classe IV: separazione completa dei frammenti. L’American Association of Endodontists ha distinto tra le seguenti varianti: craze line, fractured cusp, cracked tooth, split tooth, and vertical root fracture(1). Tatum ha proposto due nuovi sistemi di classificazioni; la prima, e più semplice, distingue le incrinature in base alla posizione, la seconda, e più completa, si basa sul sistema di propagazione dell’incrinatura(8). Le fratture che inizialmente non risultano in perdite di struttura dentale, quindi, sono considerate incomplete. Fratture incomplete che si propagano verso la dentina possono determinare dolore durante la masticazione o quando si serrano i denti. Questa sensazione di dolore cessa quando la propagazione si arresta per poi ripresentarsi se la frattura si estende più profondamente nella struttura del dente. Se si giunge sino all’interessamento pulpare, la sensibilità durante la masticazione può aumentare fino a un dolore continuo che cesserà solo con la necrosi pulpare o con il trattamento endodontico. La prima motivazione per la presenza del dolore è la risposta della polpa alla presenza di batteri nella rima di frattura. La propagazione dell’incrinatura si può estendere sino al sistema radicolare del dente. A volte, forze laterali sul dente determinano 10 cosmetic dentistry 1_2010

Bitte aktivieren Sie Javascript!
Lade ePaper...