DTIT0410

21 Anno III n. 1 - Aprile 2010Italian Edition Speciale Integrazione fra prevenzione odontoiatrica e sistemi educativo-relazionali in adolescenti a rischio di devianza G.M. Nardi*, O. Marchisio**, P. Calzolaio*** *Ricercatore , Università di Roma “Sapienza”, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche - Direttore prof. A. Polimeni **Igienista Dentale, prof. a.C. Università degli Studi di Pavia ***Educatrice professionale nel campo del disagio minorile, della devianza e della marginalità, esperta in consulenza e relazioni d’aiuto, Università di Bari - Dipartimento di Bioetica HT pagina 17 Nel tempo, sul concetto di salute e sulla sua definizione si è sviluppato un dibattito inter- nazionale e sono state formulate alcune proposte di definizione alternative. Fino a ora però han- no avuto poco successo e quindi la definizione dell’Oms rimane ancora un punto di partenza e di riferimento. Individuo sano Non possiamo assolutamen- te parlare di “individuo”, ma dovremmo parlare di “persona”. Fra questi due termini, appa- rentemente così simili, a volte associati come sinonimi, vi è un’enorme differenza che risal- ta solo “all’occhio pedagogico”. Per individuo intendiamo un soggetto senza volto, senza espressione, possiamo parago- narlo a una tipica maschera carnevalesca: anche lo sguardo è spento; per persona, invece, intendiamo tutte quelle dimen- sioni che entrano in gioco per far sentire un soggetto vivo: la dimensione corporea, fisica, psichica e affettivo-emozionale. Quindi, una “persona sana” è colei che riesce ad avere il cor- retto equilibrio fra queste sfe- re. Solo in questo modo potrà essere sempre meno utopistico e diventare più utopico il concetto di integrazione fra la salute psi- cofisica e ambientale in questo preciso momento storico e per il tenore di vita che possediamo. L’approccio dedicato ai pazienti in una struttura medica o ospe- daliera deve essere umanizzato, deve considerare gli utenti “per- sone” e non semplici numeri o cartelle cliniche. In Italia, a dif- ferenza di altri Paesi dell’Unio- ne Europea, ancora si va avanti per numeri più che per nomi e cognomi in questo tipo di strut- ture. Già nell’ambiente odonto- iatrico la situazione cambia, in quanto solitamente l’igienista, il dentista e il team operativo pos- seggono una familiarità con il paziente e considerano l’approc- cio psicologico con il paziente. La tradizione popolare, inve- ce, ritiene sano chi non ha dolo- ri, febbre o duraturi disagi, tanto da impedirgli di svolgere le proprie funzioni. Le “funzio- ni” dipendono maggiormente dall’età e dai ruoli sociali. Que- sta definizione ha il vantag- gio di essere di “buon senso” e lo svantaggio di essere “poco qualificabile”. La definizione dell’Oms propone una meta che è irrealistica e impossibile da raggiungere, dal momento che nessuno realizza mai in modo stabile e duratura una condizio- ne di completo benessere fisico, psichico e sociale se non per pochi fuggevoli momenti. Un sorriso sano e bello Se sorridere è un problema che coinvolge l’autostima, Phyllis Diller asserisce che “un sorriso è una curva che raddrizza tutto”. HT pagina 22

Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download