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Dental Tribune Italian Edition

28 Speciale Italian EditionAnno IV n. 1 - Aprile 2011 Intervista a Clelia Mazza coautrice di un nuovo testo di Parodontologia per igienisti dentali Com’è nata l’idea di un testo di Parodontologia per igieni- sti dentali? L’idea di questo testo, scritto a sei mani con il prof. Filippo Caruso e il dott. Gennaro Capaldo, è nata poco a poco e a lungo meditata. Insegnando da anni nel Corso di Laurea in Igiene dentale, ci siamo resi conto che mancava un riferimento preciso per gli igieni- sti dentali, che non fosse un adat- tamento di testi destinati agli studenti di Odontoiatria. Cosa vi ha spinto ad affronta- re l’impegno? Nel tempo è nata tra noi l’esi- genza di raccogliere il contenuto della nostra attività didattica, in particolare dell’esperienza tren- tennale di Caruso, per offrire agli studenti qualcosa di più di una semplice dispensa. A man mano è scaturita anche l’idea di accompagnare graficamente il testo. Capaldo ha passato giorni (e notti) per l’elaborazione della grafica tridimensionale. Com- plessivamente è stato un lavoro che ci ha impegnato per tre anni, ma della cui realizzazione siamo ampiamente soddisfatti. Qual è la particolarità di que- sto libro? Una facile lettura accompagnata da immagini cliniche esplicati- ve. La grafica tridimensionale contribuisce poi alla comprensio- ne di aspetti più complessi della materia. A chi è destinato? Io credo a tutti gli igienisti den- tali, e non solo studenti. Perché, ancor più da professionisti, c’è bisogno di essere aggiornati sulle novità nel nostro ambito. Io lavo- ro ormai da tanti anni, ma mi aggiorno continuamente, perché dal confronto e dalle conoscen- ze si può migliorare sempre. Nel nostro caso siamo sempre sotto il giudizio del paziente. Indispen- sabile, quindi, essere al passo con la tecnologia, i protocolli e i nuovi orientamenti. Credo che il testo possa essere utile anche agli stu- denti di Odontoiatria, natural- mente non in maniera esaustiva. Crede che apprezzeranno questa particolare forma grafica? Lo spero. Quando noi eravamo studenti, avremmo desiderato un testo “accompagnato” da disegni chiari per semplificare l’appren- dimento. Mi auguro sia apprez- zato perché avremmo raggiunto l’obiettivo. Cosa non deve mancare nella formazione, secondo lei? Le rispondo in maniera irremo- vibile: l’umanità. Il contenuto scientifico è ovvio, ma noi for- miamo figure professionali da educare all’aiuto di altre persone. A mio modesto parere, devono avere tanto le conoscenze tecnico- scientifiche quanto le irrinuncia- bili qualità umane, troppo spesso considerate opzionali. Italian Edition coautrice di un nuovo testo di Parodontologia Scheda del libro “Parodontologia per igienisti dentali” Autori: Filippo Caruso, Gennaro Capaldo, Clelia Mazza Un libro nuovo e attraente, grazie all’originale veste grafica, che sem- plifica l’apprendimento della disciplina di Parodontologia, destinato agli igienisti dentali e non solo. Il testo, di facile lettura, rappresenta un efficace strumento didattico, per la caratteristica peculiare dell’utilizzo di numerose immagini cliniche e di grafica tridimensionale, che affiancano il testo scritto. Il corretto indirizzo terapeutico al trattamento non chirurgico della Ma- lattia parodontale, compito tra i più rilevanti dell’attività professionale di igienista dentale, scaturisce dalla giusta sequenza degli argomenti svolti, mentre lo scritto in carattere ridotto stimola chi legge ad approfondire alcuni aspetti particolari. L’appendice sulla figura dell’igienista dentale completa il testo, specificandone la versatilità del ruolo. Gli autori – Filippo Caruso, titolare della Cattedra di Parodontologia e presidente del Corso di Laurea in Igiene dentale della Seconda Università degli Studi di Napoli; Gennaro Capaldo, docente a contratto; Clelia Maz- za, coordinatrice del tirocinio tecnico-pratico nello stesso Corso di Laurea – da anni si interessano dell’insegnamento dei vari aspetti della discipli- na. Per la stesura di questo testo hanno perciò messo a disposizione tutta l’esperienza maturata nel tempo. Sommario dei contenuti: • Anatomia e fisiologia del parodonto • La Malattia parodontale • Classificazione clinica della Malattia parodontale • Gengiviti e parodontiti • Aumenti di volume gengivale • Mobilità dentaria e migrazioni dentarie • Lesioni endo-parodontali • Recessioni gengivali • Esame clinico e semeiotica parodontale • Epidemiologia della Malattia parodontale • Prevenzione e trattamento della Malattia parodontale • Guarigione dei tessuti parodontali • Medicina parodontale • Cenni di terapia chirurgica parodontale • Cenni di implantologia dentale • L’igienista dentale Dagli Egizi e Babilonesi fino ad oggi l’evoluzione dello spazzolino da denti Lo spazzolino è uno stru- mento essenziale per la cura dei denti. Avete mai trascurato di lavarvi i denti per un gior- no? Avete mai pensato a come faremmo senza? Come per molti altri oggetti di uso quotidiano, non si cono- scono né l’origine né le vicissi- tudini che hanno attraversato per giungere alla forma attua- le. Anche lo spazzolino non fa eccezione. Non esiste nessuno cui si possa attribuirne l’inven- zione. In realtà, si è evoluto nel tempo, soprattutto per necessi- tà. Le prime tracce risalgono al 3500 a. C. ai tempi degli Egizi e dei Babilonesi. La storia dimostra che è uno strumento tra i più antichi uti- lizzati dall’uomo. È stato rinve- nuto nella sua forma originaria nelle piramidi egiziane. Allora per la pulizia dei denti si era soliti masticare un bastoncino all’estremità finché le fibre non formassero una spazzola. I bastoncini erano tratti dai rami della “salvadora persica” pianta che si credeva possedes- se qualità curative e antisetti- che. Si crede siano stati i Cinesi ad inventare il primo spazzoli- no simile a quelli odierni. Ver- so la fine del XV secolo presero alcuni peli di cinghiale sibe- riano inserendoli in bastoncini di bambù, una delle piante più comuni di quell’area, per utiliz- zarli proprio come un moderno spazzolino manuale. Alla fine, la versione cinese si fece stra- da in Europa. Uno dei maggiori svantaggi nell’uso del pelo di cinghiale era dovuto alla sua ruvidezza sulle gengive. Di qui l’uso del pelo del dorso dei caval- li per creare le setole, essendo più delicate per le gengive e i denti. Nonostante la morbidez- za, i bastoncini col pelo di cinghiale erano i più usati, perché in quel periodo il valore dei cavalli era troppo alto per gli europei. Un metodo alternativo usa- to dagli Europei per pulirsi i denti è conosciuto come il “metodo greco”, consistente nello strofinio dei denti con un panno di lino o una spu- gna imbevuta di oli di zolfo e di soluzioni saline. Tali panni venivano talvolta attaccati ad un bastoncino per raggiungere più facilmente i denti posteriori. In altre parole, si può dire che i denti fossero “strigliati”, più che lavati. In sostanza, durante tale periodo la mag- gior parte degli Europei non aveva ancora l’abitudine di lavarsi i denti. A realizzare il primo spazzo- lino da denti moderno fu Wil- liam Addis di Clerkenald (GB) attorno al 1780. La leggenda dice che Addis, in realtà, ebbe l’idea mentre era in carcere. Fu la noia a spingerlo a prendere un osso avanzato dalla cena e dei peli, prendendoli in presti- to da una guardia; combinando le due cose insieme creò uno strumento utile alla pulizia dei denti. Questa alternativa fu di gran lunga migliore di un pan- no sporco di fuliggine e sale. Dopo la scarcerazione, William Addis fu il primo individuo impegnato nella produzione in massa La sua versione di spazzolino da denti prevedeva l’uso di peli di coda di mucca forati e fissati su ossa, sempre di mucca. Durante la prima guerra mondiale, più importante del bisogno di manici per spazzo- lini fu la necessità crescente di zuppa d’osso. Così nacquero i manici di celluloide realizzati riempiendo degli stampi con la plastica e raffreddan- doli in modo da dar loro la forma. La celluloide diven- ne ben presto la mate- ria prediletta. Le setole fatte con il pelo animale sopravvisse- ro fino al 1937, quando Wallace H. Carothers nei laboratori Du Pont creò il nylon, un’invenzione che cambiò per sempre la sto- ria dello spazzolino. HT pagina 29 Avete in cantiere altri progetti editoriali? Per il momento no, ci godiamo il meritato riposo (si fa per dire!). Cosa le piace del suo lavoro? Direi semplicemente tutto: dal rapporto col paziente, il confron- to con gli studenti e i colleghi, alla soddisfazione di aiutare chi ha bisogno. Per me è una passio- ne più che un lavoro, e cerco di comunicare questi principi anche agli studenti. Lavorare nella pre- venzione dà grande soddisfazione perché consente di raggiungere risultati tangibili. Per ordini e informazioni: 011 0463350 www.tueor.it