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Cosmetic Dentistry Italy

23dentistry 4_2010 cosmetic speciale sbiancamento_case report geno. Si riduce così, non solo il tempo alla pol- trona, ma anche la concentrazione di prodotto da utilizzare. Lo smalto e la dentina sono tessuti permeabili ai perossidi. Il perossido di idrogeno agisce ossidando e formando radicali liberi e molecole reattive che attaccano i doppi legami cromofori scindendoli e formando molecole più piccole e meno cromogene(5) che, riflettendo la luce in modo diverso, fanno apparire il dente di un colore più chiaro e luminoso(6) . Il perossido di carbamide è più stabile e maneggevole e, a con- tatto con gli enzimi salivari, si scinde in peros- sido di idrogeno e urea che genera a contatto con l’acqua anidride carbonica e ammoniaca(7) . L’elevato pH di quest’ultima sostanza favorisce il processo di sbiancamento. È fondamentale al fine d’ intraprendere la tipologia di trattamento più idonea a ogni sin- golo caso il riconoscimento delle discromie, che possono essere generalizzate o localizza- te e, in base all’eziologia, distinte in esogene o endogene. Le discromie esogene o estrinseche dipendono dall’adesione alle superfici dentali di pigmenti cromatici derivanti da agenti esterni quali: batteri cromogeni, cibi e bevande (tè, caffè, vino, liquirizia); colluttori (clorexidina); farmaci; pellicola acquisita; fumo; sali di metalli pesanti. Queste pigmentazioni sono facilmente elimina- bili con una semplice seduta di igiene orale pro- fessionale. Le discromie endogene, che derivano dall’incorporazione di pigmenti all’interno della struttura dei denti, son distinte in pre-eruttive (dovute ad esempio a: dentinogenesi imperfetta; amelogenesi imperfetta, ipoplasia dello smalto, fluorosi dentale, tetracicline) e post-eruttive (do- vute a decalcificazioni; lesioni cariose; erosione delle superfici dentali; materiali da otturazione; trattamenti endodontici; traumi dentali; necrosi pulpare). Le discromie endogene sono risolvibili con il ricorso a una o più sedute di sbiancamento dentale (odontoiatria cosmetica) o, nei casi più gravi, con sbiancamento interno (walking ble- aching), oppure ricorrendo a faccette o corone (odontoiatria estetica)(8) . Durante il loro impiego è necessario evitare il contatto delle sostanze sbiancanti con i tessu- ti molli poiché porterebbero alla formazione di lesioni variabili da piccole macchie bianche re- versibili in poche ore, a bolle e ulcere dolorose reversibili in non meno di qualche giorno, a se- conda della percentuale e del tempo di contatto tra gel e tessuti(9) . _Case report Si è presentata alla nostra attenzione una paziente di 42 anni, in buone condizioni di salu- te generale, che sentiva fortemente l’esigenza di voler sbiancare i suoi denti, soprattutto perché avvertiva di avere denti dal “colore diverso l’uno dall’altro” (Fig. 1). La paziente è stata motivata alla necessità di un controllo quotidiano della placca, ottenendo la compliance della paziente stessa. Per quanto concerne le istruzioni di igie- ne orale domiciliare, è stato sottolineato come rimanga fondamentale l’uso dello spazzolino per la disorganizzazione del biofilm batterico su tut- te le superfici del cavo orale e il controllo chimico della placca tramite l’utilizzo di un collutorio non pigmentante e di mantenimento. Poiché la paziente presentava fenomeni di ipersensibilità dentinale, prima di iniziare il trat- tamento le è stato prescritto l’impiego della pa- sta dentifricia Emoform Actisens denti sensibili tre volte al giorno associato(10) a quello del gel topico Emoform Actisens (contenenti nitrato di potassio e sodio fluoruro). Ciò ha permesso di ottenere una netta diminuzione dei fenomeni di ipersensibilità dentinale già dopo 2 settima- ne dall’inizio del trattamento. Emoform Actisens, inoltre, non causa discromie e non interferisce Fig. 1_Foto iniziale. Fig. 1