CDIT0110

speciality_conservativa la propagazione di una frattura verticale in una orizzontale, comportando in alcuni casi la perdita di una parte del dente (ad es. frattura completa di una cuspide). Anche la perdita di struttura dentale determinata da processi cariosi aumenta la suscettibilità del dente alla formazione di fratture, così anche denti che sono stati trattati endodonticamente presentano un maggior rischio di fratture coronali o radicolari(5). Dopo aver escluso patologie pulpari e parodontali, il trattamento definitivo dovrebbe essere realizzato in modo da alleviare i sintomi del paziente in maniera risolutiva e conservativa(9). Fig. 1 Fig. 2 Fig. 3 _Case report Si è presentato alla nostra attenzione un uomo di 38 anni, in buone condizioni di salute generale, per la valutazione di un dolore cronico. Il paziente era in grado di localizzare l’origine del fastidio, ovvero l’elemento dentale 36, in corrispondenza del quale era presente un datato restauro in amalgama (Fig. 1). Il paziente riferiva sensibilità al freddo e un dolore acuto e della durata di pochi secondi, che si presentava in maniera caratteristica durante la masticazione o il serramento. Entro 10 secondi dal rilascio della pressione occlusale, il dolore si arrestava. La radiografia endorale periapicale dell’elemento in questione non evidenziava segni di infiltrazione marginale secondaria né sofferenze periapicali. La diagnosi di sindrome del dente incrinato è stata fatta in relazione alla storia clinica del paziente ed escludendo altre possibili origini del dolore. All’ispezione visiva si apprezzavano a carico dello smalto alcune micro e macro incrinature, che interessavano sia la faccia linguale (Fig. 2) sia quella vestibolare del dente, mentre altre percorrevano la cresta marginale distale, meglio valutate tramite l’utilizzo di sistema magnificatore di tipo prismatico (5x). Nella prospettiva di un successivo restauro conservativo di tipo adesivo e proprio perché macroscopicamente evidenti, non abbiamo ritenuto opportuno evidenziare ulteriormente le rime di incrinatura tramite l’utilizzo di blue di metilene(10) per evitare eventuali pigmentazioni permanenti ai substrati smalto/ dentinali. Per confermare ulteriormente il sospetto diagnostico, si è deciso, infine, di riprodurre i sintomi del disturbo principale chiedendo al paziente di mordere un oggetto solido, quale un rullo di cotone (“bite test”). La risposta positiva a quest’ultimo test ci ha fatto confermare la diagnosi di “Sindrome del dente incrinato” di Classe I (Frattura verticale incompleta dello smalto e dentina senza coinvolgimento pulpare). La pianificazione del trattamento è stata quella di ottenere una stabilizzazione permanente del dente tramite la realizzazione di un onlay con cerchiaggio delle cuspidi disto-linguali e disto-vestibolari. Dopo il trattamento parodontale iniziale, eseguita l’analisi occlusale ed il rilevamento preventivo del colore dell’elemento dentale, ha avuto inizio il trattamento conservativo dell’elemento 36. Previo isolamento del campo operatorio con diga di gomma (Fig. 3), ricorrendo a sistemi d’ingrandimento, si è proceduto alla rimozione del vecchio materiale da restauro (amalgama occluso-vestibolare) (Fig. 4) al disotto del quale si ren- Fig. 1_Caso iniziale: a carico del 36 si evincono diverse rime di incrinatura che riguardano sia la cresta marginale D che le cuspidi DL e DV, oltre a un vecchio restauro in amalgama OV incongruo. Fig. 2_Particolare della rima di incrinatura L. Fig 3_36: Isolamento. cosmetic dentistry 1_2010 11

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