CDIT0110

speciality_conservativa Fig. 16 Fig. 17 Fig. 18 Fig. 19 Fig. 16_Impronta effettuata con tecnica “full arch”. Figg 17-18_Intarsio onlay in composito. Fig. 19_Dopo aver subito il processo di Silicatizzazione, al manufatto viene effettuata una mordenzatura di 5” al solo scopo detersivo. Fig. 20_Applicazione del Bonding sulla superficie deputata all’adesione. Fig. 20 Questa procedura, inoltre, consentirebbe l’adesione stabile al materiale composito fotopolimerizzabile con cui, routinariamente, costruiamo il provvisorio “alla poltrona”. Rifiniti i margini della cavità, lucidato il micro build-up, si è rimossa la diga e si è controllato che con la preparazione si fossero ottenuti i giusti rapporti dimensionali con l’antagonista. Si procede al rilevamento dell’impronta (Fig. 16) secondo la tecnica full-arch e utilizzando come materiale d’impronta un polietere a doppia viscosità utilizzato con tecnica simultanea. Il provvisorio è stato realizzato con tecnica diretta eseguita alla poltrona, applicando una resina apposita a bassa elasticità fotopolimerizzabile e a rilascio di clorexidina. Il paziente è stato quindi dimesso, dopo avergli spiegato di prestare estrema attenzione alla permanenza o meno della sintomatologia algica presentata nelle giornate precedenti al “Micro build-up diagnostico”. Al successivo appuntamento (dopo 8 giorni) il paziente riferisce la completa remissione della sintomatologia algica. In questa stessa seduta si rimuove con cura il materiale provvisorio (Fig. 21) e si controlla l’adattamento marginale dell’intarsio. Le superfici della preparazione vengono deterse tramite air polishing con polvere a base di glicina, per effettuare una profonda azione di decontaminazione del campo operatorio e contestualmente riattivare per l’adesione le superfici (Fig. 22). Si passa poi, all’applicazione di acido orto fosforico al 37% (10’’ sullo strato precedentemente ibridizzato, a solo scopo detersivo (Fig. 23), quindi alla sua rimozione e lavaggio e successiva applicazione del solo bonding per 20’’ lasciato sulla superficie non polimerizzato (Fig. 24). Si evita il passaggio del primer poiché le dentine, subendo una ibridizzazione immediata, non risutano essere più sensibili all’azione di quest’ultimo. Intanto l’intarsio in composito (Figg. 17, 18), realizzato in laboratorio, manipolato mediante bastoncino con terminale adesivo, veniva così condizionato: _ sabbiatura/Silicatizzazione della superficie deputata all’adesione(15) con polvere “COJET Sand 3M ESPE” (granulometria: 30 micron); _ eliminazione dei residui più evidenti di polvere “COJET” tramite spray di aria _ mordenzatura detersiva per 5” (Fig. 19); _ applicazione copiosa di agente silanizzante per 45”; _ disidratazione dell’agente silanizzante tramite riscaldamento con aria a elevata temperatura; _ applicazione del bonding del sistema adesivo sulla superficie deputata all’adesione dell’intarsio, appena prima della cementazione, lasciandolo non polimerizzato (Fig. 20); _ accurata protezione del manufatto pronto per essere cementato da fenomeni di prepolimerizzazione spontanea dovuti alla luce dell’ambiente. La cementazione dell’intarsio è avvenuta grazie all’apposizione nel manufatto, fino a completa saturazione della sua capacità, di una massa di composito microibrido microriempito scaldato a 50° C (il riscaldamento produce, infatti, una forte diminuzione della viscosità, che si traduce in una aumentata scorrevolezza in fase di compressione. Ciò determina un miglioramento dell’adattamento marginale per riduzione del film di composito a funzione di cemento, inoltre, 14 cosmetic dentistry 1_2010

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