ITIT0210

6 Italian EditionAnno IV n. 2 - Maggio 2010 Clinica & Ricerca IT pagina 5 L’impianto più lungo e di dia- metro maggiore veniva posizio- nato a livello della cresta ossea così da ottenere un migliore profilo di emergenza. Su un totale di 159 impianti 93 erano posizionati nel mascellare superiore e 66 nel mascellare inferiore. 56 impianti non pre- sentavano la necessità di utiliz- zare membrane o biomateriali, i restanti 103 impianti presenta- vano deiscenze o fenestrazioni che richiedevano l’utilizzo di biomateriali (Fig. 2). Una volta riposizionato il lembo ed esegui- ta la sutura del sito chirurgico a ogni paziente erano prescritti antibiotici, antinfiammatori e sciacqui con clorexidina per una settimana. I punti erano rimossi dopo una settimana e il paziente rivisto mensilmente per i primi 6 mesi (Fig. 3). Il secondo stadio chirurgico era effettuato 6 mesi dopo il po- sizionamento dell’impianto. Il successo clinico globale era va- lutato per un follow-up totale di 10 anni. Per l’intera durata del follow-up ciascun paziente era sottoposto annualmente a esa- me clinico (Fig. 4) e valutazione radiografica durante la quale venivano analizzati i seguen- ti parametri: presenza/assenza di mobilità, presenza/assenza di dolore, presenza/assenza di suppurazione, livello di attacco clinico (CAL), misurato con una sonda parodontale a livello dei 4 siti di ciascun impianto dalla spalla dell’impianto alla porzio- ne più apicale della sonda. Le ra- diografie endorali erano esegui- te al fine di valutare la presenza di eventuali zone di traslucenza perimplantare ed erano esegui- te con metodica standardizzata (tecnica del cono parallelo). Un impianto era classificato come successo solo se in grado di sod- disfare tutti i criteri di Buser e collaboratori(7) (Fig. 5). Risultati I 10 anni di follow-up sono stati calcolati per ciascuno dei pazienti inclusi nello studio dal momento del posizionamento implantare al momento dell’ul- timo richiamo. Il numero dei pazienti iniziale era di 115, di questi, 7 pazienti rifiutavano di partecipare allo studio, mentre altri 10 venivano esclusi al mo- mento della prima chirurgia perché non presentavano con- dizioni cliniche favorevoli al posizionamento di un impianto immediato. Il numero comples- sivo della popolazione di studio era quindi di 98 individui. 3 pazienti abbandonavano lo stu- dio dopo 2 anni, mentre altri 4 abbandonavano nei successivi 4 anni. Il numero complessivo dei pazienti analizzati per tutta la durata dei 10 anni di follow-up era quindi di 91, per un totale di 159 impianti. Su un numero totale di 159 impianti analizzati alla fine dei 10 anni, si registra- vano 13 fallimenti; di questi, 5 impianti falliti nei primi 4 anni erano considerati fallimenti precoci, mentre altri 8 impian- ti falliti nei 6 anni successivi erano considerati fallimenti tar- divi. I rimanenti 146 impianti, non presentando alcun segno di infezione, mobilità, suppurazio- ne, traslucenza perimplantare, e mantenendo altresì un livello di attacco clinico (CAL) stabile, erano classificati come successi. Il successo clinico alla fine dei 10 anni di follow-up era del 97% degli impianti post-estrattivi im- mediati. Tutti gli impianti inclu- si nello studio supportavano una corona singola in metallo cera- mica. Nessuno degli impianti po- sizionati faceva parte di un ponte o era in connessione con denti naturali. Alla fine dei 10 anni di follow- up tutte le riabilitazioni prote- siche degli impianti classificati come successi erano funzionali e in buona salute. L’unica com- plicanza a livello protesico regi- strata era la perdita della vite di connessione abutment impianto (16 impianti - 9,8%). Discussione Il presente studio prospettico è stato condotto su un totale di 91 pazienti per un numero com- plessivo di 159 impianti post- estrattivi immediati posizionati. Durante i 10 anni di follow-up ciascun paziente era sottoposto a una seduta annuale di control- lo, così da essere in grado alla fine dei 10 anni di valutare la percentuale globale di successo clinico, che era del 97%. I nostri risultati indicavano una percentuale di successi a 10 anni superiore ai risultati pre- sentati da Becker e collaborato- ri, che si attestavano intorno al 93,9% (a 1 anno) e al 93,3% (a 4-5 anni)(8) . Questa differenza in termini di percentuali di successi è, a nostro avviso, da attribuire alla grande cura da noi posta nella selezione della popolazione di studio, nell’utilizzo di impian- ti con superficie sabbiata/aci- dificata, che garantiscono una maggiore coesione tra superfi- cie implantare e osso alveolare rispetto alle superfici lisce, e a uno stretto regime di control- lo dell’igiene orale di ciascuno dei pazienti inclusi nello studio. Ogni paziente era infatti inseri- to in un protocollo di manteni- mento personalizzato. Aspetto molto importante, al fine del successo ottenuto, è dato dalla riabilitazione protesica. È inte- ressante notare come tutti gli impianti inclusi nello studio erano posizionati in pazienti parzialmente edentuli e suppor- tavano corone singole in metal- lo ceramica. Il posizionamento di un im- pianto post-estrattivo immedia- to è spesso associato a difetti os- seiresiduitracollodell’impianto e osso alveolare. L’utilizzo di procedure rigenerative è ad oggi argomento ancora di gran lun- ga dibattuto; il nostro pensiero a riguardo è che l’impiego di bio- materiali e membrane possano essere un valido sussidio tera- peutico laddove siano impiegate con il fine di controllare e ridur- re l’entità del rimodellamento osseo post-estrattivo. In conclusione, i dati che emergono dal presente studio sembrano dimostrare che gli impianti posizionati al momen- to dell’estrazione dell’elemento dentale da sostituire, con o sen- za procedure di rigenerazione, e utilizzati come supporto di coro- ne singole in metallo ceramica, deve essere considerata una pro- cedura operativa predicibile e in grado di assicurare un percen- tuale di successo decisamente alta (97%) nei 10 anni di studio prospettico. IT pagina 7 Fig. 1 - Premolare superiore da rimuovere. Fig. 2 - Impianto inserito contestualmente all’estrazione con innesto di biomateriale. Fig. 3 - Guarigione dei tessuti molli a 6 mesi. Fig. 4 - Impianto protesizzato a 1 anno dall’inserimento.

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