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Dental Tribune Italian Edition

9 Italian Edition Anno VII n. 2 - Febbraio 2011 Trends L’importanza della stabilità implantare e della sua misurazione L’introduzione degli impian- ti osteointegrati ha rivoluzio- nato l’odontoiatria, ampliando le prospettive di trattamento dei pazienti con edentulia par- ziale o totale. Uno dei requisiti fondamentali per adottare pro- cedure implantari di successo nelle diverse condizioni clini- che è quello di una diagnosti- ca affidabile e che permetta il posizionamento di impianti anche in situazioni biologica- mente impegnative. In questo ambito, la misurazione della stabilità implantare assume un valore particolarmente rilevante. La stabilità implantare può essere vista come una combi- nazione di stabilità meccani- ca, che è il risultato dell’osso compresso che tiene l’impianto saldamente in situ, e stabili- tà biologica, che è il risultato della formazione di nuove cel- lule ossee che si formano nel sito implantare a seguito del processo di osteointegrazio- ne. La stabilità meccanica è generalmente elevata imme- diatamente dopo l’inserimento dell’impianto (stabilità pri- maria). La stabilità biologica, invece, diventa evidente solo nel momento in cui si forma- no nuove cellule ossee nel sito implantare e aumenta con il tempo (stabilità secondaria). Quindi, come risultato del pro- cesso di osteointegrazione, la stabilità meccanica iniziale è supportata e/o sostituita dalla stabilità biologica, e il livello di stabilità finale di un impianto è la somma delle due. Dato che la stabilità degli impianti gio- ca un ruolo significativo per il raggiungimento di un risultato di successo, la sua misurazione oggettiva è un valido strumen- to per costantemente risultati positivi e affidabili. Negli anni, sono stati utiliz- zati diversi metodi per misu- rare la stabilità dell’impianto con diversi gradi di successo. Un metodo per valutare la sta- bilità dell’impianto è la sem- plice percezione del chirurgo. Questa spesso si basa sulla resistenza al taglio e sul torque di insediamento dell’impian- to durante l’inserimento. Una percezione di “buona” stabili- tà può essere rafforzata dalla sensazione di un saldo arresto quando l’impianto viene inse- rito. La percezione di un chi- rurgo esperto è logicamente inestimabile e non deve, per nessuna ragione, essere ignora- ta. D’altra parte, non è ovvia- mente possibile quantificare la percezione e, soprattutto nei casi più impegnativi, fare affi- damento sulla sola percezione spesso non è sufficiente per assicurare il risultato positivo del trattamento. Anche la misurazione del torque di inserimento dell’im- pianto è un tentativo per quan- tificare la percezione tattile del chirurgo. Uno svantaggio di questo metodo è rappre- sentato dal fatto che il torque di inserimento varia a secon- da delle proprietà di taglio dell’impianto e della presenza di liquidi nella preparazione. Comunque, il metodo fornisce alcune informazioni riguardo l’energia usata nell’inserimen- to di un impianto. Il principale svantaggio è che, come la per- cezione del chirurgo, le misura- zioni del torque di inserimento possono essere usate soltanto quando si inserisce l’impianto e non sono possibili nelle fasi successive. Come il torque di inseri- mento, anche il torque fina- le di insediamento fornisce alcune informazioni sulla sta- bilità primaria dell’impian- to. La condizione sfavorevole è che non può essere ripetuto nelle fasi successive e, quindi, non può servire come un rife- rimento per il proseguire del trattamento. Altri metodi utilizzati per valutare la stabilità implanta- re sono il test della percussio- ne, il metodo del torque inverso e la misurazione della mobilità laterale. DT pagina 10