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IT Italian Edition, Novembre 2010, Anno IV n. 4

Italian EditionAnno IV n. 4 - Novembre 2010 Speciale RegeneRation Le piastrine: un serbatoio endogeno di fattori di crescita L.F. Rodella, M. Labanca, R. Rezzani Sezione di Anatomia Umana, Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologie, Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Brescia, Viale Europa 11 Brescia. Dipartimento di Odontostomatologia, Università Vita e Salute San Raffaele, Milano - Direttore: prof. E. Gherlone. Da alcuni anni si sa che le piastrine non sono più solo uno dei principali attori dell’emosta- si ma che hanno anche un ruolo di primaria importanza nella rigenerazione tissutale. Diversi studi evidenziano questa funzione delle piastrine, basandosi sulla loro capacità di fornire un ricco apporto di fattori di crescita (Langer and Gawaz 2008; Intini 2009; Stellos et al. 2010). Le piastrine sono cellule anu- cleate che contengono nel loro citoplasma strutture vescicolari divariedimensioniricchedidif- ferenti fattori di crescita. Come noto, la loro principale funzione risiede nell’emostasi primaria; esse intervengono nelle lesioni a carico della parete vasale rego- lando la formazione del coagulo di fibrina e liberando fattori di crescita coinvolti nella ripara- zione del danno vascolare. Que- sta capacità delle piastrine di intervenire nei processi di ripa- razione dei vasi ha costituito il presupposto per il loro utilizzo anche nella rigenerazione di altri tessuti. Tra i principali fattori di crescita piastrinici troviamo: PDGF (platelet derived growth factor), VEGF (vascular endo- thelial growth factor), TGF-β (transforming growth factor-β), FGF (fibroblast growth factor), EGF (epithelial growth factor), IGF (insulin growth factor), i quali risultano essere coinvolti nell’induzionedellaproliferazio- ne cellulare, nel rimodellamen- to della matrice extracellulare e nei meccanismi angiogenetici che si attuano durante le diverse fasi della rigenerazione tissutale (Rosier et al. 1998; Anitua et al. 2004; Kubota et al. 2004; Nur- den et al. 2008). Alla luce di ciò, negli ultimi anni sono stati condotti nume- rosi studi con lo scopo di utiliz- zare “concentrati piastrinici”, detti anche “gel piastrinici”, in differenti applicazioni cliniche che possono beneficiare di un rapido processo di rigenerazio- ne tissutale (Anitua et al., 2004; Crovetti et al., 2004; Rozman et al., 2007), utilizzando le piastri- ne come fonte autologa di fattori di crescita. Per quanto riguarda la meto- dologia di produzione, il concen- trato piastrinico viene isolato dal sangue venoso del paziente, attraverso un preciso processo di centrifugazione che permet- te di isolare la frazione ricca in piastrine e fattori di crescita dal siero e dai globuli rossi. La prima generazione di concen- trati piastrinici è denominata PRP-platelet rich plasma. La sua efficacia è stata valutata nei processi di guarigione in diversi tessuti (Lacci and Dardi, 2010); tuttavia, alcuni dati risultano contrastanti e dimostrano un effetto sia positivo che negativo nell’induzionedellaproliferazio- ne e differenziazione cellulare (Dohan Ehrenfest et al. 2009). La seconda generazione di concentrati piastrinici prende il nome di PRF-platelet rich fibrin (Choukroun et al. 2006; Sunitha Raja et al. 2008; Dohan Ehren- fest et al. 2009; Gassling et al. 2009; He et al. 2009; Simonpieri et al. 2009; Su et al. 2009). Diversamente dal PRP, que- sto concentrato è ottenuto senza l’aggiunta di sostanze per indur- re l’attivazione piastrinica e la polimerizzazione della fibrina, ma tramite un semplice pro- tocollo di centrifugazione che considera parametri fondamen- tali la velocità e la temperatura di centrifugazione. Il PRF possiede una consi- stenza più gelatinosa quindi risulta più facilmente applicabi- le, non si dissolve velocemente a livello del sito di applicazione e costituisce quindi una “solida” matrice ricca in fibrina in cui ritroviamo piastrine, linfociti e fattori di crescita (Gruber et al. 2004; Weibrich et al. 2005; Simonpieri et al. 2009). Per quanto riguarda l’ap- plicazione clinica, vi sono numerosi studi che descrivono l’utilizzo di questi concentrati piastrinici in diversi ambiti chi- rurgici (Anitua et al. 2006) qua- li la Chirurgia maxillo-facciale e l’Odontoiatria (You et al. 2007; Kang et al. 2010), la Chirurgia ortopedica (Coetzee et al. 2005; Berghoff et al. 2006; Silva and Sampaio 2009), la Chirurgia estetica (Braccini and Dohan 2007), l’Oftalmologia (Noda et al. 2004), la Medicina sportiva (Hall et al. 2009; Sanchez et al. 2009), la Dermatologia (Ani- tua et al. 2004; Sclafani 2009); vi sono, inoltre, alcuni dati che forniscono l’evidenza di un possibile ruolo dei concentrati piastrinici anche nella rigene- razione nervosa (Farrag et al. 2007; Cho et al. 2010). Riguardo la chirurgia orale, sono nume- rosi gli studi che riportano l’uti- lizzo dei concentrati piastrinici nella rigenerazione dei mascel- lari atrofici così come nel rialzo del seno mascellare, tuttavia si tratta spesso di studi non omo- genei, alcuni mancanti di grup- pi di controllo ed i cui risultati non sono facilmente ed imme- diatamente confrontabili. Recentemente, è stato possibi- le produrre una nuova genera- zione di concentrati piastrinici che ha l’importante caratteristi- ca di possedere una fitta rete di fibrina e di contenere un nume- ro elevato di fattori di crescita; per questo motivo, il nuovo pre- parato prende il nome di CGF- concentrated growth factor (Sohn et al. 2009). Esso, come gli altri concentrati piastrinici, vie- ne isolato da campioni di san- gue protocollo standardizzato di separazione. La caratteristica 1. Anitua E, Andia I, Ardanza B, Nurden P, Nurden AT. Autologous platelets as asource of proteins for healing and tissue regeneration. 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In conclusione, i diversi pre- parati piastrinici, ciascuno con le proprie caratteristiche pecu- liari, rappresentano un uti- le strumento per la chirurgia rigenerativa, tuttavia una loro migliore caratterizzazione bio- logica e clinica è necessaria per poter giungere a linee guida di valida applicazione. Bibliografia