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Dental Tribune Italian Edition

8 Italian EditionAnno VII n. 6 - Giugno 2011 Medicina Legale ORTODONZIA e IMPLANTOLOGIA • info@leone.it • www.leone.it PP10/13-IT Mediazione in odontoiatria Opinioni a confronto DT pagina 1 Se, con la mediazione, riuscia- mo a smaltire le cause e a ridurre il numero di quelle che approda- no in tribunale, potremmo pareg- giare il bilancio della giustizia”. Secondo l’OUA, Organismo Uni- tario dell’Avvocatura, la media- zione obbligatoria inciderà su oltre mezzo milione di cause. Cosa ne pensano gli addetti ai lavori? Raccogliendo i commenti apparsi di recente sulle riviste del settore e sul web appare chiara la varietà e divergenza di pareri. Riportiamo di seguito le opinioni del mondo odontoiatrico, medico- legale, universitario, sindacale, di categoria, legale e assicurativo. Secondo Fabrizio Montagna, presidente Società italiana di Odontoiatria legale e assicurativa (Siola), le energie impiegate nella procedura di mediazione “a fron- te di numerose sedute, non danno soddisfazione per una naturale rissosità nazionale, per i numeri statistici ed economici flebili e perché in contraddizione con la sociologia del lavoro delle profes- sioni, il cui ruolo è detenere cono- scenze convertibili in vantaggio economico (principio in questo territorio inesistente). In buona sostanza, ritengo che l’entrata in vigore dell’istituto sia una meri- toria istituzione giuridica, che lascerà sostanzialmente inalterati i numeri e i percorsi giudiziari del futuro, in quanto avversato dalla professione medica e giuridica”. Paolo Monestiroli, odontosto- matologo e titolare di Medicina legale presso il San Raffaele di Milano ritiene che la procedura “potrà generare, se ben sfruttata, vantaggi per il cittadino e per la professione odontoiatrica. Proprio nelle parti è insita la volontà o la possibilità di giungere a un accor- do, che il più delle volte non ha avuto un esito positivo per risvolti non transattivi dovuti a divergen- ze di vedute sulla valutazione di pochi punti in percentuale […]; non bisognerà però tralasciare i valori umani di ogni individuo, che potrebbero, in ogni istante del percorso conciliativo, stravol- gerne il risultato”. Secondo Marco Scarpelli, odontologo forense, vi sono mol- te zone d’ombra: “Ritengo mol- to difficile giudicare, a priori, se la mediazione risulterà efficace per gestire o per ridurre i tempi del contenzioso in odontoiatria. Non mi sembra uno strumento adatto a diminuire, in origine, il contenzioso, ma piuttosto, nelle intenzioni, a limitarne la durata e, quindi, abbatterne tempi e rela- tivi costi economici e di stress. In ogni caso rimango scettico e, per quanto ho potuto comprendere delle modalità attuative, risul- tano ancora ampie zone d’ombra e aspetti da chiarire”. Scarpelli ritiene inoltre che la professione medica e odontoiatrica debbano dotarsi “di meccanismi automa- tici di gestione del contenzioso a fini conciliativi”. Il parere di Pao- loArbarello,direttoredell’Istituto diMedicinalegaledell’Università “Sapienza” di Roma e presidente della Società italiana di Medici- na legale (Simla), la mediazione “servirà solo nei casi più grosso- lani […]; non ritengo che riuscirà a risolvere i casi di contenzioso. A meno che non siano manife- stamente pretestuosi. Quando c’è realmente un problema di dan- no da accertare non possono che intervenire dei tecnici, il medico legale diventa indispensabile”. Secondo Giovanni Cannavò, pre- sidente dell’associazione medico- giuridica “Melchiorre Gioia”, è “un meccanismo che va speri- mentato […]; la mediazione rap- presenta senza dubbio un nuovo strumento e una nuova sfida per cercare una soluzione ai conflitti in un settore così delicato come quello della responsabilità medi- ca. Siamo quindi tutti chiamati, oggi, a fare un sforzo mentale per superare l’ottica avversariale – tipica del contenzioso – e spe- rimentare una nuova strada. La mediazione infatti – diversamen- te dal processo civile – è uno stru- mento che permette di risolvere un possibile conflitto attraverso la riconciliazione degli interessi delle parti. Più esattamente, in mediazione – pur non prescin- dendo dagli aspetti giuridici del conflitto e dal potere che le parti hanno –, si cerca la possibile solu- zione facendo emergere, e dando quindi valore e rilevanza, anche agli interessi delle parti stesse. Gli Ordini e i Sindacati La Federazione Nazionale degli Ordini professionali (Fnom- ceo) secondo le affermazioni di Gabriele Peperoni, segretario del- la Federazione e delegato per la materia,punta“all’uniformitàsul territorio; un regolamento valido su tutto il territorio e un’intesa con il Consiglio nazionale foren- se (CNF), in modo che gli Omceo interessati possano accreditarsi come Organismi di mediazione, nonché un corso unico di forma- zione per preparare i conciliatori sulle tematiche della sanità, dal risk management ai danni biolo- gici e alla deontologia. L’intenzio- ne è arrivare al riconoscimento in capo al medico della funzione di mediazione che gli è propria. Pen- siamo ai casi di danno biologico, in cui solo questa figura può dare una risposta”. “Mi sembra una buona cosa, afferma Salvatore Rampulla, Segretario generale Aio. Lo spiri- to con cui è stata promossa questa legge è stato ridurre l’affollamen- to del contenzioso presso il tribu- nale. È evidente che, se una lite può essere chiusa di fronte a una commissione conciliativa diretta- mente tra professionista e cittadi- no, si crea un alleggerimento del lavoro del tribunale, con un van- taggio per le parti, ma anche per l’amministrazione giudiziaria”. C’è però la preoccupazione che lo strumento, poco costoso e agevo- le, possa invogliare molti cittadi- ni che ritengono di aver subito un danno a citare il proprio dentista. Della stessa opinione è il segre- tario nazionale Andi, Alberto Libero, perché il rischio è che passi l’idea di “un sistema facile e poco costoso per fare causa al medico e si intraprenda questa strada anche quando non ci sono le condizioni per farlo” Libero è comunque “favorevole a tutte le iniziative volte a semplificare e sburocratizzare il contenzio- so medico-paziente” anche se è “impossibile dare oggi un giudi- zio sulla conciliazione obbliga- toria, in quanto, di fatto, non è ancora pienamente operativa”. MoltocriticoappareloSMI,sin- dacato dei medici italiani. “Dalla padella alla brace” – afferma Sal- vo Calì, segretario generale – “in piena esplosione di denunce per la cosiddetta malasanità, inve- ce di attivare proposte per far funzionare la nostra macchina giudiziaria e stimolare la nascita di Camere di Conciliazione con evidenti profili di professiona- lità, si vara un sistema che vede protagonisti enti pubblici e pri- vati (spesso società di capitali con possibili conflitti di interessi) con mediatori con appena 50 ore di formazione e, spesso, senza alcu- na conoscenza del diritto e delle leggi del nostro Paese. Così, un medico accusato di negligenza si troverà a dover discutere di una mediazione proposta da chi non ha alcuna conoscenza nel campo della responsabilità medica. E se il professionista non dovesse accettare la proposta si troverà trascinato davanti al giudice, con il pregiudizio di aver respinto una mediazione e con il possibile one- re delle spese”. Il mondo legale e assicurativo Silvia Stefanelli, del Foro di Bologna, esperta in diritto sanita- rio, pone l’accento sulle difficoltà pratiche da parte delle strutture pubbliche di gestire il nuovo isti- tuto della mediazione per quanto riguarda la possibilità di mediare da parte di una pubblica ammi- nistrazione e sui possibili profili di responsabilità amministrativa del funzionario che partecipando alla mediazione decida di accetta- re un accordo conciliativo impe- gnando in questo modo l’ente ospedaliero. Nel caso che “l’Asl o l’ospedale ritenessero non sussi- stere alcun profilo di colpevolez- za, la scelta di mediare magari versando denaro non dovuto al paziente potrebbe effettivamente configurare una responsabilità in capo al funzionario pubblico. Ove invece – anche in base agli accertamenti interni o a quelli svolti nel corso della mediazione o comunque per lo stato dei fatti o della documentazione – emerges- sero profili di responsabilità della struttura, senza dubbio in questo caso si aprirebbe uno spazio di discrezionalità per il funziona- rio”. Il giudizio di Vittorio Ver- done, direttore Ania, è alquanto critico, rilevando diversi nei del- la procedura: “In primo luogo la questione dell’obbligatorietà: le conciliazioni sono negoziazio- ni con una grande componente cooperativa; serve una volontà di accordo bilaterale. Secondo punto critico è l’unilateralità della scel- ta dell’organismo: una delle due parti subisce la scelta dell’altro; chi parte prima vince. L’aspetto più grave è che la disciplina non ha previsto l’obbligo di specializ- zazione: ci sono 160 organismi ai nastri di partenza i cui regola- menti non prevedono elenchi di operatori specializzati”. La nostra opinione Come ogni nuova procedura, particolarmente in un campo così delicato quale quello delle contro- versie in ambito sanitario, appare ovvio e scontato che si renderan- no necessari degli aggiustamenti e che la novità che deve essere testata sul campo. Certamente è una procedura che non può appli- carsi con successo in tutte le fat- tispecie, ma la nostra posizione è decisamente favorevole. Ritrovia- mo numerosi elementi di conver- genzaconlaposizionediCannavò e riteniamo che nel corso della procedura si possono realizzare, quale la ripresa della comunica- zione tra le parti, che nelle aule di tribunalenonsiriescequasimaia conseguire. Nel corso della proce- dura vi è più spazio ovvero mag- giore possibilità di far emergere dei fattori emotivi quasi sempre non evidenziati in modo esplicito e che in alcuni casi, per il pazien- te leso, possono essere addirittura più importanti, o quantomeno altrettanto importanti, di quelli economici.Unaspettocertamente fondamentale, da pianificare con attenzione, è quello della forma- zione dei mediatori che, partendo dalla imprescindibile conoscenza tecnica della materia medica e medico-legale, devono necessa- riamente acquisire una mentalità neutrale (non orientata alla clas- sica antinomia torto-ragione), svi- luppare le abilità di negoziazione, dedicaremaggioreattenzionealla comunicazione e all’ascolto. Dalla combinazione di que- sti nuovi elementi, con la gui- da di un mediatore preparato e disponibile, si potranno adottare soluzioni creative non possibi- li da realizzare con la procedura ordinaria; anche operando delle concessioni rispetto alla propria proposta originaria. Ipotesi prati- che di soluzione che partendo dai bisogni reali delle parti riescano a soddisfarli in un modo più globa- le, non solo economico. In sintesi, il nostro pensiero è magistralmenteriassuntodaque- sta famosa affermazione: “Sco- raggia la lite. Favorisci l’accordo ogni volta che puoi. Mostra come l’apparente vincitore sia spesso un reale sconfitto… in onorari, spese e perdite di tempo” (Abraham Lin- coln). Mario Aversa Odontoiatra, Medico-legale, Salerno - www.odontolex.it