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Dental Tribune Italian Edition

Italian Edition 41 Anno VII n. 4 - Aprile 2011 L’Intervista Il Duomo. Il Foro. www.geass.it Il Foro. Il ponte di Rialto. È tutta italiana la nuova via all’implantologia. Ergonomia chirurgica, libertà protesica ed estetica. Per gestire al meglio tempo e risorse, e far sorridere i pazienti. Scegli la filosofia implantare GEASS: 1 protocollo, 3 connessioni, tante soluzioni protesiche e la prima superficie biomimetica per una perfetta osteointegrazione, . Tutto questo è way MILANO connessione interna, way ROMA connessione transmucosa, way VENEZIA connessione esterna. L’idea vincente è “In molti dentifrici al fluoro è presente anche un’alga” Il dottor Val Kolpakov, dentista del Michingan, ha una singolare passione per i dentifrici. Ne possiede circa 2000, per un valore (da lui stimato) di 30 mila dollari. Attualmente, la sua collezione è riconosciuta dalla World Records Academy come la più grande al mondo. Nato in Russia, Kolpakov si è trasferito negli Stati Uniti nel 1993 per lavorare come ricercatore presso l’Università del Michigan. Negli ultimi nove anni ha esercitato la professione di dentista nei suoi Studi di Saginaw (Michigan) e Alpharetta (Georgia). Kolpakov ha parlato con Yvonne Bachmann, DTI, della sua passione per il collezionismo, accennando in particolare alla pre- senza di sostanze radioattive e di alghe nei dentifrici. Dr. Kolpakov, quando le ven- ne l’idea di iniziare a colle- zionare dentifrici? Era il 2002 e stavo navigando in Internet, quando sulla rete mi imbattei in Carsten Gut- zeit, un tedesco che collezionava dentifrici. Il suo “patrimonio” ammontava a circa 500 tubetti. Allora capii che si sarebbe rive- lato un bellissimo hobby per un dentista. Immagini le oppor- tunità per conoscere altre sfac- cettature della professione. Con quest’idea in testa decisi d’ini- ziare anch’io la collezione. In che modo è riuscito a cre- arsi una collezione? Ho amici che vivono in tutto il mondo, così chiesi loro di spe- dirmi alcuni dei dentifrici ven- duti nei loro paesi. Inoltre, ne comprai alcuni vecchi su eBay; nei negozi acquisto invece quelli presenti sul mercato. Grazie al sito web www.toothpasteworld. com, la gente ha iniziato a conoscermi. Diverse persone mi hanno donato le loro piccole col- lezioni e alcune aziende mi han- no inviato i loro prodotti vecchi e nuovi. Di solito lei acquista due campioni? Uno da provare e uno destinato solo alla colle- zione? No, di solito compro solo un pez- zo. Spendo già molto per la mia collezione, e raddoppiare l’im- porto sarebbe troppo. Spesso non sarebbenemmenopossibile,come nel caso di tubetti vecchi, perché si tratta di reperti rari. Se fossi tentato di provare un dentifri- cio della mia collezione, aprirei l’unico campione che possiedo. Quelli vecchi del resto sono tal- mente secchi che nessuno, credo, sarebbe disposto a provarli. Di quanti esemplari è compo- sta la collezione? La parte più difficile della rac- colta dei tubetti è registrare i campioni che ricevo. Suppon- go di averne circa 2000, ma in questo momento non conosco il numero esatto. Ho contato più di 1700 tubetti, tutti inseriti nel mio database, ma ho diverse sca- tole piene di esemplari in attesa di essere censite. Dove tiene i suoi dentifrici? Alcuni sono esposti nella sala d’attesa del mio Studio dentistico a Saginaw, ma la maggior parte è conservata in scatole. Attual- mente stiamo ristrutturando lo Studio e abbiamo in programma di costruire un enorme display su misura per la mia collezio- ne, realizzando così una sorta di museo del dentifricio. Chiunque può venire a trovarmi e guar- dare i campioni in mostra. Sono in grado, inoltre, di mostrare a chi è interessato altri campioni archiviati nelle scatole. Conosce altri che collezioni- no dentifrici o attrezzature dentali? Sono in contatto con Carsten Gutzeit, colui che mi ha dato l’ispirazione, e con lui ci siamo scambiati alcuni tubetti di den- tifricio. Sin dall’inizio sono sta- to contattato da diverse persone in possesso di piccole collezioni, che in parte mi sono state anche donate. Alla Facoltà di Odonto- iatria del Michigan, da me fre- quentata, c’è presente una buona raccolta di confezioni di pasta dentifricia. Ne hanno anche una molto vali- da di vari oggetti d’epoca, sem- pre in ambito dentale. Quali sono gli esemplari più interessanti? Vorrei sottolineare la presenza di un oggetto, il più antico, raro e costoso di tutti. Si tratta di una scatola d’argento porta dentifri- cio del periodo inglese georgia- no risalente al 1801. All’epoca il dentifricio non era ancora stato inventato, veniva invece utiliz- zata la polvere. Per quest’oggetto ho sborsato più di 1500 dollari, mentre il più antico dentifricio che possiedo è del 1908 ed è stato prodotto dalla Colgate. Quali “pezzi” preferisce? I miei dentifrici preferiti sono su base alcolica. La gamma di whisky, come scotch, segale, bourbon, vino rosso, amaretto, champagne e tanti altri. Un’al- tra mia passione sono quelli al gusto di cioccolato. Ho un set per gli amanti del cioccolato: crema pura confezionata in un tubetto di dentifricio con spaz- zolino. Più che altro si tratta di un gadget, dal momento che non è destinato all’igiene orale quotidiana. Parlando di sapori insoliti, la Società Breath Palet- te primeggia, perché propone 31 gusti, tra cui alcuni molto strani come il the verde, il budino di zucca e il curry indiano. Qual è il pezzo più insolito? È il dentifricio Doramad, estrat- to dalle trincee della Seconda Guerra Mondiale, che possiede un composto radioattivo. A quel tempo alcune persone credevano che quella radiazione potesse ridare vita ai tessuti morti e rin- vigorire le gengive. Che valore attribuisce alla sua collezione? Ho speso circa 20.000 dollari per avere i miei pezzi. Conside- rando il lavoro e il tempo speso nella raccolta degli ultimi nove anni, la valuto attorno ai 30.000 dollari. Ora come ora, tuttavia, non ho intenzione di venderla: è il mio hobby, la mia passione, un modo per attirare l’attenzione della gente sul mio Studio den- tistico e fornire informazioni su questo bellissimo argomento. Di solito i dentifrici sono tutti uguali? Uno acquistato in Giappone differisce da uno comprato in Italia? Gli ingredienti principali dei dentifrici sono essenzialmente gli stessi. Tuttavia ci sono dif- ferenze locali, anche a livello di sapore. Quelli orientali con- tengono, per esempio, il sale di bambù o il ginseng. Il Giappone, poi, è noto per i suoi dentifrici “high- tech” che ricostruisco- no lo smalto, rimineralizzano i denti e bloccano lo sviluppo del- la carie. C’è qualcosa che la gente non sa sui dentifrici? Il consumatore potrebbe non conoscere i nomi scientifici elen- cati sulla confezione e, di conse- guenza, apprendere con sorpresa che ingredienti come le alghe sono presenti in molti dentifri- ci al fluoro. Secondo l’American Dental Association i materia- li d’ispessimento includono le alghe colloidi, i minerali colloi- di e le gomme naturali. Fa raccolta di altri oggetti insoliti? Ho una piccola collezione di contenitori di dentiere di diverse forme, in cui le persone ripongo- no la loro protesi per la notte. Ho anche una collezione di oggetti di scena utilizzati in alcuni film, come denti finti che gli attori mettono sui propri per travestir- si da vampiri o per simulare i denti marci dei senza tetto. Lei è anche nel Guinness dei primati? Ho accarezzato l’idea di far domanda per il Guinness World Record, senza tuttavia riuscire a trovare il tempo. Recentemente, un giornalista mi ha intervista- to facendo un servizio sulla mia collezione per un quotidiano inglese. QualcunodelComitatoGuinness World Record mi ivitato via mail a candidarmi, cosa che peraltro ho fatto, ma non esisteva anco- ra un record che riguardasse tubetti di dentifricio, così hanno dovuto prima verificare se fosse possibile aprire una nuova cate- goria. Dopodichè la domanda è stata approvata. Ora devo presentare la prova che possiedo tutti questi denti- frici: devo fornire immagini, un elenco dettagliato dei tubetti, pubblicazioni varie e dichiara- zioni di testimoni. Come hanno erroneamente riportato i media, il record non è ancora in mio possesso, ma spero di ottenerlo in un prossimo futuro. Yvonne Bachmann, DTI