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10 Italian EditionAnno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010 News e Commenti HT pagina 9 - Aumenta l’ematocrito (con- centrazione della parte cor- puscolata del sangue); per esempio, un ematocrito del 42% significa che il 42% del sangue è costituito dalla parte corpuscolata. Questa informazione è impor- tante per capire la viscosità del sangue poiché, mentre l’acqua ha un rapporto di tipo lineare con il calibro dei vasi, il sangue è un liquido particolare (detto “non newtoniano”) perché, gra- zie alla presenza della sua parte corpuscolata, cambia le proprie caratteristiche viscose in rela- zione al calibro dei vasi. Tra i professionisti “sentinella” del cosiddet- to “Progetto Tetra” riguardante la prevenzio- ne odontoiatrica del cancro orale, in un primo momento – si suppone per una non completa e attenta valutazione delle reali potenzialità – non erano stati inseriti gli igienisti dentali in Sicilia. Valutata tale mancanza, i professionisti locali, attraverso Rita Coniglio dell’Unid, hanno preso posizione contro tale esclusione con una lettera di cui pubblichiamo i passi salienti. Premesso che il motivo per cui l’Unid ha richiesto di essere inserita deriva dalla conside- razione che “la clinica della professione si basa anche sull’attenta valutazione delle condizio- ni del cavo orale, sul saper riconoscere o porsi eventuali dubbi sull’origine di un segno o di un sintomo”, la lettera riconosce tuttavia l’intelli- genza e la correttezza professionale dimostrate dalla Cao in Sicilia, rappresentata dal dott. M. Marrone nel rimediare alla lacuna, in virtù del principio che “se errare è umano, porre rimedio all’errore è certamente segno di tali qualità”. Tra i professionisti “sentinella” del progetto, quindi, a Palermo c’eravamo anche noi il 14 maggio – osserva la Coniglio – accanto agli altri protagonisti. In tale circostanza la prof.ssa G. Campisi, responsabile Sipmo, ha sottolineato più volte l’importanza del nostro ruolo. Abbia- mo chiesto di entrare nel “Progetto” – conti- nua la lettera – dimostrando i fatti con dignità professionale, coinvolgendo la categoria, senza esclusione di altre Associazioni, risultate assenti a un evento che si riteneva riguardare solo chi lo aveva richiesto”. Nel deplorare la mancata partecipazione, la lettera osserva che “non possiamo pretendere che le nostre battaglie di categoria siano credi- bili se ci si continua a dissociare a questo tipo di eventi solo per presunzione associativa. Ci sono momenti come il 14 maggio a Palermo – rileva la Coniglio – in cui bisogna far fronte unico e associarsi. Purtroppo, in quella circostanza sia- mo riusciti solo a dimostrare la presenza com- patta dell’Unid e l’assenza totale di chi pensa che le vittorie per la categoria appartengano solo a chi le firma”. L’igienista dentale e il counseling antitabagismo Loredana Bellia, Igienista dentale, Presidente Regionale Unid Campania e Consigliere Nazionale Unid Nel “Progetto Tetra” l’Unid riafferma i diritti degli igienisti dentali Un sangue molto viscoso è un sangue che finisce per far aumentare la resistenza peri- ferica al flusso di sangue al cuore, questo perché aumen- ta la resistenza delle arteriole (sito principale della resistenza vascolare). Quindi, un aumento dell’ema- tocrito si ripercuote automatica- mente sulla viscosità ematica, che a sua volta è una delle com- ponenti delle resistenze perife- riche. Perché aumenta l’ematocrito? Perché aumentano i globu- li rossi (eritrociti). Se parliamo della capacità delle cellule di passare attraverso un cunicolo stretto, mentre il globulo bian- co ha una grande adattabilità, il globulo rosso ha una rigidità superiore perché ha una forma geometrica finita; inoltre, questi ultimi sono in numero maggio- re (circa 5 milioni) rispetto ai globuli bianchi (circa 4-5 mila). Bisogna dire, poi, che esisto- no diversi meccanismi grazie ai quali si può avere un aumento dell’ematocrito; però, probabil- mente, il più importante è quel- lo respiratorio perché riduce la capacità dei polmoni di ossige- nare il sangue e quindi la capa- cità di trasmettere l’ossigeno all’emoglobina. Di conseguenza, il rene pro- durrà più globuli rossi grazie all’azione di un ormone pro- dotto dal rene stesso che è l’eri- tropoietina, che favorisce la produzione midollare dei globu- li rossi aumentandone il numero in relazione al fatto che comun- que noi cerchiamo di mantenere la quantità di emoglobina tra- sportata sempre costante. Inoltre, associato a questo, si ha un aumento dei livelli di fibrinogeno, una delle proteine plasmatiche legate alla coagu- lazione. Quindi, un aumento di un fattore pro-coagulante rende ragione del perché un fuma- tore sia più esposto a malattie trombo-emboliche, ma è anche uno dei marcatori dell’infiam- mazione in generale. Infatti, all’aumentare del fibrinogeno, aumentano anche altri marca- tori dell’infiammazione, il più famoso dei quali è la proteina C-reattiva (PCR). Insieme a questi marcatori dell’infiammazione aumenta anche l’aggregazione piastrini- ca, altro elemento fondamentale per la costituzione del trombo, perché riduce la biodisponibili- tà di alcuni fattori – soprattut- to alcune prostaglandine – che invece mantengono le piastrine sciolte. Il fumo è la più potente causa prevenibile di morte prematura, infatti un fumatore ha la proba- bilità di morire 7 anni prima in media rispetto a un non-fuma- tore. Bisogna sottolineare il fat- to che c’è una potente sinergia tra il fumo di sigaretta e gli altri fattori di rischio, anche se non è una sinergia identificabile singolarmente perché il fumo di sigaretta è sinergico con tutti i fattori di rischio conosciuti (obe- sità, ipertensione, iperlipidemia, diabete ecc.). Fumando, noi centuplichiamo la potenzialità aterogena dei fattori di rischio cardiovascolari. Si evince che nel 2001 il 30% delle donne in stato interessan- te ha fumato durante la gravi- danza; percentuale che ad oggi si è già ridotta, anche se ci sono molte donne che continuano a fumare durante la gestazione, malgradol’aggressivacampagna mediatica fatta dal 2001 ad oggi sul rischio teratogeno e saluta- re che nel feto si può verificare (per es.: feti con peso ridotto alla nascita possono essere più espo- sti a rischi cardiovascolari in età adulta). Bisogna sottolineare che: - dopo 1 anno il rischio car- diovascolare si dimezza; - dopo 5 anni il rischio di can- cro al cavo orale ed esofago si dimezza; il rischio di ictus torna nella norma; - dopo 10 anni il rischio di cancro al polmone si nor- malizza; - dopo 15 anni rischio cardio- vascolare e la probabilità di morte tornano nella norma. Quando si smette di fumare iniziano a modificarsi una serie di fattori: - l’HDL (colestrerolo protetti- vo) aumenta; - l’LDL (colesterolo ateroge- no) si riduce; - si riduce il volume delle pia- strine; - aumenta la reattività alla BGE1 (prostaglandina impegnata a evitare che altre prostaglandine agisca- no aggregando le piastrine); - siriducelapressionearterio- sa, con un avvertimento: se non correlata a un aumento ponderale, quest’ultimo a volte è il prezzo da pagare dopo aver smesso di fumare perché il fumo di sigaret- ta ha un fortissimo effetto anoressizzante. L’effetto che il fumo di siga- retta ha sulla periferia sero- toninergica non è soltanto psicologico, ma anche farmaco- logico diretto, che è alla base sia del tono dell’umore sia del senso di appettito; infatti, molti anti- depressivi agiscono inibendo il re-uptake delle sinapsi della serotonina, cioè aumentando la biodisponibilità della serotoni- na ed è anche un po’ quello che fa il fumo di sigaretta. Questo meccanismo provoca ambedue gli effetti, aumenta il senso di appagamento personale e riduce l’appetito. Altri vantaggi quando si smet- te di fumare sono: - migliora il colore, la lucen- tezza, la morbidezza della pelle; - migliorano i problemi di disfunzione erettile (che il fumo di sigaretta può pro- vocare). Interventi utili per smettere di fumare È stato dimostrato che anche il solo suggerimento materiale a ogni paziente di smettere di fumare è importante, questo perché qualunque interven- to sulla popolazione, anche il consiglio/suggerimento breve sintetizzato in tre minuti è effi- cace per convincere il paziente a smettere di fumare. Altra tappa fondamentale è far sì che i pazienti non ricomin- cino a fumare; infine, è impor- tante che i vari studi medici aiutino il paziente ad affrontare da solo i problemi legati al fumo suggerendo l’utilizzo di web-site e link ad hoc. L’intervento diretto, inve- ce, può essere minimo o molto esteso; quello minimo consiste in suggerimenti, consigli, racco- mandazioni ecc., già efficaci di per sé. Quando il paziente è invece disponibile, è utile per lui la decisione, insieme al medico, di fissare una data oltre la quale cesserà di fumare, questo per- ché molte persone che decidono di smettere, riducendo il con- sumo di sigarette giorno dopo giorno (diluendolo su un arco di tempo ampio), non smettono mai effettivamente di fumare, poiché mantengono il rapporto con l’abitudine viziosa, e poi, più si allunga il tempo, meglio possono intervenire eventi esi- stenziali che fanno riprendere l’abitudine viziosa a volte più di prima; infatti, in quei pazien- ti che tentano di smettere di fumare e poi riprendono, c’è un aumento del consumo giorna- liero di sigarette. Bisogna far comprendere ai pazienti che è utile smettere repentinamente o quanto meno nell’arco di 5-7 giorni. Una volta decisa la data, biso- gna decidere il follow-up. Oltre all’intervento minimale c’è anche l’intervento intensivo e ci sono passaggi graduali dal primo al secondo tipo d’inter- vento. L’intervento intensivo, invece, richiede più tempo e organiz- zazione, e riguarda la persona- lizzazione del consiglio. A volte può essere utile personalizzare la tabella del rischio cardiova- scolare per far vedere in quale modo il fumo e la cessazione del fumo incidano sul rischio globa- le. Naturalmente, però, la perso- na ammalata e non ammalata deve essere motivata, può essere utile aiutare queste persone con un training psicologico. Dopo aver accertato le moti- vazioni, bisogna mettere davan- ti al paziente quali sono gli strumenti che può utilizzare per smettere di fumare. Strumenti che a volte possono essere far- macologici, anche se spesso da soli non servono. Infatti, lo strumento più importante è l’informazione e l’approfondimento del proble- ma attraverso le risorse sul web, piuttosto che propinare troppi opuscoletti informativi. A volte ci possiamo trovare di fronte pazienti che comprendo- no le motivazioni, ma non accet- tano uno schema troppo rigido (smettere di fumare da un gior- no all’altro), quindi si può svi- luppare un programma anche esteso nel tempo che preveda controlli periodici, in modo tale cheilpazientesisentaseguito:la presenzadelpazienteaicontrolli periodicicifacapireanchequan- to la terapia stia funzionando. In ultima analisi, un team (medico-odontoiatra-igienista dentale) può decidere per la terapia farmacologica attra- verso l’uso di cerotti, cooperan- do però nello stesso tempo un programma di disassuefazione. Ci sono anche altri farmaci, sostanzialmente antidepressivi, che hanno un effetto sul tono dell’umore, ma che comunque conservano tutte le problemati- che degli antidepressivi. Bisogna fare i conti con chi riprende a fumare, e non è infrequente trovare pazienti che dopo tanti anni che hanno smesso riprendono poi l’abitudi- ne viziosa. In conclusione, quindi, pos- siamo stilare tre categorie di ex fumatori: 1.coloro che hanno raggiun- to un equilibrio psicofisico: smettono di fumare per non ricominciare più; 2.coloro che sono attratti dal fumo di sigaretta e manten- gono un alto rischio di rico- minciare; 3.infine, ci sono gli integra- listi che hanno smesso di fumare, ma che conservano inconsciamente una terri- bile voglia di riprendere, diventando i peggiori anti- fumatori. I programmi contro il tabagi- smo hanno seguito due approcci complementari. Da un lato, si è cercato di proibire il fumo in una sempre maggiore quantità di luoghi pubblici; dall’altra, è stata potenziata l’informazio- ne sulle sue conseguenze. In quest’ultimo ambito, gli igie- nisti dentali svolgono un ruolo importante a supporto di una capillare informazione verso tutti i pazienti.

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