Dental Tribune Italy, Settembre 2010, Vol. 6, No. 9

Italian Edition L’Assistente Bioxtra collutorio non contiene alcool, mentolo, coloranti o aromi di sintesi ed è a pH neutro. Dal benessere del cavo orale dipende quello dell’intero organismo Bioxtra collutorio a base di enzimi antibatterici potenzia i naturali meccanismi fisiologici di difesa e protezione del cavo orale, garantendo una perfetta igiene. Bioxtra collutorio è efficace nel trattamento di: 3 afte, gengivopatie, parodontopatie 3 efficace contro l’alitosi 3 specifico per chi soffre di xerostomia Grazie alla sua formulazione, basata sugli stessi enzimi della saliva naturale, usato quotidianamente migliora la qualità della vita. La salute si vede dalla bocca Biopharm s.r.l. - Via della Liberazione, 51 20068 Peschiera Borromeo (MI) www.biopharm-mi.it info@biopharm-mi.it www.sjogren.it Quasi un romanzo l’inseguimento della spora Come eravamo e All’insegui- mento della pietra verde sono vecchi film romantici. Tutta- via, in odontoiatria il “come eravamo” per la sterilizzazione dovrebbe essere solo un antico ricordo. Metodi obsoleti, come la sterilizzazione a freddo, ora non servono più. La comunità dentale, sottoposta a continui cambiamenti, ha compiuto pas- si da gigante introducendo nuo- vi prodotti destinati alla clinica e al comfort del paziente. Le tecniche di sterilizzazione a loro volta hanno tenuto il passo con la scienza dando ai professioni- sti nuovi strumenti per tene- re a bada il problema “spore”. Una delle tecniche di sicurezza più importanti che uno Studio dentistico può fornire ai suoi pazienti è la corretta sterilizza- zione. I pazienti spesso non ci pensano perché è un processo tecnologico che non compare in primo piano. I timori del pub- blico riguardo alla sterilizzazio- ne sono iniziati negli anni ’80 con l’Aids, quando si temeva che nello Studio dentistico si potesse contrarre l’Hiv. Rientrato tale timore, il rischio di trasmis- sione dell’Hiv ora è piuttosto esiguo. Quello che i pazienti e molti professionisti non conside- rano sono, invece, i più recenti e virulenti “altri” rischi. Eccone una breve lista: Patricia M. Pine, RDH, dice che le spore devono essere “inseguite” in ogni fase del processo di sterilizzazione. MRSA Staphylococcus aureus meticillino-resistenti C-Def Infezione da Clostridium difficile H1N1 Influenza suina TB Tubercolosi - Imballaggio improprio: impedisce la penetrazione dell’agente sterilizzante. - Caricamento improprio: sovraccarico o pacchetti troppo vicini tra loro. - Tempistiche non corrette: tempo insufficiente, a temperatura adeguata, per ottenere la distruzione dei microbi o funzionamento improprio del timer. - Temperatura inadeguata: il calore non è sufficiente, in un intervallo di tempo adeguato, a distruggere i microbi. - Metodo improprio di sterilizzazione: gli oggetti sensibili al calore si fondono o si alterano. Tab. 1 - Glossario dei “pericoli”. Con questi agenti patogeni “a piede libero”, una cosa è certa: come operatori oro-sanitari, non possiamo dare per scontato il processo di sterilizzazione. L’ef- ficacia delle pratiche richiede un programma globale che garan- tisca competenza degli operato- ri, metodi appropriati di pulizia e confezionamento di strumen- ti, carico e funzionamento dello sterilizzatore (autoclave), moni- toraggio delle pratiche. Obiet- tivo base in ogni reparto di sterilizzazione è separare le pro- teine della spora per prevenire possibili contaminazioni. Cioè, non si deve assolutamente “dar tregua” alle spore. Come tenerle a bada? Bagni caldi, massaggi, terme e un fiocco intorno al pacchet- to creano l’atmosfera giusta per “catturarle” essendo esse presenti in ogni stadio della sterilizzazione. Gli strumenti contaminati vanno collocati in una vasca (bagno enzimatico) per 20 minuti, rimuovendo il bio-burden con un massaggio. Dopo il bagno, si risciacquano gli strumenti per togliere ogni traccia di disinfettante, cau- sa di possibili contaminazioni. Questa procedura è seguita da una rapida asciugatura naturale che permette l’ispezione visiva e prepara gli strumenti all’en- trata nella “sauna” (autoclave a vapore). Per la sterilizzazione a vapo- re si usa di solito un involucro. L’utilizzo di pacchi di carta con indicatori interni è invece facoltativo. Un’altra alternativa è usare cassette ancora avvolte e utilizzate con nastro indicato- re. Mantengono ordinati i set di strumenti facendo risparmiare tempo ed evitando esposizio- ni accidentali. Entrambi non devono far disperdere il vapore mentre è in corso la denatura- zione delle proteine, causa d’in- fezione. Il procedimento è destinato a fallire se i pacchetti vengono sti- pati uno vicino all’altro, senza lo spazio necessario per utilizzare veramente il calore della sauna. In questo modo, si rischia la con- correnza tra pacchetti che cer- cherebbero di catturare il calore per sé, privandone gli altri. La fase più importante, quindi, è un corretto caricamento nello sterilizzatore (autoclave). Tab. 2 - Motivi per cui il processo di sterilizzazione potrebbe fallire. Il finale di questa storia si con- cludeconglistrumentifinalmen- te liberi dalle proteine, causa di infezioni, completamente asciut- ti e pronti per poter essere usa- ti in modo sicuro sul paziente. Questo procedimento sembra del tutto simile a un trattamento termale o a un film per la Tv, ma se la storia non funziona, le con- seguenze in questo caso sono più gravi, perché potrebbe esserci in gioco anche la vita. L’interrogativo seguente è se tutto sia andato a buon fine. Gli strumenti cioè sono diven- tati veramente sterili? Le spo- re batteriche (per es., le spore di Bacillus) sono comunemente riconosciute come i microbi più resistenti, quindi oggetto idea- le per sperimentare la completa eradicazione. Il test sulle spore a frequenza settimanale e il moni- toraggio biologico delle attrezza- ture per la sicurezza del paziente, infatti, non costituiscono un’op- zione, ma un dovere ben preciso. Il test dipende anche dal tipo di sterilizzatrice. Quelle a vapore devono essere testate per il Geo- bacillus stearothermophilus. Per la sterilizzazione a calore secco, il test dovrebbe avvenire con il Bacillus atrophaeus. In caso di test positivo, l’au- toclave non può essere steriliz- zata perché occorre rivedere le procedure. Se i problemi sono di natura procedurale, possono essere corretti immediatamente. Dovrebbe, quindi, essere esegui- to un secondo test sulle spore. Se è di nuovo positivo, i pacchi con gli strumenti sterilizzati in precedenza devono essere rimos- si, rilavati e ripreparati per una nuova sterilizzazione; poi, si deve subito ricorrere al servizio assi- stenza chiedendo una sterilizza- trice in sostituzione. All’arrivo di quella provvisoria, si devono compiere nuovi test. Dopo aver provveduto alla riparazione del- le unità originali dello Studio, ne occorre uno negativo sulle spore, in tre cicli consecutivi con camera di sterilizzazione vuota. Solo allora la sterilizzatrice potrà essere rimessa in servizio. Che cosa ha a che fare l’Osha con tutto ciò? Il governo richiede una forma- zione Osha [Occupational Safety & Healt Administration, Ndr] su base annua e prima che un nuovo dipendente venga assunto. Come parte della formazione di ciascun nuovo dipendente e nel quadro della formazione annuale di ognuno, bisogna usare elenchi e foto per la revisione delle pro- cedure di sterilizzazione. Quando è avvenuta l’ulti- ma formazione per il control- lo delle infezioni? È tutto sulla stessa pagina? È forse giunto il momento di ricorrere a un pro- fessionista? La vera sfida In realtà, la vera sfida non è proprio tra lo Studio medico e le spore, ma tra lo Studio medico e ciò che i pazienti percepiscono e si riferiscono tra di loro. Occor- re fugare le paure inespresse o dichiarate dei pazienti, ponen- do delle domande e provocan- do le loro risposte in merito al processo di sterilizzazione (che avviene sempre dietro le quinte) utilizzato nello Studio, o offren- do loro, addirittura, di compiere un sopralluogo nello Studio stes- so. Non date per scontato che i pazienti siano già preparati sui procedimenti di sterilizzazio- ne. Il creare fiducia e comfort, fornendo la migliore assisten- za a ogni livello, si tradurrà poi in segnalazioni provenienti da pazienti soddisfatti. Patricia M. Pine, RDH www.uniquedentalservices.com La bibliografia è disponibile presso l’Editore Metodi di sterilizzazione* - Rimuovere il bio-burden dagli strumenti prima del confezio- namento tramite dispositivo a ultrasuoni. - Usare buste per sterilizzazione con nastri indicatori interni ed esterni. - I cestelli riducono possibili esposizioni, migliorano l’orga- nizzazione degli strumenti ed eliminano la necessità di dover maneggiare quelli altamente contaminati. - Caricare le buste o i cestelli nello sterilizzatore, lasciando lo spazio al vapore di circolare tra ogni sacchetto. - Sistemare i sacchetti su vassoi separati: non devono toccare i lati, in basso, in alto o all’interno della camera di sterilizzazione. - Posizionare i cestelli in oriz- zontale su ogni cassetto, o in verticale su una griglia spe- ciale, con spazio adeguato per la circolazione del vapore. - Monitorare gli sterilizzatori con strisce reattive biologiche e indi- catori di controllo almeno ogni settimana. - Mantenere gli standard di sterilizzazione in conformità alle normative statali e locali. *Tratto dal manuale OSAP “From Policy to Practice 2004”.

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