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PosteItalianes.p.a.-SpedizioneinAbbonamentoPostale-D.L.353/2003(conv.inL.27/02/2004n°46)art.1,comma1,DCBTorino-Contieneinsertipubblicitari Clinica & PraticaCase ReportClinica & Ricerca SoStituzione di elemento Singolo in zona eStetica Sempre più spesso si assiste al posizionamento di un impianto con relativa funzione immediata come metodo predicibile per of- frire ai pazienti una riabilitazio- ne implantare. > pagina 23 endodonzia e pianificazione del trattamento implantare Vi è una nuova prospettiva in odontoiatria che sta prendendo piede, definita come “algoritmo dell’endo-implantologia”: l’endo- dontista, elemento fondamentale nel trattamento implantare. > pagina 11 anatomia clinica e radiologica in 3d La riabilitazione attraverso im- pianti osteointegrati come sintesi tra l’implantologia protesica- mente guidata e una conoscenza dell’anatomia del distretto maxil- lo-facciale. > pagina 6 Dental Implant Specialty Company Via Mazzini, 43/b - 22030 Pusiano CO - Tel 031 2281057 info@megagenitalia.it - www.megagenitalia.it PBBBBM_50x75_ImplantTribune_9_ResqueInt@1.indd 1 01/09/10 10.56 Anno IV n. 3 Supplemento n. 3 di Dental Tribune Italian Edition Anno VI, n. 9 - Settembre 2010 Settembre 2010 Assieme all’ortopedico e al maxillo, l’odontoiatra è sicuramente tra i chirurghi quello che fa più uso di osso omologo, ovvero di tessuto os- seo di origine umana, prove- niente da donatore vivente o cadavere. Nell’ultimo decennio (ovve- ro a partire dal 1999, anno in cui fu emanata l’attuale legge 1 aprile 1999, n° 91 sui tra- pianti che per prima distinse tra trapianto osseo, che deve sempre autorizzato) e innesto osseo (libero), la normativa inerente l’utilizzo di tessuto osseo omologo è stata sogget- ta a notevole evoluzione. Un ruolo centrale, nel si- stema, hanno assunto sem- pre più le Banche del Tessu- to. In Italia possono essere solo una struttura pubblica, no profit, per lo più strut- turata presso una Asl. Tutte le richieste di osso di banca devono perveni- re a quella territorialmente competente che, in teoria, dovrebbe provvedere a “eva- dere” l’ordine del chirurgo utilizzatore. Questa la teo- ria del sistema, il cui corret- to funzionamento dovrebbe postulare una diffusione capillare di queste struttu- re, in modo da soddisfare le esigenze degli utilizzatori. Nei fatti, come purtroppo spesso accade, la realtà è ben diversa. Nel nostro Paese le Banche del tessuto osseo at- tualmente sono solo sette: la Banca del Tessuto Muscolo- scheletrico presso gli Istituti Ortopedici Rizzoli di Bologna [BTM IOR] (come banca indi- viduata dalla Regione Emilia Romagna), la Banca dell’Os- so presso l’Ospedale Careggi di Firenze (individuata come banca dalla Regione Tosca- na), la Banca del Tessuto Mu- scolo-scheletrico della Regio- ne Piemonte presso l’Azienda Ospedaliera CTO – CRF – Maria Adelaide di Torino (in- dividuata dalla Regione Pie- monte), la Banca del Tessuto Muscolo-scheletrico della Re- gione Veneto, articolata nelle due strutture presso l’Azienda Ospedaliera di Verona e l’Asl 9 di Treviso, la Banca del Tessuto Muscolo-scheletrico presso il Pini di Milano (indi- viduata dalla Regione Lom- bardia) e la Banca del Tessuto Muscolo-scheletrico di Roma (banca individuata dalla Re- gione Lazio). IT pagina 2 Osso di banca: quale la scelta giuridicamente più corretta del dentista? Stefano Fiorentino Complicanze biologiche o orrori implantari? Riflessioni provocate dalla “fast implantology” Secondo quanto affermato da numerosi Autori, le com- plicanze biologiche peri-im- plantari sono diventate negli ultimi anni sempre più di fre- quente osservazione. In parti- colar modo, alcune revisioni sistematiche della letteratura, basate sui risultati di studi prospettici controllati, sugge- riscono che la mucosite peri- implantare sia presente in cir- ca l’80% dei soggetti (50% dei siti), e la peri-implantite nel 28% - 56% dei soggetti (12 - 40% dei siti). Inoltre, sono sta- ti identificati numerosi fattori di rischio, tra i quali: l’igiene orale non ottimale, una storia di parodontite, il diabete e il fumo. In contrasto con quanto comunemente ritenuto, recen- ti studi hanno dimostrato che l’estrazione di tutti gli elemen- ti dentari non comporta una definitiva eliminazione di tutti i parodontopatogeni. Tali bat- teri, infatti, possono persistere nel cavo orale di soggetti eden- tuli, precedentemente affetti da malattia parodontale, anche un anno dopo l’estrazione di tutti i denti. IT pagina 4 Mario Roccuzzo

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