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Ma i materiali, le attrezza- ture, le metodiche, le soluzioni innovative, l’elettronica pesan- temente applicata hanno tra- sformato l’operatore dentista in un tecnico specialista di alto livello che non ha quasi più nul- la da spartire con i suoi prede- cessori. Inoltre, con gli ultimi anni si è trasformato in modo impor- tante il concetto di professione odontoiatrica. Dal grande spe- cialista in grado di intervenire sulle patologie cliniche, si sta progressivamente passando al grande clinico che sa intercet- tare i bisogni di “socialità” che sono connessi alle patologie orali. Il volto è l’immagine di sé che ognuno di noi presenta agli altri. E questa immagine, quando richiede l’intervento del dentista, anche se non “grave” dal punto di vista strettamen- te patologico, può diventare un freno fortemente limitante per i rapporti interpersonali e socia- li in generale. Infatti l’urgenza è trattata con ritmi diversi se, toccando anche l’aspetto esteti- co, interessa i denti anteriori o quelli posteriori. L’attenzione all’aspetto estetico sta diventan- do sempre maggiore nell’area dei clinici dentali, e ciò non tan- to perché all’inseguimento di una nuova nicchia di mercato, quanto per la coscienza invalsa che occorre rispondere a bisogni di immagine reali e profondi. L’assistente alla poltrona si trova così ad affiancare una figura professionale nuova, a dover affrontare metodiche, for- me di intervento, attrezzature, tecnologie nuove. La capacità di gestire l’approccio informati- co in questa realtà, per fare un esempio, va data per scontata, come la conoscenza della lingua e il possesso della patente. Se la domanda “sa usare il pc?” viene ancora posta in sede di selezione per l’assunzione, è probabile che chi la pone abbia in mente una figura professio- nale non più adatta ad affianca- re il professionista del moderno Studio odontoiatrico. I giovani diplomati conoscono l’uso dei pacchetti operativi. Tempo addietro, e talvolta ancora adesso, ci si aspettava dall’assistente la disponibilità a svolgere mansioni che non trovano più spazio nello Studio odontoiatrico moderno. Vedia- mone alcune. 1. In uno Studio organizzato, le funzioni di segreteria e quelle di assistenza sono ben distinte. Sono due mestieri diversi, che richiedono com- petenze, attenzioni, proce- dure, formazione di base e aggiornamenti approfonditi continui. Non possono esse- re svolte indifferentemente, e soprattutto contempora- neamente, dalla stessa per- sona. Ne deriverebbero: - una qualità del lavoro necessariamente diversa in una delle due funzioni; - un eccesso di carico di lavoro dell’operatore, con decremento della qualità; - a fronte di più compiti da svolgere con urgenza, è difficile stabilire le prio- rità, e quindi si procede seguendo l’arrivo delle richieste anziché in base all’importanza delle azio- ni da compiere; - si tralasciano per dimen- ticanza delle azioni da svolgere, praticamente impossibili da recuperare successivamente, stante che il lavoro procede con nuovi interventi; - le perdite economiche o finanziarie indirette (non trovare il tempo per fare i richiami) o dirette (rin- viare un incasso all’in- contro successivo perché si richiede di rassetta- re subito il riunito dopo una seduta e far sedere il paziente successivo) pos- sono intervenire in modo pesante; - si innescano delle abi- tudini agli straordinari dalle quali è poi assai dif- ficile recedere, fino a non distinguere più se esse sono un’abitudine non giustificata dal carico di lavoro, oppure una caren- za di risorse umane nella struttura o, ancora, sono il risultato della sottova- lutazione della formazio- ne iniziale necessaria per quel compito e mai eroga- ta o acquisita; - il titolare si trova nella condizione di dover abdi- care al dovere di control- lo sul lavoro svolto dal dipendente. A fronte di una risposta come “dotto- re, non ho avuto tempo”, fatto che non si è previsto in tempo questa possibilità. In una simile situazione, l’idea stessa del cambia- mento non era possibile. La resistenza attivata era mol- to forte. A volte addirittura tale da impedirlo. In uno Studio attuale il cambiamento è un elemento strutturale. Non cambiare significa diventare obsole- ti in tempi molto rapidi. E quindi tutti gli operatori, assistente compresa, devono modificarsi in continuazio- ne. L’assistente alla poltrona deve ridisegnare la sua fun- zione, esattamente come fa l’odontoiatra moderno. È una figura professiona- le specifica, come lo sono il medico, l’igienista e la segretaria. Deve possedere una conoscenza approfondi- ta dell’uso del programma gestionale utilizzato, per interagire con la segreteria e per sostituire i supporti cartacei. Deve saper utiliz- zare, per poter affiancare in modo serio il medico, le nuo- ve tecnologie per le Rx, l’opt digitale, le impronte digitali ecc. Deve sapere chi attiva- re, tra i consulenti esterni, per i problemi di privacy, di sicurezza sul lavoro, di radiologia, di rapporti con i laboratori. Deve conoscere i nuovi materiali e le nuo- ve metodiche. Deve sapere di trattamenti ortodontici invisibili, di impianti com- puter assistiti, di prepara- zione dei campi per le nuove tecniche chirurgiche ecc. 3.La figura nuova dell’assi- stente alla poltrona, poiché lo Studio odontoiatrico si sta rapidamente modificando, richiede la formazione per- manente. Ciò vale per tutte lerisorseumanedisupporto, segreteria e assistenza, tra le quali l’assistente alla pol- trona è uno dei pilastri por- tanti (l’altro è la segretaria). La formazione continua è opportuno orientarla in due direzioni: quella tecnica, in cui rientrano tutti i costanti rapidi cambiamenti accennati in pre- cedenza, e quella mirata alla coscienza del team di lavoro. Solamente la messa a disposi- zione degli altri operatori della propria competenza professiona- le permette quell’armonia che deve esistere – perché pretesa dal paziente – tra tutte le risor- se dello Studio. E che permette, a chi viene per farsi curare, di percepire quella qualità che cer- ca in risposta ai suoi bisogni di salute ed esistenziali. Franco Tosco, Lessicom Srl l’ultima cosa che il medico si sente di fare è la verifi- ca della qualità del lavoro svolto; - un pesante danno di immagine dello Studio. 2.In uno Studio “storico”, la disponibilità o la necessità del cambiamento era assai marginale. Tanto che era considerato un plus la dura- ta del tempo di permanen- za. Era per lo più valutata più brava quell’assistente che da più tempo lavorava con il dottore. Diventava progressivamente la memo- ria storica. Dei pazienti sapeva molto di più l’assi- stente-segretaria che non il titolare. Se poi questa figura svolgeva anche la funzione di igienista, diventava lei la figura centrale. E fruiva del corrispondente potere, tanto da mettere, in termini psicologici e anche operati- vi, seriamente in difficoltà il dentista se accennava a dimissioni. Il titolare era disposto anche a modifi- care gli orari dello Studio, pur di ottenere anche solo una presenza part-time. Dimenticandosi, il titolare, che lo Studio è nato, sta in piedi e funziona perché c’è lui, non l’assistente. Certo, le dimissioni di una figura storica possono creare del- le difficoltà. Ma la causa è da ricercare soprattutto nel

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