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Dental Tribune Italian Edition

16 Italian EditionAnno VII n. 3 - Marzo 2011 Per ordini e info: 011 0463350 / 011 19715665 / www.tueor.it Contiene immagini video, illustrazioni e disegni animati che risultano gradevoli, considerando l’occhio e la sensibilità di chi li visiona. Si tratta quindi di un utile ausilio per il professioni- sta, perché consente al paziente, mentre è seduto in sala d’aspetto, di ricevere già le prime istruzioni di igiene, sfruttando al meglio i tempi di attesa. 75,00 euro + IVA L’Intervista DT pagina 15 se uno passeggia per qualche cit- tà europea, potrà vedere sigle che hanno decine di “punti vendita” che fanno pubblicità aggressiva (sta avvenendo anche in Italia), che offrono condizioni di paga- mento e prezzi molto appetibili, che propongono sconti per fami- glie, e via dicendo. Queste aziende stanno mutando il mercato, come lo hanno muta- to i supermercati 20 o 30 anni fa. Tutto questo, che probabilmen- te è un modello iperindustriale valido, può risultare tale da can- cellare il nostro sistema dentale, fatto di miriadi di piccolissime aziende, flessibili, articolate, di eccellenza tecnica, ma deboli strutturalmente e finanziaria- mente. La nostra proposta concreta è di creare piccole vere imprese, con non meno di 10-12 addetti, integrate e certificate; il QET è appunto questo, con rappor- ti strutturali e contrattuali con le “aziende odontoiatriche”, anch’esse modificate. Si legge su un giornale molto dif- fuso nel mondo del dentale “… con la crisi, molti dentisti sono stati spinti a puntare sui super sconti, pur di ampliare il proprio bacino di utenza” e aggiungiamo noi che molti dentisti oggi lavo- rano per il servizio pubblico, che ha una sua onorevole e rispetta- bile qualità, con tariffe basse, ma compensate da lavoro sicuro e in quantità. Quindi la nostra proposta, com- prendo non facile da percorrere, risponde all’esigenza di restare sul mercato e costruire un futuro per le aziende. Viene da chiedersi perché gran- di Organizzazioni sindacali di artigiani, o la stessa Andi, non spingano i loro associati a svilup- pare questo fenomeno e aumen- tare l’interscambio fra di loro. In questo contesto non posso non sottolineare un’esigenza oramai concreta nei fatti. Il dentista, riconosciuto da tutti come il capo della filiera, non può più esimersi dal guardare la pro- pria attività come un’impresa e, in essa, il proprio paziente come un cliente. È un nodo critico, lo so, ma que- sta anomala resistenza non reg- ge più il confronto con la realtà, e fino a quando questa rigidità verrà conservata, saranno morti nel nascere diversi progetti che potrebbero pesantemente aiutare il rilancio e l’armonizzazione di un settore. Un settore che deve avere la con- sapevolezza di dover dare rispo- ste di cura e qualità della salute odontoiatrica a tutti, indipen- dentemente che questa avvenga in ambito misto o no tra pubblico e privato. Il nostro giornale ama sempre evidenziare tematiche e pro- blematiche, ma anche fornire concrete e positive soluzioni. Voi state portando avanti una proposta? Quello che stiamo già facendo e che cerchiamo di fare è la rispo- sta, proprio per stare sul concreto: certificarsi, aggiornarsi e con- frontarsi continuamente insie- me, partecipare a gare di appalto pubbliche e private, utilizzando la forza del gruppo, raggiunge- re accordi con le aziende prin- cipali della produzione; fare marketing insieme; presentarsi pubblicamente per sostenere le proprie posizioni. Il Q.E.T. nel 2008 ha tenuto un ForumInternazionaleaBologna, nel 2009 e 2010 ha partecipato alla Fiera degli Amici di Brugg a Rimini con stand importanti. In quei contesti abbiamo anche otte- nuto elevati contributi relaziona- li dalle figure più importanti del settore, dalla Presidenza Andi a quella dell’Unidi, a quella degli Amici di Brugg, della S.O.C.I. (Medici e Odontoiatri operanti nel pubblico), dal mondo univer- sitario e dallo stesso referente per l’Odontoiatria presso il Ministe- ro della Salute, Enrico Gherlone. Oggi stiamo valutando l’inizia- tiva da svolgere verso la fine del 2011 che senz’altro si concentrerà su un tema che deve indurre gli attori a ragionare maggiormen- te in termini di “fare sistema” e potrebbe portare questo titolo: “Protagonisti nella filiera den- tale: il cliente-paziente odontoia- trico deve conoscere, competenze, qualità e accessibilità, che la filie- ra made in Italy può esprimere per lui”. Un’ultima domanda. I labora- tori italiani come si collocano nel panorama internazionale? La ringrazio per questa ultima domanda, visto che non tutto è grigio; ai laboratori italiani è riconosciuta una sicura eccellen- za per una qualità dei dispositivi assai elevata. Questo è innegabi- le, ma cosa succede con una strut- tura di laboratori, che ancora nel 2010 era di 1,7 addetti per azien- da? Accade che spesso facciamo denti quasi degni di un orafo, ma poi il mercato dentale italiano non supera il 30-40% dei cittadini che hanno bisogno di riabilita- zioni dentali. Per cui il problema che ha tut- ta la filiera è di mantenere alta la qualità, ma anche di indu- strializzarla; di mantenere la flessibilità, ma di potere lavo- rare anche per numeri molto più grandi; e poi è indispensa- bile portare quel 30-40% ad un 70- 80%, non solo con soluzioni low-cost, ma fornendo protesi di buona qualità a prezzi più accessibili, certificando il pro- dotto e garantendo quel livello di servizi che rispondano alle nuove esigenze del cliente. Patrizia Gatto