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DT Italian Edition, Novembre 2010, Anno VI n. 11

5 Italian Edition Anno VI n. 11 - Novembre 2010 News e Commenti DT pagina 1 Non solo Studi però. Decisa- mente interessante, per tutte le implicazioni che comporta, appare infatti la presenza nel panorama dentale di circa 1000 società di capitale. LastatisticadiNardonenecita alcuni con relativo ammontare: l’Istituto stomatologico italia- no di Milano, ad esempio, (15,4 milioni), Vitaldent (11 milioni), forte di ben 40 centri, Vacupan di Torino (9,3), Pentadent di Monza (7,2), Dental Niguarda di Arcore (6,2) e Calabrodental (5). Parlando di professionisti, quelli con due o più Studi picco- li sono il 9%, l’8% quelli con due o più Studi medio-grandi, men- tre in associazione lavora il 7,5% e il 10% in consulenza. Il loro “tempo di lavoro” è di 42/44 settimane all’anno, di 4/5 gior- ni la settimana, di circa 8 ore al giorno, tutte cifre in netta ridu- zione. Le statistiche riportate parlano, inoltre, di un 75% spe- so nell’attività clinica, un 15% nella gestione e un 10% speso in studio e formazione. L’età media è di 48 anni, la maggior parte (23%) va dai 50 ai 54 anni, seguita da un 21% dai 45 ai 49 e da un 14% dai 40 ai 44 anni. A fronte di un rapporto che l’Oms giudica ottimale di 1 a 2 mila abitanti, la loro maggior concentrazione (1 su 792 abi- tanti) è in Liguria, la minore in Basilicata (1 su 1683). Nell’offerta di prestazioni odontoiatriche il modello pro- fessionale dominante è quello della forma autonoma nel sin- golo Studio, che ha la caratte- ristica peculiare di avere pochi dipendenti (max 2) ed esser gravato da pesanti spese per collaboratori sanitari esterni e tecnici (in totale circa il 40%), con ricavi più consistenti nelle piccole e medie città del Nord e in alcuni grandi centri (Roma, Torino, Firenze e Milano). Da quanto sopra accennato per motivi economico fiscali gli odontoiatri italiani tendo- no quindi all’autosufficienza. Ma l’offerta in generale delle loro prestazioni viene defini- ta “frammentata”, “eccessiva” rispetto agli standard Oms e “non perfettamente distribui- ta” sul territorio, “inquinata”, inoltre, da una presenza irre- golare (leggi abusivato) parti- colarmente fiorente in tempi di crisi economica. Nel prendere in esame le caratteristiche della domanda, la relazione Nardone indica in 20 milioni il numero di pazienti con almeno un acces- so dal dentista all’anno nel 1999 (18 milioni nel 2002). La spesa sanitaria (ammon- tante all’8,9 del Pil) per l’odon- toiatria privata è di 10 miliardi: il 37% degli italiani usufruisce di cure dentistiche erogate da privati, pagandole (l’85%) di tasca propria, il 4,2% con rim- borso parziale e il 3,9 con ticket (solo il 5,6 riceve cure gratuite). Per famiglia, nel 2003, il costo delle cure odontoiatriche era stato di 432 euro, l’anno seguen- te di 368. Dalla statistica emer- gono altri trend significativi: la redditività della professione è in calo, aumenta la competi- zione tra i cd. “centro di offer- ta”, cresce la domanda di cure odontoiatriche non soddisfatte, eccessivo il numero degli eser- centi la professione, diffusione del turismo odontoiatrico, scar- sa competitività tra le aziende del comparto. Non solo criticità, tuttavia. Le proposte avanzate nella relazione sono la necessità di rivedere l’accesso alla profes- sione (ma anche alle prestazioni odontoiatriche), la riorganizza- zione del suo sistema di esercizio e di incrementare la domanda. Una disamina così ampia non poteva non toccare quel che è stato definito “il pilastro del- la sanità italiana” ossia i fondi integrativi. Iscritti all’apposita anagrafe sono 279, con 6 milioni e 500 mila iscritti e quasi il dop- piodiassistiti(10,6),mentresono in aumento le aziende che per vantaggi fiscali inseriscono la copertura sanitaria integrativa nel CCNL (contratto di lavoro). DT pagina 6 Quale futuro delle prestazioni dentali? La risposta in un autorevole report