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22 Italian EditionAnno III n. 2 – Luglio-Agosto 2010 Meeting & Congressi Igiene orale completa con l’uso del colluttorio Hygiene Tribune propone ai lettori l’intervista a Sebastiano Andreana, Associate Professor and Director Implant Dentistry Department of Restorative Dentistry, University of Buffalo, School of Dental Medicine. L’utilizzo dei colluttori è efficace e perché? Nella cavità orale sono state identificate oltre 700 specie batteriche diverse, e alcune di queste specie sono respon- sabili di malattie quali la carie e le malattie parodonta- li. Diversi studi clinici hanno dimostrato che un corretto uso dei collutori antibatterici, tipo quelli con oli essenzia- li, porta a una drastica riduzione della placca intorno ai denti e prevenzione della gengivite. Tra i vari studi clini- ci, lo studio a 6 mesi condotto da Sharma et al.(1) ha con- fermato che in individui con gengivite che spazzolano e usano il filo interdentale quotidianamente, l’aggiunta di un colluttorio (a base di oli essenziali) migliora in modo considerevole la salute del cavo orale. Un’igiene orale completata con l’utilizzo del colluto- rio quali vantaggi produce? L’aggiunta del collutorio, dopo lo spazzolamento e l’uso del filo, riduce ulteriormente la presenza della rimanente placca batterica. Ricerche cliniche controllate dimostra- no che i collutori a effetto antibatterico sono in grado di diminuire l’infiammazione gengivale e di sopprimere gran parte dei batteri responsabili della carie. Alla luce dei recenti studi che hanno evidenziato un probabile ruolo dell’infiammazione anche nei riguardi di malattie siste- miche è molto importante fare opera di prevenzione ed eli- minare focolai di infiammazione, laddove sia possibile. È quindi raccomandabile usare un collutorio antibatterico testato che riduca l’infiammazione gengivale, conosciuta come gengivite. L’American Dental Association raccomanda lo spazzola- mento 2 volte al giorno, l’uso del filo interdentale 1 volta al giorno e recentemente incoraggia l’uso di un collutto- rio antibatterico per raggiungere quelle zone della cavità orale che lo spazzolino e il filo interdentale non possono raggiungere. Gli oli essenziali perché sono efficaci? Da oltre cento anni collutori a base di oli essenziali sono stati usati con successo per la soppressione della placca batterica orale. Gli oli essenziali, che derivano da piante quali la menta, il timo, il salice,l’eucalipto sono in gra- do di danneggiare la parete dei batteri in modo tale che questi non sopravvivano. È un’azione che non permette lo sviluppo di batteri resistenti. Gli oli essenziali in forma pura sono allo stato cristallino. Per poterli usare nei col- lutori, devono essere presenti in forma liquida e questo è reso possibile dalla presenza dell’alcol (nei colluttori e in altri prodotti “di qualità” a base alcolica è utilizzato l’al- col etilico neutro 96%), ottimo diluente e solvente, che ne permette un’azione efficace. In questa maniera, grazie al meccanismo d’azione gene- rato si riesce a penetrare nell’intimità del biofilm orale, e quindi uccidere i batteri. L’utilizzo quotidiano perché è raccomandabile? Ci sono due aspetti da considerare. Il primo riguarda l’efficacia della rimozione del biofilm orale con presidi meccanici. Vari studi clinici effettuati in Europa e negli Usa hanno chiaramente dimostrato che una larga parte della popolazione adulta ha difficoltà a rimuovere il bio- film orale dai denti con filo e spazzolino. Il secondo punto da considerare è il seguente: i batteri del cavo orale rico- prono non solo i denti, ma tutte le altre strutture incluse le guancie, lingua, palato. In genere noi siamo abituati a spazzolare e passare il filo. I denti costituiscono circa il 25-30% dell’intera superficie del cavo orale, e il rimanente 70% è costituito dalle strutture sopracitate. Studi molto Al prossimo Congresso Sicoi, mininvasività nel trattamento non-chirurgico del paziente parodontale Nell’ambito del Congresso Internazionale della Socie- tà Italiana di Chirurgia Ora- le e Implantologia (Sicoi) che si terrà a Milano i giorni 8 e 9 ottobre 2010, si svolgerà un’inte- ressante corso parallelo dedica- to alle innovazioni terapeutiche nell’approccio non chirurgico alla Malattia Parodontale. Tale corso si svolgerà il sabato matti- na e sarà tenuto da tre relatori: la dott.ssa Anna Maria Genove- si, la prof.ssa Gianna Nardi e il dott. Fortunato Alfonsi. L’approfondimento delle cono- scenze biologiche e l’introduzio- ne, negli ultimi anni, di nuove tecnologie hanno determinato notevoli cambiamenti nel cam- po della paradontologia e più specificatamente della diagnosi, del trattamento clinico e della prognosi. In particolare, si è notevol- mente ridotto il ricorso alla correzione chirurgica della Malattia Parodontale, lasciando spazio a un trattamento non chi- rurgico. Questo approccio non chirurgico rappresenta pertanto il primo e fondamentale passo per il trattamento del paziente. Il cammino terapeutico, quin- di, inizia molto prima della fase “strettamente clinica” e com- prende due stadi molto impor- tanti alla definizione di una soluzione clinica adeguata. Essi sono: - la conoscenza dettaglia- ta dello stato generale del paziente e, in special modo, la fase dell’anam- nesi attraverso la quale si possono evidenziare tutte quelle patologie sistemiche predisponenti alla parodon- tite, oltre a consentire una selezione dei pazienti poten- zialmente a rischio; - un colloquio con il paziente (fondamentale per registra- re un quadro psicologico e per individuare le esigenze del paziente). È vitale, quindi, per il clinico conoscere le abitudini, lo stile di vita, la personalità, il pensiero, le aspettative del paziente non- ché il proprio livello di cono- scenza della malattia. La frenesia del mondo d’og- gi, con i suoi ritmi sempre più elevati, non ha risparmiato nemmeno questo campo ove la richiesta di tempi più ridotti di lavoro si fa maggiormente insi- stente, come anche l’utilizzo di terapie meno invasive e adegua- te dunque allo standard di vita del paziente, che soprattutto diano risultati più soddisfacenti in termini prettamente estetici. Lo stress e le fatiche del nostro tempo, hanno altresì ridotto il livello di tolleranza del pazien- te alla terapia impennando in maniera sensibile il numero di persone con disturbi d’ansia e odontofobia. Per tale ragione è auspicabile un approccio più sereno e delica- to, anche di tipo colloquiale, con il paziente e che abbia l’obiettivo di soddisfarne le esigenze, anche le più difficili, senza ovviamen- te penalizzare l’aspetto clinico e medico della terapia. Dopo un attento screening personale e caratteriale del paziente e dopo averne accetta- to le richieste, si deve passare ad una fase di motivazione e di istruzione sulla malattia paro- dontale, e più dettagliatamen- te sulle relative conseguenze nel cavo orale, nonché a livello sistemico, oltre a informarlo sulle diverse possibilità terapeu- tiche e le soluzioni più idonee ad esso: anche questa è una fase molto importante poiché solo il paziente ben informato e ben motivato saprà essere un otti- mo collaboratore in termini di “compliance”, candidandosi in tal modo a sconfiggere la malat- tia in tutte le sue forme. Gli aspetti clinici e diagnosti- ci della malattia devono essere, però, registrati in modo scien- tifico, dettagliato e ordinato, introducendo le fasi di terapia non chirurgica nella maniera migliore. L’approccio più adeguato al trattamento causale della malattia parodontale dovrebbe tenere in conto più fattori: - il fattore tempo; - il fattore estetico; - il fattore stress; - il fattore funzione e biologia. Attraverso il rispetto e la valutazione di questi parametri si possono impostare le tecniche più idonee a ogni caso clinico. Sono numerosissimi gli stru- menti, le tecniche, i farmaci e le accortezze tecnologiche che, attualmente, in collaborazione con la nostra igienista, consen- tono un approccio corretto con il paziente senza così stressarne i tessuti, limitando l’invasività estetica e fornendo le risposte risposta alle sue domande più frequenti. L’attenzione, il contatto, la scelta dei giusti mezzi, affian- cati alle ultimissime novità in campo microbiologico e patoge- netico, possono aiutare a miglio- rare il bagaglio culturale delle figure professionali che meglio possono effettuare il trattamen- to della Malattia Parodontale. Antonio Barone, Fortunato Alfonsi, Anna Maria Genovesi www.sicoi.it BIBLIOGRAFIA 1. Sharma N, Charles CH, Lynch MC et al. Adjunctive benefit of an essential oil-containing mouthrinse in reducing plaque and gingivitis in patients who brush and floss regularly: a six-month study. J Am Dent Assoc. 2004;135:496-504. recenti hanno dimostrato che batteri patogeni del cavo orale riescono a sopravvivere anche sulle guance. È quin- di giusto pensare che l’uso quotidiano corretto di collutori riesca a sopprimere anche i batteri presenti sulle strutture non dentali. I due motivi sopra esposti, da una parte giustificano la rac- comandazione del collutorio nelle azioni di igiene orale, e dall’altra vanno di pari passo alla sicurezza d’impiego per un “daily use”. Nell’esperienza americana, ad esempio, le ditte farmaceu- tiche devono presentare agli enti competenti, quali la Food and Drug Administration, dei test clinici che dimostrino la sicurezza del prodotto. Tra i vari test, ci sono anche studi condotti su volontari che sciacquano la bocca con il collutorio a intervalli molto ravvicinati. I ricercatori, in genere odontoiatri esperti in tali metodologie controllano lo stato delle mucose orali e l’assenza di effetti collaterali. Solo in presenza di tali dati di “sicurezza”, l’Fda dà l’au- torizzazione a mettere sul mercato il prodotto. Il percorso è obbligato, negli Usa come negli altri Paesi. Questi prodotti per arrivare sul mercato devono quin- di garantire il paziente/utilizzatore sia sulla sicurezza dell’uso sia sull’efficacia clinica.

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