CDIT0210

45dentistry 2_2010 cosmetic meeting_intervista prendersi cura del paziente come persona e non solo come “portatore sano di denti malati… o mancanti”. Quanto alla chirurgia maxillo-facciale abbiamo avuto nel nostro ultimo congresso internazionale, i cui estratti sono sul nostro sito www.aiop.com, la testimonianza di quanto le evoluzioni tecniche e culturali, sia della specialità in sé sia delle tecni- che di programmazione e trasferimento dalla pol- trona odontoiatrica alla sala chirurgica, abbiano realmente cambiato le prospettive di trattamento non solo, come creduto finora, in ortodonzia, ma anche, e in modo oserei dire drammatico, nel trat- tamento protesico e implantoprotesico. Benvenuti dunque gli specialisti in medicina estetica, che con il loro apporto mirato e com- petente potranno esaltare il nostro operato in un vicendevole scambio culturale e operativo. Il vostro comunicato stampa, pubblicato sul nostro sito dental-tribune.com, riporta: “Ma la vera novità del Meeting di quest’an- no è stata l’ingresso nell’arena di colui che, pur essendo il vero protagonista delle nostre terapie, non ha usualmente voce negli eventi scientifici: il paziente”. Non posso negare che l’ingresso è stato spettacolare. Ci parli di que- sto collega che ha “interpretato” il paziente. Altro che spettacolare! Durante la prima “bou- tade” e nonostante la riconoscibilità del congiu- rato, data dal microfono montato sull’orecchio, continuavano ad arrivare sms interrogativi dagli amici e colleghi in sala ignari e increduli: “Ma chi l’ha fatto entrare?”; “Bisognerà chiamare la vigi- lanza?”; “Senti un po’: non sarà mica un attore?”, e di seguito… Dunque, sveliamo questo mistero: il nostro consumato attore altri non è che il dottor Oscar Campagnola, un parodontologo romano, noto per i suoi meriti professionali, che ha recitato dappri- ma un copione provocatorio scritto dalla coordi- natrice della nostra commissione editoriale e ba- sato sulle esperienze riferite quotidianamente dai pazienti dei nostri studi, e poi un componimento in versi scritto di suo pugno in stile dantesco (ov- viamente ambientato in un girone dell’Inferno). Ma non crediate che un qualsiasi parodontologo possa far tanto: il dottor Campagnola, oltre alla laurea in medicina e alla specialità, ha un diploma conferitogli dall’Accademia d’arte drammatica Sil- vio D’Amico di Roma, e ha alle spalle un passato di attore teatrale professionista. Meno male che è un ottimo professionista, altrimenti avrebbe potuto rimpiangere la scelta fatta, visto che è ancora un grande attore talmente bravo da essere già stato scritturato per il prossimo congresso (ma è un se- greto quando, dove e come!). Tuttavia, non ritiene che alle domande pertinenti del paziente, opinion leader pur di fama internazionale non abbiano ancora un linguaggio adeguato per comunicare con lui? Anche se l’introduzione di nuove tecnologie favorisce il dialogo, non ritiene indispensabi- le insegnare tecniche di comunicazione e di psicologia? Credo che il linguaggio sia necessariamente l’espressione del substrato culturale e umano: se conosciamo quali sono i presupposti e i requisiti di una terapia di successo e, soprattutto, se poniamo attenzione a quali sono i criteri di successo sog- gettivi del paziente, che di certo sono diversi dai nostri, allora possiamo comunicare con il paziente usando un linguaggio comune e illustrare i possi- bili risultati della terapia, e potremo esser capaci di tenere fede a quanto promesso. Faccio un esempio banale: se il nostro criterio di successo è l’osteointegrazione probabilmente tenderemo a non considerare che un deficit dei tessuti muco-gengivali nei settori con alta valenza estetica per il paziente può rappresentare un grave problema. Su questa base tecnica e umana certo potremo migliorare le tecniche comunicative, ma se la base è fallace, le tecniche di comunicazione potranno solo incentivare gli errori umani. Durante l’originale, divertente e aggre- gante serata al “Peter Pan”, fantastica musica jazz e giochi-casinò, lei ha dichiarato di aver scelto questa tipologia, anziché una serata danzante, in considerazione dell’esigua parte- cipazione di colleghe donne. Questo tema lo abbiamo già trattato con le pochissime socie attive della Sicoi e della Sio. Può rilasciarci anche lei una sua opinione? Tradizionalmente la protesi è una specialità maschile, mentre vediamo le donne più nume- rose nei consessi ortodontici e in quelli conser- vativo-endodontici. Non saprei dare una spiegazione in merito, visto che credo invece che la sensibilità femmi- nile sia avvantaggiata nella valutazione estetica e psicologica dei pazienti protesici, non posso quindi che incoraggiare le colleghe a farsi avan- ti: c’è bisogno di un cambio di visuale non solo nella base, ma anche ai vertici, sia della società civile che delle società odontoiatriche! Nel frattempo abbiamo programmato il prossimo Meeting nel 2011 in joint venture con l’Accademia Italiana di Conservativa, la cui Pre- sidente è appunto una donna, la d.ssa Francesca Manfrini, e chissà che alle socie dell’Aic non ven- ga il desiderio di iscriversi anche all’Aiop? _Patrizia Gatto

Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download