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Cosmetic Dentistry Italian Edition

25dentistry 2_2011 cosmetic expert article_sbiancamento Lo “stress ossidativo” e lo sbiancamento dentale Autori_A. Finco, G.M. Nardi, Italia _La Medicina estetica legata al sorriso sta riscuotendo grande successo soprattutto in questi ultimi dieci anni. Da una recente indagine condotta dall’Ame- rican Academy of Cosmetic Dentistry (AACD) è infatti emerso che il sorriso è un riferimento im- portante della società moderna. Dai sondaggi, il 99,7% degli intervistati ritie- ne che il sorriso sia un bene sociale, un mezzo di comunicazione e di presentazione; il 96% crede che un sorriso attraente concorra ad aumentare l’autostima; il 74% che il sorriso influisca sulla crescita professionale, e alla domanda “Cosa vorrebbe migliorare del suo sorriso?”, la risposta più frequente è stata: “Il colore, per avere denti bianchi e brillanti”(1) . Risulta chiaro come l’estetica del sorriso gio- chi un ruolo chiave nella personale sensazione di benessere, nell’aumento dell’autostima, nel successo e nella crescita professionale, e nelle relazioni interpersonali. Le prime tecniche di sbiancamento estetico risalgono addirittura ai tempi dei Romani in cui veniva impiegata l’urea; nel Medioevo veniva in- vece usato l’acido nitrico; alla fine del XIX seco- lo con Westlake (1895) si arrivò ad utilizzare le soluzioni di perossidi ed etere o acido cloridri- co. Risalgono però solo al 1989 la nascita del- lo sbiancamento domiciliare messo a punto da Haywood e Heymann(2-4) , pratica attualmente in uso, e i primi studi sugli effetti dei trattamenti sbiancanti sullo smalto dentale. Negli ultimi anni le tecnologie hanno fatto passi da gigante, spinte soprattutto dalla grande richiesta dei pazienti. Procedimenti ad alta tec- nologia per lo sbiancamento in Studio (in Office Bleanching), molteplici sistemi di sbiancamento odontoiatrico e non, ma soprattutto una grande quantità di prodotti, sono ormai a disposizione di tutti. _Il colore Le abitudini alimentari (caffè, tè, vino rosso e alimenti), i vizi (fumo, alcool) e i farmaci (tetraci- cline), con il passare degli anni vanno purtroppo, e inevitabilmente, a cambiare il colore naturale dei denti, rendendoli gialli e spenti. Il colore viene definito come la luce rifles- sa/rifratta da un oggetto nel campo UV/visibile (380-720 nm). Ogni colore ha la propria lunghez- za d’onda e la propria frequenza oscillatoria. La lunghezza d’onda viene generalmente mi- surata in Angstrom che equivale a un decimilio- nesimo di millimetro. A livello dentale la luce può essere assorbita dal dente, come nel caso dei pigmenti, riflessa o rifratta. Con le moderne tecniche di sbiancamen- to si lavora a livello di miglioramento dei primi due fattori ossia l’assorbimento e la riflessione della luce. Secondo la teoria di Munsell (Fig. 1), facendo riferimento all’apparato buccale, esistono 3 para- metri che caratterizzano il colore: 1_ tinta: è il “colore” vero e proprio del dente; il termine indica una determinata specifi- cità cromatica corrispondente a una par- ticolare lunghezza d’onda. La mescolan- za di una tinta al suo massimo grado di purezza con quantità variabili di bianco, di nero o di grigio permette di originare “gradazioni tonali” della medesima tinta. Unendo, invece, a un colore quantità cre-