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Dental Tribune Italian Edition

6 Italian EditionAnno VII n. 7+8 - Luglio-Agosto 2011 Studi & Ricerche Dr. Alfonso Baruffaldi Dr. Mario Beretta Piacenza, 20-22 ottobre 2011 Corso su carico immediato e tecniche rigenerative per l’ottimizzazione dell’aspetto estetico delle riabilitazioni implantoprotesiche. QUALITY. SERVICE. CONTINUOUS EDUCATION. 20 OTTOBRE SESSIONE TEORICO-PRATICA 8.30-18.30 Focus su carico immediato Parte teorica 8.30-13.00 • basi scientifiche del carico immediato; • studio del caso clinico; • indagini radiografiche; • ausilio del software per la pianificazione chirurgica; • dima diagnostica/chirurgica. Parte pratica 14.00-18.30 • tecnica chirurgica; • tecniche protesiche: il carico immediato nel dente singolo; il carico immediato nelle edentulie parziali; il carico immediato nelle edentulie totali; • live-surgery su paziente; realizzazione e messa in opera della protesi provvisoria. 21 OTTOBRE SESSIONE TEORICA 8.30-18.00 Opzioni di trattamento nelle zone estetiche: • concetti per una estetica ottimale; • difetti ossei nelle zone estetiche; • deficit ossei e loro classificazione; • predicibilità delle procedure di aumento; • il ruolo dell’osso autologo nelle procedure di aumento; • il ruolo dei tessuti molli nelle procedure di aumento; • il ruolo delle membrane nelle procedure di aumento. Classificazione delle opzioni di trattamento: cosa scegliere in base al caso: • inserimento implantare immediato; • inserimento implantare differito; • inserimento implantare tardivo; • utilizzo di procedure di aumento prima o in concomitanza dell’in- serimento implantare; • procedura in un’unica fase o approccio in più tempi. Trattamento dei tessuti molli durante la fase di riabili- tazione protesica: • seconda fase - trattamento dei tessuti molli; • trattamento dei tessuti molli con i provvisori e con i definitivi; • protesi definitiva; • cenni sulla chirurgia piezoelettrica. 22 OTTOBRE SESSIONE PRATICA 8.30-14.00 Workshop su testa di maiale: • inserimento implantare immediato in alveolo postestrattivo o in presenza di difetto osseo; • utilizzo e applicazione di osso e/o materiali osteosostitutivi, fissaggio di membrane; • incremento/miglioramento della situazione tramite innesti di tessuto molle; • utilizzo dello strumento piezoelettrico in chirurgia rigenerativa endorale. CORSO TEORICO-PRATICO AVANZATO CON LIVE-SURGERY E WORKSHOP SU TESTA DI MAIALE Segreteria Organizzativa: Arseducandi Srl V.le G.Galeazzo, 3 - 20136 Milano Tel. 02/58189242 - Fax 02/8373448 Per informazioni sul corso contattare: Guido Savoia Tel. 320/1799838. I denti nella ricerca antropologica e paleopatologica Un insostituibile archivio biologico di informazioni Con questo servizio prende il via una serie di articoli di paleoanatomopatologia odontostomatologica a cura di Ezio Fulcheri, docente nelle Università di Genova e Torino. L’Antropologia studia l’Uomo nella sua natura di specie zoolo- gica, riservando molta attenzione alla descrizione delle caratteri- stiche genetiche e fisiche proprie della specie umana e delle spe- cie filogeneticamente più vicine. Lo scopo è quello di giungere ad una sintesi naturalistica dei dati utile per definire la posizio- ne dell’Uomo nella sistematica zoologica e descrivere i processi macro e micro evolutivi alla base dell’evoluzione umana; l’approc- cio naturalistico allo studio della nostra specie permette, inoltre, di delineare il profilo biologi- co e culturale delle popolazioni attuali e del passato, in relazione all’adattamento all’ambiente, sia esso naturale che artificiale. Ai fini della ricostruzione globale della storia biologi- ca dell’Uomo, l’Antropologia si avvale anche della paleopatolo- gia, scienza che studia le malat- tie del passato attraverso l’esame dei resti umani antichi. Tale disciplina, mantenendo strette relazioni culturali con la storia della medicina e con l’archeo- logia ha nel tempo assunto una propria identità come disciplina di sintesi tra gli aspetti naturali- stici e medici. Tra gli elementi che vengono presi in considerazione nello stu- dio della storia naturale dell’Uo- mo, i denti sono considerati un insostituibile archivio biologico di informazioni sulle abitudini di vita, strategie di sussistenza, stato di salute/malattia, tratti culturali, oltre che sugli aspet- ti ereditari ed evolutivi in sen- so stretto. I motivi del notevole interesse antropologico e paleo- patologico dei denti sono mol- teplici. Innanzitutto, composti per la massima parte da tessu- to mineralizzato, i denti sono la porzione dello scheletro che meglio resiste al tempo, anche a distanza di milioni di anni. Questa peculiarità permette di affrontare lo studio antropologi- co in senso diacronico e, quindi, di trarre informazioni utili sia dall’analisi dei resti scheletrici provenienti da scavi archeologici di epoche preistoriche, protosto- riche e storiche, sia dallo studio dei fossili dei nostri più lontani antenati. Inoltre, poiché i tempi e le sequenze di calcificazione ed eruzione dei denti, pur con un certo margine di variabilità, sono rimasti sufficientemente costanti dalla comparsa dell’Ho- mo sapiens ad oggi, è possibile fornire valutazioni paleodemo- grafiche (età biologica alla mor- te) dall’analisi dei resti dentari di soggetti giovanili e infantili pro- venienti da scavi archeologici. Un altro aspetto che sottolinea l’interesse antropologico e paleo- patologico dei denti è che la loro Fig. 1 - Alba (AT), Cattedrale. Epoca Medioevale. Ottimo stato di conservazione e completezza. Cranio visto di norma laterale destra. L’emiarcata dentaria superiore ed inferiore sono ben conservate. Si reperta una perdita in tra vitam del primo molare superiore con discreto riassorbimento osseo e la perdita post mortem dei due incisi inferiori. Discreto e diffuso deposito di tartaro e reazione ossea al colletto indicativa di paraodontopatia cronica. Fig. 2 - Cranio visto di norma laterale sinistra. L’emiarcata dentaria superiore ed inferiore sono ben conservate. Si reperta una vistosa retrazione alveolare a carico del secondo e terzo molare superiore cui è contigua una perforazione ossea della porzione alveolare del mascellare in corrispondenza dell’apice della radice del primo molare superiore esito di un granuloma. Si noti la perdita post mortem del canino inferiore e la netta usura armonica dei molari inferiori. Analogamente a quanto osservato a carico dell’emiarcata destra, è presente discreto e diffuso deposito di tartaro e reazione ossea al colletto indicativa di paraodontopatia cronica. morfologia è determinata geneti- camente e, al termine dell’odon- togenesi, non cambia più nel corso della vita dell’individuo, se non relativamente all’altezza delle corone, che si abbassano con l’usura. I denti, quindi, sono uno strumento valido per sta- bilire relazioni di tipo sistema- tico e filogenetico tra le diverse specie di Primati e, nell’ambito della stessa specie, tra le diverse popolazioni. In quanto elementi attivi della masticazione, i denti presentano inoltre marcatori ben definiti (carie, tartaro, usura ali- mentare) che assumono un ruolo importante nella ricostruzione delle abitudini alimentari. A tal riguardo, sono oggetto di grande interesse le relazioni tra usura dentaria e alimentazione. In par- ticolare,sonoincontinuosviluppo gli studi sulle microconfigura- zioni di usura (abrasioni, solchi, cavità) in relazione al tipo di die- ta “dura” o “morbida” e al con- sumo di cibi animali o vegetali. Infine, i patterns di usura indotti dall’uso non alimentare dei den- ti, come per esempio l’abitudine a trattenere con i denti utensili o altri oggetti di uso quotidiano, forniscono indicazioni sulle atti- vità funzionali e lavorative (con- fezione di canestri, reti da pesca, cordami e trattamento di pelli animali). Anche le modificazio- ni intenzionali con significato rituale o estetico, come la lima- tura, la scalfittura, la decorazio- ne, la mutilazione o l’avulsione sono tra le pratiche intenzionali meglio note a livello etnologico. In generale, i caratteri in gra- do di fornire informazioni utili sono: la morfologia della corona (numero, disposizione e sviluppo delle cuspidi) e della parte radi- cale; le anomalie di numero, for- ma, posizione, volume; il grado e il tipo di usura e microusura; le alterazioni di sviluppo dello smalto (ipoplasia); le agenesie e altre anomalie congenite; le patologie acquisite a carico dei denti e dell’osso (carie, parodon- topatie, osteiti, perdite intravi- tam, riassorbimenti e retrazioni alveolari); la presenza di depositi mineralizzati (tartaro); le lesioni patologiche dell’apparato masti- catorio (malocclusioni, artropatie condilo-mandibolari). I metodi di studio sono vari e comprendono osservazio- ni macroscopiche, condotte in modo diretto o con l’ausilio di strumentazioni in uso in dia- gnostica medica (RX, CT scan), osservazioni microscopiche (ste- reo microscopio, microscopio ottico ed elettronico) e analisi molecolari. In particolare, le più recenti evoluzioni delle tecniche della genetica molecolare appli- cate ai reperti umani antichi permettono di isolare residui di materiale genetico dalla camera pulpare dove la possibilità di con- taminazione con DNA moderno è estremamente limitata. Per concludere questo breve excursus sull’uso dei denti nella ricerca antropologica e paleopa- tologica, riteniamo importante sottolineare l’aspetto di interdi- sciplinarietà che caratterizza la ricerca. Infatti, solo una rete di comunicazione tra diverse cul- ture, sperimentali e umanisti- che, può contribuire allo studio dell’uomo nella sua dimensione biologica e culturale. Per gli aspetti paleopatologi- ci si tratta poi non di una storia della medicina, ma di una vera e propria storia delle malattie attraverso le varie epoche e nei differenti contesti geografici. In campo odontostomatologico cer- cheremo nei prossimi contributi di presentare una galleria di qua- dri e di lesioni semplici ma che si presentano con aspetti eclatanti e morfologia pura, non modulata o limitata da interventi di cura o terapie. Rosa Boano, Università di Torino - Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo Ezio Fulcheri, Università di Genova - DI.SC. Sezione di Anatomia Patologica La bibliografia è disponibile presso l’Editore.