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IT Italian Edition, Novembre 2010, Anno IV n. 4

15 Anno IV n. 4 - Novembre 2010Italian Edition Clinica & Pratica The Global Imaging Leader Experience Trust Innovation| | Tel. +39 045 8202727 Fax +39 045 8203040 info@qrverona.it www.qrverona.it IT pagina 14 In una recente systematic review sull’argomento (Sch- neider et al. 2009), vengono riportati valori medi di devia- zione orizzontale delle fixtu- re dalla loro posizione ideale di circa 1 mm coronalmente e 1,6 mm all’apice, 0,5 mm di deviazione verticale e 5-6° di disallineamento assiale. Se consideriamo i valori massimi descritti negli studi esamina- ti, che arrivano anche a 4,7 mm e 7,1 mm di deviazione orizzontale rispettivamente coronale e apicale e a 15.8° di deviazione angolare, appare evidente la necessità di riflet- tere sui margini di sicurezza a cui attenersi nell’utilizzo di queste tecniche e sulle loro reali indicazioni, soprattutto quando si opti per una chi- rurgia senza lembo. Tali deviazioni dal proget- to iniziale possono realizzarsi come risultato di una serie di imprecisioni che si sommano di passaggio in passaggio dal- la realizzazione della dima radiologica e della TC, alla progettazione virtuale degli impianti, alla creazione della dima chirurgica, alla sua sta- bilizzazione intraoperatoria, all’inserimento implantare, fino alla fissazione di una eventuale protesi immediata. Nello studio succitato viene sottolineata l’ampiezza della letteratura esistente (più di 3000 articoli), ma anche l’ete- rogeneità dei metodi utilizzati che non consente un raggrup- pamento metanalitico dei dati. Gli studi sull’argomen- to non forniscono ancora dati definitivi in merito. Quelli disponibili, ottenuti raggruppando 6 studi clini- ci metodologicamente simili per un totale di 79 pazienti e 587 impianti, riportano una sopravvivenza implantare con l’utilizzo di metodiche com- puter-assistite compresa tra il 91 e il 100% con un follow-up di 12-60 mesi (Vrielinck et al. 2003; Fortin et al. 2004; van Steenberghe et al. 2005; San- na et al. 2007; Komiyama et al. 2008; Yong & Moy 2008). Si tratta di un dato che, seb- bene a breve-medio termi- ne, risulta incoraggiante, in quanto praticamente sovrap- ponibile a quello riferito a impianti convenzionali (Pje- tursson et al. 2004; Esposito et al. 2007), e tanto più se consideriamo che quattro su sei degli studi presi in con- siderazione descrivevano ria- bilitazioni full-arch a carico immediato. Le complicanze peri- e post-operatorie di natura chi- rurgica e protesica associate a tali sistemi non appaiono tut- tavia trascurabili. Sono state infatti riscontrate complican- ze intraoperatorie nel 9,1% dei pazienti, complicanze protesiche precoci nel 18,8% (soprattutto legate a difficol- tà di adattamento delle prote- si immediate) e complicanze protesiche tardive nel 12% dei pazienti (legate per lo più a fratture e cedimenti dei mate- riali protesici). Come si evince dal consensus report redatto sull’argomento in occasione della seconda Consensus Con- ference dell’European Asso- ciation for Osseointegration del 2009 (Sanz & Naert 2009) appare che, allo stato attuale delle conoscenze, l’affidabi- lità dei sistemi implantari computer-assistiti non pos- sa ancora essere considerata tale da consentirne un utiliz- zo indiscriminato, in quanto le procedure diagnostiche e chirurgiche richiedono una costante verifica ad ogni pas- saggio, al fine di scongiurare il rischio di mal posiziona- mento implantare, che deve essere tenuto in considerazio- ne soprattutto nel caso di una chirurgia flapless. L’utilizzo di tali sistemi, in particolare per tecniche chi- rurgiche così rischiose, deve essere attuato da operatori esperti, e non ci si dovrebbe affidare ad essi senza aver maturato un’adeguata pre- parazione e aver completa- to l’iter di apprendimento richiesto per un loro corretto utilizzo. Il loro impiego quale ausilio nella programmazione implantare e nella comuni- cazione odontoiatra-paziente e odontoiatra-odontotecnico resta tuttavia indiscutibile e di estrema validità, consen- tendo un’accurata e realisti- ca pianificazione operatoria e ponendo le premesse per il buon esito della riabilitazione implanto-protesica finale. In Figura 1 viene presenta- to un caso clinico risolto, con l’ausilio del sistema Facilita- teTM (Astra-tech AB, Möl- ndal, Svezia), attuando una chirurgia computer-assistita di tipo flapless e la riabilita- zione implanto-protesica full- arch dell’arcata superiore a carico immediato. La bibliografia è disponibile presso l’Editore Ringraziamenti: gli Autori desiderano ringraziare il Sig. Arturo Pepe, titolare del Laboratorio Odontotecnico Pepe di Angri (SA), per la realizzazione dei manufatti protesici relativi al caso clinico presentato.