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Dental Tribune Italian Edition

6 Italian EditionAnno V n. 1 - Marzo 2011 Case Report Fig. 20 - Ortopantomografia a fine trattamento. Buon parallelismo radicolare e assenza di rizalisi. Fig. 21 - Teleradiografia a fine trattamento. Fig. 22 - Tracciato cefalometrico a fine trattamento. Fig. 24 - Sovrapposizione cefalometrica. In nero il tracciato di inizio trattamento, in blu quello finale. Fig. 23 - Valori cefalometrici sostanzialmente invariati. La differenza nella divergenza è dovuta probabilmente dalla differente postura mandibolare durante l’esecuzione dell’esame. Unico cambiamento nell’inclinazione dell’incisivo inferiore, modificata per centrarlo al meglio all’interno della sinfisi mandibolare. John Hunter (1728-93), considerato assie- me a Berdmore il fondatore della scuola odontoiatrica inglese, nacque a Glasgow ed iniziò lo studio della medicina sotto la guida del fratello maggiore William (1718- 83), celebre chirurgo e anatomico. Divenu- to egli stesso abile chirurgo, si dedicò alla professionepraticaesercitandolasuamate- ria in tutte le sue branche, non trascurando nel contempo studi e ricerche di anatomia comparata ed anatomia patologica. Nel 1771 scrisse e pubblicò il trattato The Natural History of the Human Teeth, frutto di personali osservazioni, che andò a colmare una grande lacuna nelle opere Il contributo di John Hunter (1728-1793) all’evoluzione dell’Ortodonzia e della Gnatologia precedenti,aventipressochétutteuntaglio eminentemente pratico. Hunter orientò le sue analisi in quel set- tore odontostomatologico comprendente anatomia, anatomia patologica, istologia, embriologia e fisiologia del cavo orale, dei muscoli della masticazione e dell’articola- zione temporo-mandibolare, apportando geniali contributi che presentano validità ancora attuale. Bisogna però notare che egli fu chirurgo generale con poche cogni- zioni pratiche e scarsa casistica personale di odontoiatria; pertanto, affrontò tale disciplina più da scienziato che da clinico, impostando la sua opera più teoricamen- te e scientificamente che da un punto di vista terapeutico, a differenza di Fauchard e Pfaff che erano esclusivamente chirur- ghi-dentisti. Per questo motivo, come nota Guerini, “nel campo della pratica questo autore cade più volte in contraddizione, e i suoi giudizi su importanti punti di vista terapeutici sono spesso incerti e titubanti”. Anche l’opera successiva, Practical treatise on the diseases on the teeth, edita a Lon- dra nel 1778, presenta un contenuto più orientato verso la fisiopatologia che verso la pratica professionale. Ciononostante, il grande merito di Hun- ter fu quello di aver dato una connotazione di stampo scientifico, al pari di altri rami della scienza medica, all’odontostomato- logia: non solo inglese, ma anche euro- pea, contribuendo alla sua elevazione nel toglierla dal limbo della ciarlataneria ove era confinata. Nel suo più celebre trattato, The Natural History of the human teeth, l’Autore dedi- ca gran parte dei capitoli ad una minuzio- sa e dettagliata dell’anatomia dei denti, del cavo orale, della lingua, dei muscoli della masticazione, dell’A.T.M. In particolare, per quanto concerne i denti, coniò i termi- ni di cuspidati per i canini e bicuspidati per i primi molari. La fisiologia mastica- toria viene trattata molto estesamente e viene riconosciuto un ruolo determinante all’articolazione temporo-mandibolare, della quale sono descritti tutti i possibili movimenti. Affermò che: “[…] l’articolazione è com- posta da una cavità e da una eminenza presenti nell’osso temporale, nella quale si inserisce il condilo. La superficie articolare in forma di cavità è ricoperta da una cro- sta cartilaginosa, continuata, liscia. Tanto la cavità come l’eminenza servono al moto dei condili della mascella inferiore”. Per quanto concerne quest’ultimo argo- mento, offrì sicuramente spunti molto all’avanguardiaperl’epoca;descrisse,infat- ti, la possibilità della rotazione, della tran- slazione e dello scivolamento dei condili, che possono compiere tale operazione in modo complementare in avanti e in addie- tro, consentendo così la possibilità, durante lamasticazione,diseparareiframmentidi cibo più grossi, in modo da poter essere tri- turatidaimolari.Fuilprimocheindividuò le funzioni del disco articolare, che indicò come “una cartilagine mobile comune alla cavità e al condilo, che accompagna i movimenti di quest’ultimo. La sua struttu- ra è legamentoso-cartilaginea”. Descrisse, inoltre, seppur genericamente, i legamenti articolari. Da notare poi che in quest’opera sono presenti ben tre capitoli relativi alle malocclusioni; ne viene proposto anche un tentativo di classificazione, anche se, come è noto, questa verrà effettuata tempo dopo da Georg Carabelli. Si può tuttavia con- siderare che in questo testo l’Ortodonzia viene trattata ed esposta organicamente e con criterio; tenendo conto che Hunter non era un dentista, ma un divulgatore e un ottimo rielaboratore di precedenti teo- rie, ciò acquisisce una valenza particolare. Si occupò anche di denti sovrannumera- ri e di malposizioni dentali, consigliando l’avulsione dei denti decidui solamente in caso di reale necessità; il raddrizzamen- to, da effettuare con le bande o fasce tipo quelle proposte da Fauchard e da Bourdet, dovrebbe essere iniziato solamente quando sono erotti tutti i bicuspidati. Per la cura del prognatismo introdusse unapparecchiocompostodaunadocciache ricopriva i denti inferiori; su di essa vi era un piano inclinato, in corrispondenza dei canini, che andava a battere lingualmente sotto gli incisivi superiori e permetteva ai due mascellari una giusta occlusione. Ai meriti di Hunter va ascritto anche quello di aver sostenuto la necessità della formazione di personale qualificato per intraprendere la professione odontoiatrica non avulsa dalla medicina generale con corsi teorico-pratici di apprendistato. Paolo Zampetti, Damaso Caprioglio