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DT Italian Edition, Novembre 2010, Anno VI n. 11

5 Anno IV n. 2 - Novembre 2010Italian Edition Clinica & Pratica Apicectomia: lo stato dell’arte in endodonzia chirurgica Arnaldo Castellucci, Matteo Papaleoni Per “endodonzia chirurgica” s’intende quella branca dell’odon- toiatria che si occupa della dia- gnosi e del trattamento delle lesioni di origine endodontica che non rispondono alla terapia endodontica convenzionale o che non possono essere trattate con la terapia endodontica conven- zionale. Lo scopo dell’endodonzia chirurgica, pertanto, è quello di ottenere detersione, sagomatu- ra e otturazione tridimensionale della porzione apicale del sistema dei canali radicolari non tratta- bili attraverso la cavità d’accesso, ma raggiungibili solo attraverso un lembo chirurgico. Per questo motivo si preferisce utilizzare il termine endodon- zia chirurgica anziché chirurgia endodontica, in quanto l’inter- vento deve essere programmato ed eseguito come un intervento di endodonzia fatto attraverso un accesso chirurgico, e non solo come un intervento di chirurgia fatto per motivi endodontici. Una volta che è stata fatta la diagnosi di insuccesso endodonti- co, è necessario capire quali siano state le cause che hanno portato all’insuccesso stesso per valutare successivamente se esiste la pos- sibilitàdicorreggereilfallimento con un ritrattamento ortogrado. Solo nel caso in cui questa pos- sibilità non esista o, meglio, solo dopo che i tentativi di risolvere la terapia per via non chirurgica siano falliti, allora siamo autoriz- zati a intervenire per via chirur- gica. L’endodonzia chirurgica, in altre parole, non è il sostituto di un’endodonzia approssimativa e non deve essere una scappatoia per lasciare non “ritrattata” una terapia endodontica ortograda inadeguata. In accordo con quan- to affermato da Nygaard-Ostby e Schilder, l’endodonzia chirurgica deve essere riservata a quei casi in cui la preparazione e l’ottura- zione dei canali radicolari appa- iano impossibili fin dall’inizio o quando i tentativi di ritrattamen- to non chirurgico siano falliti. Anche in questi casi, tuttavia, gli Autoriraccomandanodiriempire con le metodiche tradizionali la maggior parte possibile di canale prima di procedere all’interven- to chirurgico. Al giorno d’oggi, le tecniche e gli strumenti per ritrattare clinicamente gli insuc- cessi endodontici si sono affinati talmente tanto che i casi che sicu- ramente presentano l’indicazione alla chirurgia e che non possono essere ritrattati per via ortogra- da sono sempre più scarsi. Spesso un’elevata esperienza in endo- donzia chirurgica nasconde l’in- capacità da parte dell’operatore di eseguire una corretta detersione, sagomatura e otturazione tridi- mensionale del sistema dei canali radicolari per via non chirurgica. Infine, anche dopo che è stata accertata l’indicazione alla chi- rurgia, in accordo con Weine e Gerstein, è consigliabile rimuo- vere il più possibile la precedente otturazione canalare inadegua- ta e sostituirla con guttaperca ben compattata: si possono così riempire canali laterali, cana- li addizionali precedentemente dimenticati e, talvolta, l’interven- to chirurgico può rendersi non più necessario. Nei casi, tuttavia, in cui rimane l’indicazione alla chirurgia, è oggi possibile ottene- re il successo della nostra terapia in una percentuale di casi note- volmente maggiore rispetto a quello che si poteva ottenere fino a pochi anni fa, e questo grazie ai progressitecnologicirecentemen- te avvenuti nel campo dell’endo- donzia chirurgica. ET pagina 6