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Italian Edition Medicina Legale Consenso informato: dal “modulo perfetto” a una possibile soluzione Mario Aversa Specialista Medico-legale e Odontoiatra, Libero professionista in Salerno Vista la varietà e la disomo- geneità delle situazioni cliniche della medicina specialistica, non è realistico immaginare un uni- co modello-tipo di formulario. Può tuttavia essere utile trac- ciare un “percorso” per non dimenticare aspetti importanti da concordare nella relazione- alleanza tra sanitario e paziente. Il processo che porta al consen- so è caratterizzato da 4 fasi: infor- mazione, comunicazione, verifica della comprensione e acquisizio- ne del consenso. Occorre, quin- di, assumere le informazioni necessarie per un determinato percorso terapeutico, essere sem- pre disponibili a chiarimenti e approfondimenti, definire crite- ri e modalità necessari per una corretta informazione (contenu- to) e un’adeguata comunicazione (forma), indicando, specie nelle strutture complesse, chi deve compiere tali azioni, le modalità per effettuarle e la sequenza del- le fasi del processo. In proposito, un’indagine con- dotta su 50 modelli di CI relati- vi a svariate procedure hanno evidenziato numerose lacune. In particolare, una comunicazione monca e unidirezionale, sen- za possibilità di contraddittorio né di eventuali chiarimenti e approfondimenti; un modulo di consenso in cui si riportano altre indicazioni (per es., preparazione all’intervento); un altro grave- mente incompleto, mancando data di nascita, nazionalità, lin- gua parlata, consenso a sospen- dere o modificare l’intervento di fronte a situazioni impreviste o imprevedibili. Mancano infor- mazioni sulle conseguenze del non intervento; manca, in calce al modulo, una dichiarazione del paziente sulla piena comprensio- ne dell’informazione acquisita; inoltre, in diversi moduli è possi- bile rilevare, oltre a errori di bat- titura, la fretta di giungere alla parte finale del “consenso libera- torio”: la firma non manca mai, maricorronospessospazibianchi, compreso quello della data del consenso, dei benefici e dei rischi. Ecco ora una riflessione perso- nale e una proposta di possibile soluzione per l’annoso problema. Il recupero della serenità pro- fessionale verso la tanto auspi- cata “alleanza terapeutica” Gran parte delle preoccupa- zioni derivano dal fatto che, per acquisire un valido consenso, occorrono un tempo adeguato e una premura per il paziente – tipica della professione – che si è sempre meno disponibili a con- cedere, essendo legati a como- di stereotipi e a causa di una procedura che fa perder tempo (e quindi denaro). Il consen- so informato dovrebbe essere, invece, un scambio di idee che sostiene la relazione fiduciaria medico-paziente: la sua acquisi- zione dovrebbe esserne alla base. È un processo istruttivo che ha il potenziale di guidare l’alle- anza tra i due nella direzione del reciproco beneficio. Quando lo si affronta in modo serio, la relazione diviene una vera asso- ciazione con autorità decisionale e condivisione di responsabilità per le conseguenze. Marketing dello studio Nella libera professione, in particolare, la procedura d’acquisizione del consenso è un’operazione di marketing e di fidelizzazione del paziente incredibilmente efficace. Se la spiegazione della proposta tera- peutica (informazione) deve essere comunque fatta, il farla in tempi e modi giusti, senza fretta e con un’adeguata prepa- razione organizzativa, dimostra una giusta attenzione al pazien- te. Tale disponibilità, ai fini della sua decisione di accettare il trattamento, ha spesso molto più valore della perfetta esecu- zione tecnica, di cui si renderà conto (ma non sempre è possibi- le) in un momento successivo. Migliorare le performance Comespessoaccade,èunaque- stione di atteggiamento menta- le, di disponibilità a cercare (e trovare) qualcosa utile e positivo in quel che a un approccio super- ficiale potrebbe sembrare solo un’inutile e fastidiosa incom- benza. Indispensabile, quindi, mettersi in discussione, analiz- zare le proprie azioni e capacità diindividuareimodipermiglio- rarle, accettare la perfettibilità e coltivare una sana attitudine al continuo apprendimento e all’autoconsapevolezza. Chi non è disponibile a lavorare in que- sta direzione aumenta il rischio e si assume la responsabilità per il proprio comportamento, qua- lora deontologicamente e legal- mente imperfetto. Concludendo, nel superare i vecchi schemi su cui si è basa- ta nel passato l’arte sanitaria, si chiede al medico/odontoiatra di fornire al paziente le informa- zioni necessarie con un linguag- gio attento al livello culturale dell’interlocutore, al comprensi- bile stato emotivo e alla capacità di capire. Il consenso informato – occorre ricordarlo – è un pro- cesso che si svolge nel tempo, non in unico sbrigativo incontro. Il professionista deve rinunciare a una posizione e a un ruolo “di prestigio”, spogliarsi delle vesti di “imparziale funzionario del sapere scientifico”, cercar di rag- giungere il beneficio del paziente e, allo stesso tempo, rispettarne la libertà, aiutandolo a prendere decisioni e assumersi responsabi- lità sulla propria salute. Al mala- to si chiede al contempo, di non essere soggetto passivo, ma atti- vamente partecipe del processo decisionale. Certo, per entrambi, non sarà semplice trasformare l’attuale, travagliata, relazione in un rapporto basato su con- divisione delle responsabilità e collaborazione tra soggetti con pari dignità, compatibilmente con i limiti imposti dalla malat- tia. Occorreranno molta buona volontà e tempo per “digerire” il nuovo copione, ma è l’unica via valida e soddisfacente da per- correre. Solo a tali condizioni si potrà iniziare un rapporto meno sbilanciato, in cui la dipendenza psicologicadelpaziente,cheancor oggi giustifica agli occhi di molti l’atteggiamento paternalistico, potrà essere compensata dal- la condivisione con la parte più responsabile della psicologia del malato. Di qui, un inderogabile cambiamento da parte di tutti i protagonisti, con il supporto di uno specifico e gradito contribu- to legislativo. I tempi cambiano; in fondo la problematica del CI è solo espressione del faticoso adat- tamento del pianeta sanità (e, in particolare, del fondamentale rapporto sanitario-paziente) agli avvenuti cambiamenti socio-cul- turali verso una consapevolezza più profonda del “bene-uomo” e del “bene-salute”. Per ulteriori informazioni: www.odontolex.it

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