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Cosmetic Dentistry Italian Edition

27dentistry 2_2011 cosmetic pre-eruttive (malattie congenite e/o ereditarie, cause tossiche o farmacologiche come fluorosi o eccesso di tetracicline) o post-eruttive (traumi, abrasioni, cause iatrogene, carie). _Lo sbiancamento Nell’ambito dell’odontoiatria estetica si sono sviluppate diverse tecniche di sbiancamento atte a riportare il colore dei denti al bianco e alla luminosità originale, andando ad eliminare principalmente le pigmentazioni intrinseche ed estrinseche(5) . Il comportamento terapeutico sarà diverso a seconda della vitalità o meno del dente e del tipo di pigmentazione. In generale, è possibile prevedere il risultato di un trattamento di sbiancamento partendo dal tipo di pigmentazione e considerando la varia- bile individuale (vizi, abitudini alimentari o cure farmacologiche) del paziente; tutti dati forniti da una corretta ed attenta anamnesi. Attualmente sono due le principali tecni- che di sbiancamento: la prima metodica, meno utilizzata, è di tipo meccanico, in cui si sfrutta l’azione fisica di prodotti (es. pomice, bicarbo- nato) che agiscono per abrasione, rimuovendo però solo le macchie estrinseche e che, se usati impropriamente, possono essere troppo ag- gressivi per lo smalto del dente e provocarne abrasione; oppure la seconda di tipo chimico con agenti sbiancanti(5) . _Lo sbiancamento di tipo chimico Lo sbiancamento di tipo chimico è la tecnica più usata, più efficace e con il miglior risultato per il paziente. Questa metodica può essere attuata in Stu- dio con la tecnica del Power Bleaching: peros- sido di idrogeno ad una concentrazione molto elevata (30-40%) in combinazione con una sor- gente luminosa e con calore; oppure domiciliare (Home Bleanching) con perossido di carbammi- de, ma comunque sotto controllo di un igienista dentale(7) . Nel 2002, Papathanasiou e colleghi scopriro- no che la fonte luminosa esterna utilizzata nel trattamento di sbiancamento in Studio accelera- va il processo(8) . Le sostanze decoloranti utilizzate sono infat- ti a base di perossidi – nello specifico, il perossido di carbammide e il perossido di idrogeno – che grazie alla loro azione ossidante penetrano attra- verso lo smalto del dente e riescono ad eliminare anche le macchie intrinseche, modificando anche il colore naturale del dente (Fig. 2). Dal punto di vista chimico, il perossido di carbammide si scinde, a contatto con la saliva, in perossido di idrogeno (H2O2) e urea che a loro volta si scindono in ossigeno, acqua, anidride car- bonica e ammoniaca. In particolare, il perossido di idrogeno può dare origine a specie radicaliche (ROS o Reactive Oxygen Species) che possono risultare dannose per l’ecosistema cavo orale. I perossidi sfruttano la loro azione ossidante sui pigmenti colorati. Questi ultimi possiedono dei doppi legami responsabili del colore del pigmen- to che vengono ossidati e rendono il pigmento incolore(5, 13) . _Lo sbiancamento: pro e contro Lo sbiancamento dentale visto dal paziente soddisfatto mostra solo aspetti positivi, salvo in casi particolari. In realtà, l’uso di perossidi indu- ce, oltre al desiderato effetto sbiancante, anche un “pericoloso” aumento dei radicali liberi e, di conseguenza, un aumento significativo dello stress ossidativo del cavo orale. _Sbiancamento e stress ossidativo: forse non tutti sanno che… Diversi sono i fattori di rischio e i meccani- smi ossidativi del cavo orale. L’esposizione ad agenti fisici (caldo, freddo, secchezza delle fauci ecc.), chimici (acidità, fumo di sigaretta, supe- ralcolici…) e biologici (specie batteriche patoge- ne) e/o una ridotta disponibilità di antiossidanti salivari e/o tissutali o, al contrario, un eccesso di specie reattive dell’ossigeno (ROS) sono tutti fattori che alterano l’equilibrio del cavo orale (bilancio ossidoriduttivo) e inducono di conse- Fig. 2_Azione degli agenti sbiancanti. I ROS (Reactive Oxygen Species), prodotti del perossido di carbammide, a contatto con una soluzione acquosa, penetrano attraverso lo smalto e reagiscono con le molecole delle sostanze cromogene. I doppi legami di queste molecole assorbono la luce e fanno apparire i denti più scuri. L’azione dell’agente sbiancante opera proprio a questo livello, andando infatti a rompere i doppi legami e quindi trasformando i pigmenti colorati in pigmenti incolori (Fonte: G. Condò, “Sbiancamento dei denti”, Ed. Martina, 1999). Fig. 2 expert article_sbiancamento