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Dental Tribune Italian Edition

12 Italian EditionAnno VII n. 6 - Giugno 2011 Attualità Rischio di fotosensibilizzazione da Ketoprofene per uso cutaneo L’Agenzia Italiana del Far- maco mette a disposizione dei cittadini e degli operatori sani- tari sul proprio portale, all’indi- rizzo www.agenziafarmaco.gov. it , informazioni approfondite e aggiornate utili ai pazienti per ridurre il rischio di reazioni di fotosensibilizzazione connes- so all’utilizzo di ketoprofene per uso cutaneo. Il ketoprofe- ne topico per uso cutaneo è un antinfiammatorio non steroideo (FANS) indicato per il tratta- mento sintomatico locale di stati dolorosi e infiammatori di natura reumatica o traumatica delle articolazioni. In seguito al suo uso sono stati riporta- ti fenomeni di ipersensibilità cutanea e fotosensibilizzazione, talvolta anche gravi, conseguen- ti all’esposizione alla luce solare. Queste reazioni possono essere limitate alla sede di applica- zione del farmaco o coinvolgere altre zone del corpo esposte al sole e venute accidentalmente a contatto con il farmaco e, in qualche raro caso, anche zone contigue non esposte. General- mente, la durata della reazione di fotosensibilizzazione dopo la sospensione del ketoprofe- ne può variare da pochi giorni a qualche settimana, anche se sono stati riportati anche casi di persistenza più lunghi.I pazienti possono prevenire o ridurre tali reazioni seguendo poche sem- plici raccomandazioni: - evitare l’esposizione diretta e prolungata alla luce sola- re, anche quando il cielo è velato, e alle lampade a rag- gi ultravioletti, durante il trattamento cutaneo e nel- le due settimane successive all’interruzione; - utilizzare indumenti per proteggere dal sole le parti trattate; - lavare accuratamente a lun- go le mani dopo ogni appli- cazione; - se si sviluppa una qualsiasi reazione cutanea dopo l’ap- Rare ed atipiche fratture del femore, effetto dei bisfosfonati Il Comitato per i medicinali per uso umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) ha concluso che le rare fratture atipiche del femore sono un effetto di classe dei bisfosfonati (acido alendronico, clodronico, etidronico, ibandro- nico, neridronico, pamidronico, risedronico, tiludronico e acido zoledronico), con- cludendo che i loro benefici nel trattamento e prevenzione delle malattie delle ossa continuano a superare i rischi, ma che si deve aggiungere un’avvertenza del rischio di fratture atipiche del femore alle informazioni del prodotto di tutti i medicinali contenenti bisfosfonati e autorizzati nell’UE. L’avvertenza era già stata inclusa, nel 2008, nelle informazioni del prodotto per i medicinali contenenti alendronato in tutta Europa, a seguito di una revisione del Pharmacovigilance Working Party del CHMP. Sarà adesso estesa a tutta la classe dei bisfosfonati. I medici prescrittori di medicinali contenenti bisfosfonati devono essere consapevoli che le fratture atipi- che del femore possono raramente verificarsi. Se si sospetta una frattura atipica in una gamba anche l’altra deve essere esaminata. I medici che prescrivono questi farmaci per l’osteoporosi devono riesaminare periodicamente la necessità di conti- nuare il trattamento, soprattutto dopo cinque anni o più di terapia. I pazienti che stanno assumendo medicinali contenenti bisfosfonati devono essere consapevoli del rischio di questa frattura atipica del femore. Devono contattare il medico se hanno qualsiasi dolore, debolezza o fastidio all’anca, alla coscia o all’inguine, in quanto potrebbe essere un segnale di una possibile frattura. Ai titolari dell’autorizzazione all’immissione in commercio dei medicinali contenenti bisfosfonati è stato chiesto di monitorare questa problematica e, se il loro farmaco è indicato per l’osteoporosi, di effettuare studi clinici per determinare la durata ottimale del trattamento, poi- ché queste fratture sono particolarmente associate all’uso a lungo termine. plicazione, interrompere il trattamento e rivolgersi al medico curante; - non usare il ketoprofe- ne topico sotto bendaggio occlusivo. Il Comitato per i Medici- nali per Uso Umano (CHMP) dell’Agenzia Europea dei Medi- cinali (EMA) ha stabilito inoltre che tutti i farmaci per uso topi- co a base di ketoprofene devono essere dispensati solo dietro pre- sentazione della ricetta medica. I microbi minacciano la salute dei pazienti ortodontici Batteri di stafilococco, come quelli in foto, sono stati trovati in numerosi ancoraggi ortodontici. Lunghe maratone in sala operatoria, piegati sul paziente, ed ecco che la schiena del chirurgo fa “crack”. Uno scenario condiviso anche dal 50% dei dentisti, costretto a rotazioni e inclinazioni oblique della colonna vertebrale per operare all’interno del- la bocca. “La metà degli odontoiatri italiani – rivela ad Adnkronos Salute Gianfranco Prada, presidente Andi – ha problemi collegati ad una cattiva postura sul lavoro”. Un fenomeno che colpisce spesso i pro- fessionisti del bisturi, confermato anche da Mauri- zio Ripani, docente di Anatomia presso l’Università “Foro Italico” di Roma: “I dentisti registrano proble- mi cervicali, alla zona dorso-lombare e sono colpiti da irradiazioni dolorose dovute alle posizioni oblique che mantengono piegati sul pazienti durante l’inter- vento. Inoltre, possono arrivare ad avere formicolii e ridotta sensibilità nelle mani”. Per i chirurghi, invece, il rischio è l’ipercifosi dor- sale, meglio conosciuta come “gobba”. “I maghi del bisturi – avverte Ripani – possono sviluppare, in casi estremi, una gobba perché, al contrario dei dentisti, hanno un impatto sulle zone dorsali più massiccio, dovuto alla lunghezza del- le operazioni”. “Ore in piedi, costretti a rotazioni e allungamenti per lavorare sul paziente – avverte Ripani – possono causare forti dolori e infiamma- zioni alla cervicale e alla colonna vertebrale degli specialisti, con dolori e infiammazioni localizzate. E la soluzione non sempre è farmacologica. Il segreto, ben più naturale, è nello stretching e in una buona respirazione prima di mettersi a lavoro”. Dello stesso avviso è il presidente dell’Andi: “Solo da circa 5 anni, con la comparsa di sgabelli ‘ad hoc’ alti e regolabili – prosegue Prada – gli odontoiatri hanno finalmente la possibilità di operare nel cavo orale dei pazienti da seduti. Una soluzione che ha fatto diminuire l’impatto di questi dolori muscolari”. Ripani e Prada concordano, nel caso di odontoiatri e chirurghi, sulla pericolosità di questa vera e pro- pria malattia professionale: “Questi operatori, senza differenze di età – spiega il primo – possono arriva- re a sviluppare un dolore cronico nelle zone colpite. Una patologia professionale, che spesso li costringe a interrompere anche per mesi l’attività di sala ope- ratoria per dedicarsi alle cure”. Per il secondo, “può accadere, in casi molto gravi, che i colleghi siano costretti a diminuire gli inter- venti che superano la mezz’ora. Un bel danno, anche economico”. Le soluzioni, secondo i due esperti, non sempre arrivano dalla farmacia: “Stretching e gin- nastica – avverte il docente di Anatomia – anche prima di mettersi a lavoro, possono sciogliere dallo stress e irrobustire la muscolatura del collo e della schiena. Gli antidolorifici, invece, fanno passare il dolore. Ma non curano le cause”. Alternare le posizioni durante il lavoro è l’altra strada indicata dal presidente Andi: “Mai rimane- re per troppo tempo nella stessa posizione, cosa che invece può capitare quando si svolgono interventi di chirurgia odontostomatologica di oltre un’ora”. Secondo Prada, la soluzione per il dentista affaticato dalla cervicale, oltre a quella di fare piccole pause e non rimaneretroppoingessato,è diinventarsirime- di fai da te. “Al limite – prosegue – seguire l’esem- pio di qualche collega che ha attrezzato il suo studio con una barra a cui si appende per distendere e defa- ticare la schiena prima di dedicarsi al paziente”. Infine, sottolinea Ripani, “imparare a respirare in maniera corretta può allentare il nervosismo e lo stress, una della cause troppe volte sottovaluta- te dell’indurimento muscolare”. Per chi ha ritmi di lavoro frenetici, con estenuanti interventi in sala operatoria e la responsabilità di vite umane nelle proprie mani, “saper gestire e controllare lo stress anche con un respiro consapevole – conclude – ha effetti positivi sulla mente e sul fisico”. Fonte: Adnkronos Salute Mal di schiena, uno sgradito compagno di lavoro per molti chirurghi e dentisti Londra, GB / Lipsia, Ger- mania: Gli scienziati del Regno Unito affermano che gli ancoraggi ortodontici, se non adeguatamente puliti, sono una potenziale fonte di microbi dannosi. In una serie di test condotti presso l’UCL Eastman Dental Institute di Londra almeno il 50% di tutti gli ancoraggi testati contengo- no micro-organismi di alcune specie di Candida e Staphylo- coccus, compreso l’MRSA, un batterio molto resistente ai farmaci che può essere fatale per quei pazienti che hanno un sistema immunitario com- promesso. Il lievito della Candida, che si trova sulla pelle umana e in altre zone, può anche causare infezioni. Tra le altre condi- zioni, è stata associata a can- didosi orale, una condizione spesso correlata alle protesi dentarie inadatte. Normalmente non si verifi- cano entrambe le specie nella cavità orale. I ricercatori hanno dichiara- to che l’alto numero di batteri nocivi presenti negli ancorag- gi è probabilmente il risultato di una scarsa pulizia, la quale consente ai microbi di costru- ire un biofilm resistente e di diffondere ad altre aree del cavo orale come l’interno delle guance e della lingua. Hanno aggiunto inoltre che il potenziale di trasmissione è elevato, in quanto gli anco- raggi vengono spesso rimossi e sostituiti direttamente dalla persona che lo usa. Essi raccomandano agli utenti di lavarsi accuratamen- te le mani prima e dopo aver inserito gli ancoraggi. Una corretta igiene dentale attra- verso lo spazzolamento dei denti e l’uso di colluttorio aiu- ta anche a mantenere i batteri nocivi lontani dalla bocca. Daniel Zimmermann, DTI