18 Italian EditionAnno VII n. 5 - Maggio 2011 Trends DT pagina 17 L’irrorazione di acqua è stata adoperata per il raffreddamen- to dei tessuti durante l’intera procedura con laser. La punta in zaffiro da 600 micron è stata utilizzata con le impostazioni 200 milliJoule / 35 Hz (= 7 W) in modalità a contatto alla pro- fondità intrasulculare. Dopo il sollevamento del lembo (Fig. 4), il granuloma è stato rimosso tra- mite ablazione e vaporizzazione utilizzando una punta da 1300 micron, in modalità senza con- tatto, a una distanza di 1-1,5 mm dal tessuto target (figura 5). L’energia utilizzata per questa procedura è stata di 400 mJ / 20 Hz (= 8 W). Negli spazi inter- dentali più stretti, dove la punta risultava troppo larga, la punta da 1300 micron è stata sostituita da una punta conica più stretta (800 micron) e l’energia è sta- ta ridotta. Poiché il laser viene emesso dall’estremità e non dai lati della punta, anche se il lato della punta “si appoggia” su un altro dente durante l’emissione, nessun danno viene prodotto sul dente adiacente. Al termine dell’ablazione del tessuto molle2, si è proceduto al trattamento del tessuto duro: per la rimodella- zione ossea, il livello di energia è stato impostato su 300 mJ / 20 Hz1,2,8 (= 7 W). La punta utilizzata è stata una punta in zaffiro da 1300 micron applicata in modalità senza contatto8,14. Per la levigatura ossea l’energia applicata è stata di 150 mJ / 50 Hz (=7,5 W), con punta in zaffiro da1300microninmodalitàsenza contatto. Oggi, con l’ausilio della punta di uno scalpello, è possi- bile creare, modellare e rendere sporgente il bordo tra la radice e l’osso applicando un fascio laser a bassa energia (100 mJ / 20 Hz; Fig. 12). Prima di richiudere il lembo, l’energia laser deve esse- re applicata alle radici scoperte in modalità senza contatto sui siti buccale, palatale e inter- prossimale con un’impostazione estremamente bassa, 100 mJ / 35 Hz (= 3,5 W), utilizzando una punta in zaffiro da 1300 micron in modalità senza contatto (Fig. 6). Questa fase è importante poiché migliora l’attacco del tes- suto molle alla radice e riduce sensibilmente l’endotossina bat- terica sulla superficie radico- lare(5,7,9,10,12,13,15,18,19) . Non è stato necessario praticare un’incisione di rilascio poiché la riflessione del lembo era già adeguata. Questa particolare procedura è stata eseguita senza l’ausilio di curette, strumenti rotanti o scalpelli. Se, tuttavia, fosse stato presente calcolo sottogengivale, lo avrei rimosso con uno scalpel- lo con punta in zaffiro (Fig. 11). Diversi studi dimostrano che il calcolo sottogengivale può essere rimossoconunlaserEr:YAG(15-19) . Il paziente è tornato il giorno seguente dichiarando che il dolo- re era scomparso; non si osserva- va alcun gonfiore(3,9) . Al paziente è stata prescritta una terapia di mantenimento a intervalli di tre mesi per un periodo di tre anni. Quindici mesi dopo l’intervento, sono stati valutati i livelli clinici di attacco, la profondità delle tasche al son- daggio, la recessione, i livelli di placca e i livelli di sanguinamen- to relativi all’intero cavo orale. DT pagina 19 Fig. 5 - Il granuloma è stato rimosso utilizzando una punta da 1300 micron, in modalità senza contatto, a una distanza di 1-1,5 mm dal tessuto target. Fig. 9 - Immagine a 15 mesi dopo l’operazione. Fig. 10 - Immagine RX 15 mesi dopo l’operazione. Fig. 11 - La punta a scalpello per la rimozione del tartaro. Fig. 12 - L’uso della punta a scalpello in chirurgia parodontale. Fig. 6 - Immediatamente dopo l’ablazione. Fig. 7 - Situazione post operatoria. Fig. 8 - Sei mesi dopo l’operazione.