Please activate JavaScript!
Please install Adobe Flash Player, click here for download

Dental Tribune Italian Edition

7 Anno V n. 1 - Marzo 2011Italian Edition Pratica & Clinica K-ETCHANT GEL Paste Bracket F-BOND OT pagina 1 Un’adeguata forma di comuni- cazione con il paziente è il pre- supposto fondamentale perché si generino le condizioni per un “chiaro e libero consenso infor- mato” alla terapia proposta. Il valore intrinseco del consen- so informato emerge, infatti, dal diritto di ciascuna persona, pri- ma di esser sottoposta a qualsiasi trattamento sanitario, ad essere correttamente informata sul pro- prio stato di salute, sulle oppor- tunità di cura e sui rischi ad esse eventualmente connesse. Risulta a questo punto opportuno parlare di “informazione” e “consenso”, sottolineando la distinzione tra i due momenti, il primo condizio- ne necessaria perché il secondo sia adeguatamente accordato. Il Codice di Deontologia medi- ca(1,2) in vigore attesta all’ar- ticolo 33 che il consenso del paziente deve prevedere “la più idonea informazione”, mentre all’articolo 35 ribadisce che deve essere “esplicito e informato”. Il sottoporre un consenso infor- mato al paziente non prevarica assolutamente la sua volontà. In realtà il consenso informato è uno degli strumenti più potenti che il paziente possiede per acce- dere serenamente alle cure di cui necessita. Dalla prima visita al piano di trattamento La prima opportunità per il paziente e per il medico, in que- sto caso l’ortodontista, di rendere effettive queste condizioni si deve realizzare già a partire dalla pri- ma visita. In qualche caso il paziente, prima di giungere alla nostra attenzione per un colloquio preli- minare compie un vero e proprio percorso ad ostacoli: - è consapevole o percepisce di avere un problema oppure glielo fanno notare; - pensa e valuta se questo è importante per sé; - decide di fare qualcosa; - si informa su cosa si può fare e chi se ne possa occupare; - pensa e valuta ancora una volta; - sceglieachirivolgersi,maga- ri tra varie possibilità, spesso per passaparola; - decide di prendere un appun- tamento; - prende contatti con lo Stu- dio; - si ricorda di presentarsi all’appuntamento; - finalmente…prima visita. In occasione del primo incon- tro con il paziente è importante innanzitutto ascoltarlo, sentire i suoi problemi, magari la sua sto- ria clinica pregressa o i resoconti di precedenti consulti con altri colleghi, percepire le sue emozio- ni a riguardo, quando ci chiede di aiutarlo, di dargli delle risposte. Fondamentale è annotare, anche in maniera sintetica, tutte queste informazioni, che saranno utilissime per formulare una cor- rettadiagnosieunpianoterapeu- tico “cuciti su misura”. La visita dovrebbe, quindi, procedere con una preliminare valutazione cli- nica, senza buttarsi a capofitto in cavo orale (no channel division), ma con un approccio più globale, mettendo al centro delle nostre attenzioni il paziente e non i suoi denti o l’apparecchio, secondo noi, più giusto per lui. Successi- vamente, se questo è possibile e non a rischio di generare aspet- tative fuorvianti, possono essere fornite al paziente delle risposte indicative ai suoi quesiti ovvero illustrate le ipotetiche possibilità ditrattamento,magariattraverso un supporto informatico (scher- mo, pc portatile, tablet di ultima generazione) e una presentazione multimediale sintetica, comuni- cando il messaggio: si può fare, ci possiamo occupare di te (Fig. 1). Questo permette da subito, esa- minando la sua risposta, anche emotiva, di avere indicazioni più precise in merito ai “suoi obiet- tivi” e quindi di confrontarli subito con quelli che potrebbero essere i nostri o quelli oggettiva- mente utili per lui. La raccolta della documentazione necessaria per l’analisi del caso, compresa una eventuale valutazione cli- nica più accurata, può essere un altro e importante momento di dialogo e scambio con il paziente, in occasione del quale potranno emergere ulteriori dettagli utili per una diagnosi completa e un piano di terapia personalizzato. La successiva programmazio- ne per la discussione del piano di trattamento con il paziente e/o con i genitori dello stesso deve tenere in considerazione la complessità del caso e quindi è necessario prevedere un adegua- to tempo in agenda da dedicare a questo momento, tempo per il paziente. L’ideale sarebbe dispor- re di un ambiente tranquillo e dedicato, non all’interno delle zone operative o peggio con il paziente seduto in poltrona, dove, utilizzando uno schermo di ade- guate dimensioni e rivolto verso il paziente, illustrare e analizza- re insieme la documentazione del caso. La presentazione dovrebbe essere costruita per obiettivi, ovvero in modo tale che ad ogni problema noto o rilevato corri- sponda una soluzione esempli- ficata, focalizzando l’attenzione sul problema principale, che non necessariamente potrà coincide- re con quello per cui il paziente si è presentato alla nostra attenzio- ne. Se possibile, dovranno esse- re prese in considerazione anche una o più alternative, con pro e contro dell’una rispetto all’al- tra, per esempio la soluzione più confortevole, la più veloce, la più estetica e anche quella più econo- mica o di compromesso. Lo spazio dedicato a “doman- de e risposte” deve essere idoneo alle richieste del paziente e com- misurato alla sua possibilità o capacità di comprensione. È necessario, quindi, sin dall’inizio utilizzare un linguag- gio semplice, nella maggior parte dei casi per non addetti ai lavori. L’eccesso di terminologia specia- listica, nozioni e informazioni, infatti, rischia a volte di genera- re confusione senza migliorare la comprensione. La conoscenza da parte nostra di chi ci sta di fronte, avendo già testato prima anche le sue risposte emotive, ci permette di tarare sul paziente le modalità di espressione che potremo adot- tare ed essere così più efficaci nel comunicare, permettendogli di comprendere meglio. Al termine del colloquio il paziente riceve un documento contenente un “Pro- gramma di Terapia Ortogna- todontica” su misura (Box 1-3), dove sono evidenziati, in maniera sintetica e comprensibile, tutti gli aspetti diagnostici, le possibilità terapeutiche valutate, gli even- tuali limiti e i tempi di tratta- mento.Un ausilio importante per consolidare la sua comprensione e permettere al paziente di fare la scelta giusta per sé può essere un modulo pieghevole allegato, che chiamiamo “cartella clinica visiva” (Figg. 2a, b), contenente le sue fotografie, radiografie e le Fig. 1 immagini esemplificative delle apparecchiature e delle terapie proposte. In caso di presenza di più alternative, queste ultime vengono contrassegnate da un boxperapporreunsegnodispun- ta di conferma visiva della scelta effettuata, quindi è presente uno spazio per la data di accettazione e la firma del paziente, così come sul Programma di Terapia. Il preventivo di spesa, a sua volta, dovrà essere strettamen- te aderente al piano terapeutico illustrato, per quanto riguarda la terminologia e la possibilità di associare le eventuali varie voci alle alternative previste. Tutti i documenti sono in dupli- ce copia, una per lo Studio e una per il paziente. L’obiettivo deve essere la chiarezza, senza pecca- re in superficialità né eccedere in ridondanza di informazioni, diso- rientando il paziente. La decisione non deve esse- re forzata ma guidata, fornendo tutti gli elementi utili affinché avvenga in maniera consapevole e ponderata, dando al paziente la possibilità di pensarci per il tem- po utile e provvedendo successi- vamente a dare indicazioni circa le modalità di inizio cura (cosa devo fare quando decido?). OT pagina 8 Il consenso illustrato in Ortodonzia Matteo Beretta, Odontoiatra, Specialista in Ortognatodonzia, Libero professionista - Casale Monferrato (AL)