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Dental Tribune Italian Edition

18 Speciale Italian EditionAnno IV n. 2 - Luglio-Agosto 2011 FDI-Mexico-ADA-A4-AD.indd 1 11/04/2011 13:22:37 Protocolli Operativi Clinici per il trattamento dell’Alitosi Gianna Maria Nardi*, Andrea Lofano** *Ricercatore Dipartimento Scienze Odontostomatologiche e Maxillo Facciali - Direttore: Prof. A. Polimeni **Odontoiatra L’alitosi, o alito cattivo (bad breath), è un’affezione comune intesa come odore sgradevole dell’aria emessa dal cavo orale. Esistono poche ricerche epidemiologiche riguardanti l’alitosi, ma è stato stimato che ne soffra una percentuale della popo- lazione che varia dal 20 al 40%(1,2) . Nel 90% dei casi l’alito cattivo ori- gina dalla cavità orale: uno studio multidisciplinare ha confermato tale risultato riportando che l’87% delle cau- se è di natura intraorale, l’8% di origine otorinolaringoiatrica, l’1% attribuibile a disturbi gastroenterici e, infine, il restan- te 4% riconducibile ad altri distretti o di origine sconosciuta(3) . L’alitosi può, dunque, essere sia un’enti- tà parafisiologica o patologica a se stante sia un sintomo o segno di patologie extra- orali o sistemiche. Classificazione Alitosi Transitoria o Fisiologica L’alito cattivo è presente solo in alcu- ni momenti della giornata, responsivo all’igiene orale in maniera immediata. Non è possibile associare una patologia specifica come causa del cattivo odore. Esempi concreti possono essere l’alito mattutino, così come l’alitosi che si svi- luppa quando si discute per molto tempo: situazioni che condividono la stessa ezio- logia, cioè la secchezza orale, fattore deci- sivo per l’instaurarsi del cattivo odore. Alitosi associata ad alimenti, tabacco o alcolici. Alitosi correlata a prolungati periodi di digiuno. Alitosi correlata con patina linguale non modificata da altre patologie. Alitosi Patologica L’alitosi patologica può a sua volta esse- re suddivisa in base all’origine in orale o extraorale. In entrambi i casi è possibile associare una patologia o un’alterazione dei tessuti come causa del cattivo odore. L’eziologia dell’alitosi orale è da ricer- care nei composti sulfurei volatili (comu- nemente chiamati VSC), provenienti dalla degradazione batterica di alcune proteine(4) . I batteri gram-negativi anae- robi che metabolizzano le proteine pro- ducono composti gassosi contenenti zolfo, che emanano odori sgradevoli anche a basse concentrazioni; tali molecole sono il metil-mercaptano, il dimetilsolfuro e l’acido solfidrico. Esistono altri compo- nenti, oltre ai VSC, contenuti nella saliva che possono emanare cattivo odore; tra i più importanti si possono citare le diami- ne (putrescina, cadaverina). Sia le diamine sia i VSC vengono perce- pite in forma volatile e per questo motivo, fino a quando rimangono disciolte nella saliva, non sono espresse. La produzione e la conversione di questi composti sulfu- rei dipendono da fattori locali multipli, più precisamente il pH salivare, ridotto tenore di ossigeno (proporzionato alla quantità di saliva prodotta), il substrato disponibile per il metabolismo batteri- co e, inoltre, una elevata concentrazione batterica. Si è osservato che la saliva dei pazienti affetti da malattia parodontale produ- ce VSC più velocemente e intensamen- te. Inoltre, i VSC prodotti dai substrati dell’aminoacido della cisteina presentano un’alta concentrazione di solfuro di idro- geno, mentre i VSC prodotti dai substrati della metionina presentano un’alta con- centrazione di metilmercaptano (o mer- captano metilico). È stato dimostrato che nei soggetti affetti da parodontite i livelli di VSC erano fino ad otto volte superiori rispetto a soggetti sani, che la quantità di VSC è correlata alla profondità delle tasche parodontali e che il 60% delle VSC origina dal dorso della lingua(5) . Degno di nota è anche il meccanismo attraverso il quale il rapporto tra VSC e parodontite è biunivoco; i composti solforati, infatti, non solo sono prodotti in quantità mag- giori in parodontite, ma essi stessi inci- dono sullo stato della malattia; le VSC inducono la produzione di collagenasi e di interleuchina-1 promuovendo, di fatto, la disgregazione connettivale tipica della parodontite(6) . Cause orali: - Patina linguale con modificazioni derivanti da altre patologie - Malattia parodontale - Xerostomia - Gengivite necrotizzante - Xerostomia - Infezioni orali - Cancro orale - Ascessi dentali - Lingua fissurata - Protesi totali - Restauri protesici incongrui Cause extra-orali: - Affezioni rinosinusali - Patologie gastroenteriche - Epatopatie - Nefropatie - Patologie polmonari - Trimetilaminuria - Farmaci: antiipertensivi, antidepres- sivi - Alterazioni ormonali ed endocrine Alitosi Immaginaria o Alitofobia L’alitosi immaginaria sembra più comune di quanto non appaia in lettera- tura, ricordando in alcuni casi la sindro- me socio fobica(7) . Il gruppo di ricerca del prof. Rosen- berg ha condotto un’indagine sugli aspetti psicosomatici dell’alitosi, laddove entrano in gioco componenti emotive e non solo cognitive, come per ogni altro tipo di percezione(8) . Associando la valu- tazione parodontale a quella psicologica mediante questionario per la rilevazio- ne dei sintomi psicopatologici, si è visto che nei 38 soggetti dello studio (il 66% di sesso femminile - età media 43 anni), la valutazione soggettiva dell’alitosi era significativamente più grave di quan- to oggettivamente rilevabile, e non si correlava con la situazione parodontale. Bisogna, comunque, tener presente che il paziente è facilmente portato a sovrasti- mare l’entità dell’alitosi, forse a causa del disagio che esso provoca nelle relazioni interpersonali. Trattando i pazienti per la cura pro- fessionale dei disturbi dell’alito, i denti- sti devono essere preparati a elaborare un’adeguata diagnosi differenziale. Visto che esistono apparecchiature scientifica- mente testate per la rilevazione dei VSC, quando questi valori non sono rilevabili nelle soglie di trattamento siamo dinanzi ad un problema di carattere psicologico. Diagnosi Un corretto e completo iter diagnosti- co, tenendo presente la molteplicità delle cause per l’alitosi, dovrebbe essere com- posto da: - colloquio anamnestico: indagare sul disturbo principale (nozione di alitosi, caratteristiche del disturbo, abitudini alimentari e/o voluttuarie, igiene orale domiciliare); anamnesi patologica medica e dentale. - esame clinico orale: livello di igie- ne orale; status parodontale; fattori locali di accumulo della placca bat- terica; ispezione e palpazione dei tes- suti molli; valutazione della patina linguale. - misurazione dell’alitosi: i tre princi- pali metodi per analizzare i livelli dell’alitosi sono la valutazione orga- nolettica, la gascromatografia e il sensore di composti solforati (Hali- meterTM )(9,10) . Il test organolettico si basa sulla per- cezione del cattivo odore del soggetto da parte di un esaminatore. Esistono diversi test applicabili, ma in tutti i casi l’esami- natore deve assegnare un valore al cat- tivo odore emesso dal paziente seguendo delle scale di misurazione. I più comuni test sono il “county to twenty”, il “wrick lick test”, lo “spoon test” e infine il “floss test”. L’Interscan ha sviluppato uno stru- mento clinico standard chiamato Hali- meter in grado di rilevare e misurare i VSC presenti nella bocca. Questo stru- mento è diventato un vero e proprio sup- porto diagnostico per migliaia di dentisti e centinaia di cliniche specializzate per il trattamento dei disturbi dell’alito, è basa- to su tecnologie all’avanguardia e risulta molto affidabile. Tale apparecchio (por- tatile) è munito di un tubo, all’estremità delqualesiapplicaunacannulamonouso: se si espira l’aria all’interno della cannu- la, un sofisticato sensore rileva i composti sulfurei presenti nella bocca. L’Interscan è specializzata nel produrre strumenti di rilevazione di gas di tutti i tipi anche per i programmi spaziali per la NASA. Cor- relando bene con le valutazioni organo- lettiche, Halimeter permette di rilevare i VSC in maniera molto accurata. Halimeter offre al clinico numerosi vantaggi, sia in fase diagnostica sia in fase di trattamento; è di ausilio per una valutazione oggettiva e ripetibile dei valori dei VSC, risultando utile per for- mulare la diagnosi discernendo tra alito- si orale ed alitofobia, è uno strumento di motivazione per il paziente poiché con- sente di monitorare i cambiamenti della qualità dell’alito durante la terapia con parametri oggettivi. La valutazione va fatta con una atten- ta analisi medica dentale e persona- le per intercettare eventuali influenze sistemiche, effetti collaterali di farmaci che possano indurre a effetti collaterali, tabagismo, abitudini alimentari. HT pagina 19