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Dental Tribune Italian Edition

13 Anno III n. 1 - Febbraio 2011Italian Edition Speciale Distributore esclusivo per l’Italia: Endodonzia fotoacustica con tecnica PIPS (Photon Initiated Photoacustic Streaming) G. Olivi*, E. DiVito** *Università di Genova, Facoltà di Medicina e Chirurgia - Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria - Insegnamento di Conservativa ed Endodonzia; Corso Master Laser in Dentistry – Direttore: prof. S. Benedicenti. **Arizona School of Dentistry and Oral Health. La capacità di ottenere un’ef- ficace detersione e decontami- nazione del sistema canalare da smear layer, batteri e loro prodotti, rappresenta il gol della terapia endodontica. Le tecniche tradizionali che utilizzano stru- mentazione meccanica, ultraso- nica ed irriganti chimici a volte falliscono, nel tentativo di deter- gere e decontaminare completa- mente il sistema endodontico. Questo è dovuto all’incapaci- tà degli irriganti attualmente utilizzati di penetrare e agire tridimensionalmente(1) e dalla complessa anatomia radicola- re(2) . La tecnologia laser introdotta in endodonzia da oltre 20 anni, con l’obiettivo di migliorare i risultati ottenuti con le proce- dure tradizionali(3,4) , con diversa modalità di azione mira a: - aumentare la capacità di detersione e rimozione di detriti e smear layer dai canali radicolari; - migliorare le decontamina- zione del sistema endodonti- co. Differenti sono le lunghezze d’onda utilizzate per detersione e decontaminazione canalare, e molti studi sperimentali in vitro hanno validato questi risulta- ti(5,6) . Effetti morfologici dell’irra- diazione laser sulla dentina canalare Diversi studi hanno indagato gli effetti morfologici che l’ir- radiazione laser produce sulle pareti radicolari, come effetto collaterale della decontamina- zione e detersione canalare ese- guita con le diverse lunghezze d’onda. Quando utilizzati a sec- co, sia i laser near infrared che i laser medium infrared produ- cono effetti termici indesiderati caratteristici(7) . I laser near infrared provo- cano caratteristiche alterazioni morfologiche della parete den- tinale, lo smear layer risulta solo parzialmente rimosso, i tubuli dentinali sono prevalen- temente chiusi come risultato di fusione della struttura inorga- nica dentinale, con presenza di fenomeni di ricristallizzazione e cracks(8-11) . I laser medium infrared pre- sentano, invece, un prevalente pattern ablativo, con danno ter- mico in funzione della poten- za di utilizzo e dell’utilizzo a secco o con spray. Sono eviden- ti scalinature, cracks, aree di fusione superficiale e comun- que vaporizzazione dello smear layer. L’irradiazione con laser Erbium eseguita in un cana- le bagnato (dallo spray o dagli irriganti canalari) produce il tipico aspetto della dentina laser irradiata; i danni termici sono ridotti, i tubuli dentinali risultano comunque aperti, sul- la sommità delle aree peritubu- lari, più calcificate, mentre la dentina intertubulare, più ricca in acqua, risulta maggiormente ablata e, perciò, avvallata. Lo smear layer viene vaporiz- zato dall’irradiazione con i laser Erbium ed è prevalentemente assente(11-18) . Laser Activated Irrigation (LAI) Studi recenti hanno investiga- to la capacità di alcune lunghez- ze d’onda di attivare le soluzioni irriganti all’interno del canale; questa tecnica, chiamata “laser activated irrigation” (LAI), si è dimostrata statisticamente più efficace nel rimuovere detriti e smear layer dai canali radicola- ri, rispetto alle tecniche di irri- gazione convenzionale (CI) ed ultrasonica passiva (PUI)(19-21) . Studiata con diversi protocol- li da diversi autori, la LAI fon- da il suo meccanismo di azione sull’attivazione fototermica degli irriganti, con produzione di effetti cavitazionali simili a quelli ottenuti con le tecniche ultrasoniche, ma efficaci in tem- pi nettamente inferiori(22) . Considerando l’energia e la potenza utilizzata, la posizione e il movimento della punta nel canale, questa tecnica produce comunque un minimo effetto termico e ablativo sulla parete dentinale. George et al. (2008) hanno pubblicatoilprimostudiocheha esaminato la capacità di attiva- zione laser sui liquidi irriganti all’interno del lume canalare(23) . Nello studio sono stati utilizza- te due diverse lunghezze d’on- da, appartenenti entrambe alla famiglia Erbium, l’Er,Cr:YSGG (2780 nm) ed l’Er:YAG (2940 nm), equipaggiati con punte di 400 micron di diametro, con diverso disegno: tradizionale piatto “end firing” e a punta conica “radial firing”, privata chimicamente del rivestimento esterno per aumentare la diffu- sione laterale di energia. Comparando i risultati dei gruppi laser irradiati con i grup- pi non laser irradiati, lo studio ha concluso come l’attivazione laser degli irriganti (EDTAC in particolare) porti a una miglio- rata detersione e rimozione di smear layer dalle superfici den- tinali, e che le punte “radial firing” siano risultate migliori delle “end firing” per questo scopo. In uno studio successivo (2010), gli Autori hanno riporta- to che questa sistematica, utiliz- zando una potenza effettiva di 1 W e 0.75 W, a 20 Hz, produceva un aumento di temperatura di soli 2.5 °C sulla superficie radi- colare, senza arrecare danni alle strutture paradontali(24) . Anche De Moor e Blanken (2009) hanno studiato l’effetto del laser sull’attivazione degli irriganti, paragonandolo all’ir- rigazione convenzionale (CI) e all’irrigazione ultrasonica passi- va (PUI). In questo studio è sta- to utilizzato l’ipoclorito di sodio al 2,5% e il laser Er,Cr:YSGG, utilizzato 4 volte per 5 secondi a 75 mJ, 20 Hz (1,5 W), con una punta endodontica “end firing” di 200 micron di diametro, posta ferma a 5 mm dall’apice. La rimozione dello smear layer eseguita con questa pro- cedura è risultata significati- vamente migliore rispetto agli altri due metodi(25) . Gli stessi Autori, in uno studio microfotografico complemen- tare, hanno dimostrato come il laser generi, per effetto termi- co, espansione ed esplosione dei fluidi irriganti con secondario effetto cavitazionale e movi- mento dei fluidi intracanalari ad alta velocità: non è risulta- to necessario muovere la fibra su e giù nel canale, ma è stato sufficiente lasciarla ferma nel terzo medio del canale a 5 mm dall’apice(26) . Questo concetto apporta una notevole semplificazione alla tecnica laser, senza necessità di raggiungere l’apice e superare eventuali curvature radicolari. In un altro studio di De Moor et al. (2010), è stata paragonata la tecnica LAI all’irrigazione ultrasonica passiva (PUI); gli autori hanno concluso che la tecnica laser, utilizzando tem- pi inferiori di irrigazione (4 x 5 secondi), produce risultati paragonabili alla tecnica ultra- sonica che utilizza però tempi di irrigazione più lunghi (3 x 20 secondi)(27) . Anche uno studio di de Groot et al. (2009) ha confer- mato l’efficacia della tecnica di attivazione laser degli irriganti (LAI), e i migliori risultati otte- nuti in comparazione con la tec- nica ultrasonica passiva (PUI). Gli Autori hanno sottolineato il concetto di streaming dovu- to all’implosione delle molecole d’acqua delle soluzioni irriganti utilizzate(28) . Hmud et al. (2009-10) hanno successivamente investigato la possibilità di utilizzare anche i laser near infrared (940 nm e 980nm)confibrada200micron, per l’attivazione degli irriganti, a potenze di 4 W 10 Hz e 2,5 W 25 Hz rispettivamente. LT pagina 14