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Cosmetic Dentistry Italian Edition

dentistry 2_2011 cosmetic10 Il sorriso leggibile di Sandra Milo intervistata da Gianna Maria Nardi Chi è Sandra Milo? Una donna sincera, coraggiosa, senza tante paure, che si piace. Sono contenta di essere quel- la che sono e di piacere. Il suo modo si sorridere è stato vissuto come dissacrante e disarmante, una specie di “birimbao” scanzonato. È tutto costrui- to? Assolutamente no. Il mio è un sorriso natu- ralmente spontaneo, “divertito” direi. Divertito da che? Da tutto: dal piacere di vedere gli altri attor- no a me, osservare la natura, gli alberi, la luce, il calore del sole e la gente. È sempre solo allegria? Alcune volte è un’arma di difesa da situa- zioni di imbarazzo che ti procurano una ferita. Rispondere con un mezzo sorriso sulla bocca ti dà comunque una sensazione di benessere che riesce a risolvere quegli attimi di sconcerto. È saggio non esternare i problemi e tenerseli per sé, e sprigionare energia positiva sempre e co- munque. Pensi che a 12 anni, da adolescente, la- voravo in uno studio fotografico e mi divertivo a ritoccare quelle che all’epoca venivano chiamate le “lastre fotografiche”, per rendere tutti più belli. Ero una specie di chirurgo estetico della fotogra- fia, ma non tutti apprezzavano perché spesso li trasformavo tanto da renderli belli e perfetti, ma così distanti dall’immagine reale. Pensavo inge- nuamente di far loro un regalo… Oggi fanno la stessa cosa i grafici con Photoshop, lei ha anticipato i tempi! Ma, a proposito di chirurgia estetica, qual è il suo giudizio? Penso sia meraviglioso avere per tutti la pos- sibilità di migliorarsi per sentirsi bene. Purtroppo noi donne siamo perfezioniste, quindi sempre più spesso si vedono interventi di ritocco multi- pli, operazioni così violente da far perdere quella morbidezza dei lineamenti rendendola non più attraente. Venticinque anni fa cominciai a sotto- pormi alla chirurgia estetica, ma un intervento in particolare venne malissimo. Oggi non lo rifarei, sono pentita. Credo siano più opportuni piccoli interventi che non stravolgano l’espressione e lascino trasparire la spiritualità di uno sguardo. Il suo ultimo impegno cinematografi- co l’ha vista interprete nel cortometraggio Viva Zappatore di Massimiliano Verdesca, in concorso al XII Festival del Cinema Europeo di Lecce. Che parte interpreta? Un personaggio sconvolgente. Sono la non- na del protagonista, una circense divenuta una metallara che balla il rock duro in un mondo pic- colo borghese di un minuscolo paese di provin- cia. Una donna che, anche se nonna, rompe gli schemi e poi muore. Che rapporto ha con la morte? Bellissimo. Credo ci siano delle persone mai state vive. Io assurdamente credo che invece la vita non mi abbandonerà mai. Sono consapevole che il corpo si consuma come una candela, ma alcune cose di noi che vivono oltre la vita riman- gono per sempre. Musa ispiratrice del grande Federico Fel- lini. Che cosa le ha lasciato il suo incontro? Un grande amore durato 17 lunghissimi anni, che ci ha consentito di vivere una bellissima fa- vola dove non entravano le piccole seccature quotidiane. Come in un film fuori dalla realtà, come in un sogno. Il cinema è un sogno? No, il sogno è magico, il cinema no. Il vero sogno è l’amore. Quanto cura la salute del sorriso? Sono abbastanza attenta perché voglio con- servare i miei denti naturali. Non amo interven- ti protesici anche quando sono molto estetici, bianchi in maniera innaturale. Perdono tuttavia di fascino perché rendono il sorriso illeggibile, artefatto, esattamente come la chirurgia estetica esasperata dei volti. fatti e opinioni_intervista