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fatti e opinioni_intervista bocca e dei denti. Quel è la sua opinione e come, concretamente, bisognerebbe operare? La riabilitazione estetica delle labbra e del volto non possono prescindere dalle analisi delle singole unità anatomiche a loro volta inserite in un contesto globale. Ritorniamo a quanto dicevamo prima riguardo la necessità di una più completa formazione dell’operatore che così potrà meglio guidare il paziente che è spesso disorientato. A Salerno ha parlato di “opportuna definizione di quello che è l’ideale di bellezza”, ma a Modena il suo intervento è stato incentrato sull’importanza di una correzione armonica e sostenibile. Qual è la relazione tra queste due tesi e in particolare cosa intende per “sostenibilità”? L’ideale di bellezza e sostenibilità estetica sono i miei cavalli di battaglia. Il primo condiziona enormemente il secondo concetto. Il punto di partenza è dato dal saper paragonare ciò che si ha davanti (gli inestetismi del paziente) alla cosiddetta “normalità anatomica” che non necessariamente è data dalla perfezione ma che anzi, essendo inserita in un contesto dinamico di conservazione della mimica facciale, può, o meglio deve, contenere anche piccole imperfezioni che, piuttosto che disturbare, rappresentano proprio l’ideale della normalità. Per le labbra abbiamo visto che è sempre preponderante, sia come volume sia come proiezione, il labbro inferiore rispetto quello superiore. Questo è già, ad esempio, un ottimo elemento per evitare tante brutture che io arrivo a definire insostenibili. Pertanto, la strada per la sostenibilità estetica è data dalla ricerca della norma anatomica, avvalendosi magari della relazione 1:1,618 data dalla “divina proporzione”, inserita in un contesto di personalizzazione non solo morfologica ma anche psicologica. Spesso i pazienti oggi chiedono dei trattamenti estetici per migliorare la propria immagine, non tanto personalizzati quanto riferiti a modelli a loro graditi. Come comportarsi secondo la sua esperienza? Il paziente va ascoltato attentamente, ma con la nostra professionalità va messo al riparo da errori che a volte le mode e i media inducono a fare. Faccio un esempio: l’attrice Isabella Ferrari ha una forma di labbro superiore (per me senz’altro ritoccato) che invece di presentare la normale protuberanza al centro del labbro superiore (il tubercolo) presenta un infossamento con ai lati due grossi tubercoli. Tante persone mi hanno chiesto un tipo di labbro del genere perché l’avevano vista al cinema o alla televisione. Scatta allora la fase educativa nella quale si spiega che certe convinzioni sono sbagliate perché vanno contro natura. Il paziente poi capisce… e ti segue. Lei ha ribadito che è fondamentale creare la consapevolezza che anche certe semplici procedure diagnostiche e terapeutiche possono creare gravi danni morfologici, funzionali e molto spesso, di conseguenza, psicologici. Un invito alla prudenza dunque? È frequente questo grave errore a suo giudizio? Non esistono procedure o trattamenti semplici, e lo dimostrano le gravi problematiche che abbiamo osservato in persone mal curate per inestetismi leggeri. La scelta merceologica e l’utilizzo dei giusti prodotti e delle giuste procedure evitano problemi. E di nuovo ricadiamo nella centralità della formazione dell’operatore. A Modena ha parlato delle necessità di un’attenta e profonda formazione dell’operatore medico che si dedica al campo dei mutamenti estetici della bocca e del viso. Cosa succede nella realtà? Purtroppo le scuole di specializzazione trascurano alcuni aspetti importantissimi come lo studio delle arti e dei classici per dare all’operatore quell’affinamento del gusto e dell’occhio che sono indispensabili per chiunque si occupi di cambiamenti di forme. I vari specialisti che operano sull’estetica del viso spesso lo fanno in forma non interdisciplinare o addirittura in grande competizione. Quali i vantaggi della collaborazione e perché tanta devastante competizione e polemiche anche sui media televisivi? L’interdisciplinarietà è indispensabile per la formazione dell’operatore estetico ed è anche un grande volano per le singole attività dei veri specialisti. Una sana competizione la reputo positiva, mentre non lo è assolutamente l’arroccarsi su posizioni di supponenza che contrastano con il carattere che deve possedere il nostro artista ideale. Lei si avvale di un importante team di specialisti. Ritiene, quindi, che la strada delle cliniche o degli studi associati sia il futuro? L’espansione delle specializzazioni e dei campi di interesse impone l’associazione fra specialisti che la pensino in modo comune con le necessità, però che ognuno di loro arrivi alla superspecializzazione dopo un percorso di studi con la più larga base possibile. Fare la prima diagnosi, per poter poi indirizzare a ognuno dei singoli specialisti, necessita l’avere conoscenze che sconfinino nel campo altrui; conoscenze e non necessariamente competenze operative! 08 cosmetic dentistry 1_2010

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