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Dental Tribune Italian Edition

8 Italian EditionAnno VII n. 3 - Marzo 2011 Attualità L’Europa comincia sui banchi delle Facoltà odontoiatriche Il quotidiano La Stampa del 24 gennaio scorso ha pub- blicato un servizio di Tiziana Longo sul fenomeno secon- do il quale Torino, grazie alla Dental School, sia divenuta polo di attrazione per gli studenti provenienti da quattro città europee. Ma il flusso non è affatto a senso unico. Vista la ben nota difficoltà degli esami di ammissio- ne alle Facoltà di Odontoiatria in Italia, molti giovani nostrani scelgono la via “dell’esilio odontoiatrico”. La meta più conosciuta è Barcellona, ma non solamen- te la Spagna. Un comunicato di “Sicilia informazioni” afferma, infatti, che sarebbero addirittura 1000 i ragazzi italiani che stanno studiando nelle Facoltà di “Medici- na dentaria” in Romania, Paese aderente alla Comunità Europea dove esiste quindi l’obbligo di riconoscimento della laurea. Dove, fatto importante, la pratica è assai più sviluppa- ta di quanto avviene in Italia, e per giunta negli ospedali pubblici. E dove, dopo il terzo anno, c’è la possibilità di prendere un attestato per lavorare presso Studi privati come assistenti dentisti, circostanza che piace molto agli studenti (forse un po’ meno ai pazienti). Per dare un’idea di che cosa significhi studiare in Italia (gli stranieri) o all’estero (gli italiani), riportiamo alcune testimonianze. Il fenomeno si è intensificato a partire dal 2008, quando è stata aperta la Den- tal School, diretta dal professor Stefano Carossa. S’è registrata un’inversione di tendenza, con l’incremento dell’afflusso di studenti stranieri provenienti anche da nazioni, come la Germania, che da meta privilegiata dei nostri studenti è diven- tata punto di partenza alla volta della nostra università. La tedesca Gottingen, la vicina Lione e le spagnole Murcia e Bilbao sono le quattro sedi universitarie dalle quali sono partiti gli studenti uni- versitari in Odontoiatria che hanno volu- to svolgere l’Erasmus alla Dental School. Adriana Montalvillo ed Elèna Abellar hanno entrambe ventidue anni e conclu- dono a Torino il corso di laurea iniziato cinque anni fa in Spagna: a Bilbao la pri- ma, a Murcia la seconda. Da cinque mesi sono impegnate nello studio, ma anche nel piacere di scoprire una città “piena di cose da visitare e di locali in cui divertirsi”. L’accento spa- gnolo è morbido con le “s” quasi soffiate, ma l’italiano è impeccabile. “Io l’ho imparato qui ai corsi dell’Uni- versità e grazie agli amici torinesi”, rac- conta Adriana, mentre Elèna aggiunge di aver frequentato “un breve corso full- immersion quando stavo a Murcia”. La Mole Antonelliana – manco a dirlo – è il monumento che eleggono a simbolo “anche grazie al Museo del cinema, stre- pitoso”. Jogging lungo il Po, “che ricorda il rio Nervion di Bilbao” e pic-nic nel par- co del Valentino, rappresentano l’occasio- ne di un svago all’aperto. Ma sono i locali della movida, in centro, al Quadrilatero o a San Salvario, a regnare come mete incontrastate delle serate. A partire dalla Drogheria – sia Elèna sia Adriana vivono nei pressi di piazza Vittorio – e il Caffè Elena, ad alcuni must del Quadrilatero. Per l’aperitivo “tappa obbligata all’Obe- lix o al Km 5: si incontra un sacco di gente ed è facile fare amicizia”. Da non trascurare, poi, le serate in discoteca. “Le notti, gratis apposta per noi studen- ti Erasmus – dice Elèna – sono diverten- ti. Tra le mie preferite ci sono il Lapsus e lo Chalet”. E comunque, divertimento sì ma senza esagerare: “La mattina sia- mo sempre puntuali per il tirocinio alla Dental School”. Perché l’avete scelta fra tante altre facoltà europee? “È molto avanti per le strumentazioni utilizzate – spiega Elèna –; un’esperienza qui ti aiuta molto per il lavoro. Certo, anche la città è importan- te: a Torino c’era già stata una mia amica e si era trovata bene”. Per Adriana, poi, “i mesi qui a Torino aprono la mente: mi aiutano per gli studi, ma anche in gene- rale per la vita. Non escludo di tornare per cercare un lavoro. O qui o in un’altra città del Nord Italia”. Intanto, se il tardo pomeriggio può Agli studenti spagnoli (e non solo) piace la Dental School di Torino “Alla fine penso che tornerò nello Studio di papà per stare vicino alla gente cui voglio bene” Italiani e francesi, quasi il 70% degli stranieri iscritti a “Odonto” in Spagna Fu lo zio, dentista a Bra, ad ispirare ad Antonino Mastrolia, 21 anni, di Eboli (Salerno) la decisione di fare Odontoia- tria all’Università. Ma quando, dopo aver sostenuto a Chieti (ottobre 2007) l’esame di ammissione alla Facoltà scoprì di non essere tra i 300 “happy few” sui 1000 cir- ca che erano riusciti a passare, fu ancora lo zio a consigliargli di guardarsi attorno e cercare uno sbocco altrove. In Spagna, ad esempio, dove i problemi della lingua pesano meno, e dove, in 5 anni, sarebbe potuto diventare egualmente dentista, in barba a qualsiasi invalicabile esame d’ammissione italiano. Il titolo spagnolo, infatti, è equipollente a quello nostrano, grazie alla comune appartenenza dei due Paesi alla Comunità Europea. Ma per conseguirlo, soprattutto, non occorrono esami di ammissione iniziali e, quel che per uno studente non guasta, occorrono solo 5 anni invece dei nostri 6. Dopo un mese di familiarizzazio- ne coatta con la lingua grazie al corso sostenuto ad Alcalà de Henard (100 km da Madrid), Antonino ha cominciato a frequentare i corsi all’Università di Vil- lanueva, a pochi km dalla capitale, una cittadina universitaria di circa 10mila abitanti, che vive praticamente sugli studenti. Ora Antonino è al terzo anno, dopo aver ha passato momenti difficili d’ambientamento che l’hanno tuttavia psicologicamente irrobustito. Ora condi- vide un alloggio con un compagno pro- veniente da Vallo della Lucania e, come lui, sente palpabile il disagio di essere uno dei tanti, troppi, italiani (e francesi) che costituiscono il 65% della popolazio- ne studentesca straniera dell’Università, provocando se non una reazione di riget- to, perlomeno un’irritazione tra gli spa- gnoli, studenti e non. “Ci trattano come intrusi”, dice Anto- nino. A tre anni dall’inizio si è anche in grado di tirare le somme dall’esperienza. Il suo primo confronto è tutto a favore della Spagna “perché a Villanueva – dice – i riuniti per la pratica abbondano: cin- que o sei volte di più di quanto siano pub- blicamente disponibili in Italia”. Inoltre, le ore di pratica, infinitamente più numerose in Spagna, consentiran- no alla fine di poter esercitare con una certa tranquillità sui pazienti che accet- tano di essere curati, a minor prezzo, da (ancora) studenti vicini alla laurea, cosa che in Italia non è consentita”. Antonino avrebbe forse preferito rimanere nel pro- prio Paese a studiare, ma questo cruccio appare decisamente attenuato dall’espe- rienza derivante dalla vita lontano dalla famiglia, in un Paese e con una lingua pur sempre stranieri, anche se per molti versi simili ai nostri. Un’esperienza che comunque ripeterebbe volentieri, proprio per la maturità che dà l’affrontare tali problemi. Quanto al confronto tra i livel- li delle due scuole, per quanto egli possa giudicare, “non c’è quella grande diffe- renza. La differenza la fa il poter mettere subito in pratica gli insegnamenti”. essere dedicato a un gelato da Fiorio o un aperitivo al Xò di via Po, alla mattina e al pomeriggio si concentrano le ore di studio e di tirocinio. Gli studenti dell’Erasmus – il referente è il professor Francesco Bassi – hanno l’opportunità di fare pratica in una struttura che si sviluppa su due pia- ni, per un totale di circa tredicimila mq in cui, oltre alla formazione (che vanta la presenza di docenti di grande profes- sionalità, noti a livello internazionale), si svolge soprattutto attività di assistenza per casi complessi in pazienti con malat- tie sistemiche gravi. Pazienti che diffi- cilmente trovano cure negli ambulatori sul territorio. Un punto di eccellenza sul fronte didattico-sanitario che attira tanti giovani stranieri come Elèna e Adriana. “Io tifo per l’Athletic Bilbao – conclude quest’ultima – ma per l’inverno sto usan- do una sciarpa della Juventus”. Sapendo che entrare a Odontoiatria in Italia sarebbe stata una cosa impossibi- le, mi ero informata – racconta A.C., una studentessa che preferisce mantenere l’anonimato – su altre possibili opzioni. La più soddisfacente è stata proprio l’Uni- versità di Madrid “Alfonso X El Sabio”. Arrivata qui mi è apparso tutto quasi come una vacanza-studio perché non rea- lizzavo ancora che sarei dovuta rimanere lontano da casa 5 anni. Non sapevo una parola di spagnolo ma l’Università mi è venuta incontro offrendomi un buon cor- so di lingua. Così che, in solo tre mesi, ho potuto dare tutti gli esami con ottimi esiti. Ora abito in un appartamento con un’altra ragazza italiana e non più nella residenza del College, per essere più auto- noma. Pur essendo un’ottima Università, sia a livello pratico che teorico, mi manca tutto dell’Italia: gli amici, la famiglia, la mia casa, la pallavolo. Trovo sia un’in- giustizia che un ragazzo non possa prose- guire l’attività del padre per colpa di uno stupido test d’ingresso. Sono partita studiando a fondo le istru- zionidellalavatrice,dellalavastoviglieed ora sono in grado di mandare avanti un appartamento da sola. Pago le bollette e mantengo tutto pulito e ordinato. Il costo di vita qui è minore rispetto all’Iitalia, perché costa tutto meno, nonostante io viva in una capitale. Però la mia Uni- versità è privata e quindi costa di più di quella statale italiana. Ci sono parecchi connazionali qui. Tutti studiano “Odon- to”, alcuni anche Fisioterapia. È un’espe- rienza che consiglio a tutti i ragazzi che sognano di diventare dentisti e non rie- scono ad entrare in Facoltà qui da noi. Anche se, finiti gli esami, penso proprio che me ne tornerò a casa, per prelevare lo Studio di papà e stare vicino alla gente cui voglio bene.